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E gli avrebbe parlato anche delle lamentele di Paolo Berlusconi dopo le puntate con Baiardo. L'editore smentisce

Si aggiunge un nuovo capitolo sul cosiddetto "caso Giletti", con la chiusura del programma "Non è l'Arena", che andava in onda su La7, anticipata prima del tempo. E' un fatto noto che la Procura di Firenze, rappresentata dai magistrati Luca Turco, Luca Tescaroli e Lorenzo Gestri, hanno riaperto il fascicolo sui mandanti esterni delle stragi del 1993, ipotizzando un ruolo di Marcello Dell'Utri e Silvio Berlusconi (oggi deceduto per cui si profila l'archiviazione). Giletti è stato sentito più volte dai magistrati su quanto gli fu riferito da Salvatore Baiardo, l'ex favoreggiatore della latitanza dei boss Giuseppe e Filippo Graviano, in merito all'esistenza di una fotografia in cui proprio Giuseppe Graviano sarebbe stato in compagnia di Silvio Berlusconi ed il Generale Francesco Delfino.
Ed è altrettanto noto che, allo stato, nonostante le ricerche e le perquisizioni al momento quello scatto, che Giletti avrebbe visto di sfuggita e da lontano, non è ancora stato trovato. 
Guardando al periodo in cui il programma fu chiuso, a quanto, pare, sarebbe emerso un nuovo elemento che non può passare inosservato e questa mattina ne hanno dato notizia tanto Il Fatto Quotidiano quanto La Repubblica.
A quanto pare Urbano Cairo, intorno al 20 marzo, ovvero nel periodo in cui Giletti si occupava del rapporto mafia-politica nelle sue trasmissioni, avrebbe chiesto al conduttore di incontrare l'ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (oggi deceduto) per far capire al Cavaliere che non ce l’aveva con lui. 
Il mese prima, invece, sempre l'editore di La7 avrebbe fatto sapere che Paolo Berlusconi lo aveva chiamato per lamentarsi della trasmissione in cui era stato ospite in studio Salvatore Baiardo che, in diretta tv, parla proprio di un incontro con il fratello dell'ex Premier. 
Per quanto riguarda l'incontro possibile con l'ex Premier Giletti declinò l’invito e, poche settimane dopo il programma venne chiuso.
Una vicenda che aveva lasciato sorpresi lo stesso Giletti ed il suo entourage nel momento che a marzo 2023 erano in corso dei colloqui proprio per rinnovare il contratto del conduttore di La7. 
Non solo. In quel momento la redazione stava lavorando nella preparazione di due puntate "calde", una sul sottosegretario Antonio D’Alì, che sarebbe andata in onda il 16 aprile, e l'altra probabilmente per il 23 aprile, sui temi che per l'appunto riguardavano Berlusconi e Dell’Utri. Ai magistrati Giletti ha raccontato che aveva chiesto “la collaborazione di Marco Lillo” per affrontare il tema. Ed ha anche aggiunto che sicuramente avrebbe trattato Dell’Utri mentre su Berlusconi erano in corso delle riflessioni anche per le condizioni di salute.
La ricostruzione della vicenda è stata ricostruita dopo il deposito dei verbali per l’udienza del Tribunale del Riesame relativa alla richiesta di arresto (respinta dal Gip) contro Baiardo, accusato di calunnia nei confronti di Giletti e di favoreggiamento di Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi.


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Al centro Silvio Berlusconi e a destra Urbano Cairo


Giletti ai pm spiega che l’editore non fece ‘forzature’. Cairo non avrebbe detto ‘devi andare’ ma solo: 'guarda, forse è meglio che lo incontri, che ti vuole vedere perché qualcuno magari dice che tu ce l’hai contro...'. E a quel punto avrebbe risposto: : “Presidente (Cairo, ndr)... non voglio mettermi in una condizione psicologica di... preferisco non incontrarlo". E Cairo avrebbe accettato dicendo una frase tipo: ‘fai bene, glielo dirò, se ritieni così'”.
Cairo, sentito come persona informata sui fatti, però, ha negato totalmente questa versione. Anzi ha affermato che a gennaio sarebbe stato Giletti a chiedergli di parlare con Berlusconi per convincerlo ad andare ospite in una delle sue trasmissioni.
Per i pm ci sono contraddizioni in quello che ha detto a verbale Cairo, su cui sono in corso accertamenti.
Come ricostruito dai quotidiano, dopo le affermazioni dell’editore, i procuratori aggiunti Luca Turco e Luca Tescaroli hanno voluto riconvocare Giletti lo scorso luglio e il giornalista non solo ha riconfermato quanto detto in precedenza sull'incontro di marzo, suggerendo di sentire anche alla propria scorta ("ricordo che in quell’occasione dopo l’incontro con Cairo lo accompagnai con la mia scorta alla stazione, perché era in ritardo"), ma ha anche aggiunto che il ricordo di Cairo è di un episodio diverso. 
"A gennaio - è virgolettato nei quotidiani che riportano il verbale del giornalista- ma anche in precedenza, mi è capitato di chiedere a Cairo di contattare Berlusconi per farlo partecipare a una mia trasmissione. Sarebbe stata un’occasione per lo share della trasmissione, perché la figura di Berlusconi è di grande interesse mediatico, e io glielo dissi, visti i rapporti stretti che c’erano fra loro. Ma la vicenda che ho riferito, collocandola nel marzo del 2023, è vicenda diversa.In quell’occasione Cairo ribadisco che mi chiese si incontrare Berlusconi, e la cosa mi turbò molto. A conferma di quanto vi dico, considerate che ero talmente sorpreso e preoccupato della richiesta, che decisi di confidarmi per chiedergli consiglio al magistrato Nino Di Matteo, che già conoscevo perché aveva partecipato alle mie trasmissioni. Incontrai Di Matteo e gli raccontai questo episodio. Il giorno dopo incontrai in ufficio Emanuela Imparato, la mia capo progetto, a cui raccontai che Cairo mi aveva chiesto di incontrare Berlusconi. Insomma, l’episodio narrato da Cairo è realmente accaduto, ma si colloca in periodo precedente, e in un contesto del tutto diverso. Peraltro, per chiedergli ciò che ha riferito Cairo sarebbe stata sufficiente una telefonata, e non vi era alcuna necessità di un incontro di persona, come invece avvenne in occasione dell’episodio della metà di marzo".
Per approfondire la questione i pm hanno dunque chiamato sia un carabiniere della scorta di Giletti, che avrebbe confermato di aver assistito all’incontro con Cairo, che l’autrice del programma, Emanuela Imparato. 
Quest'ultima ha messo a verbale: "Ricordo nitidamente che Massimo si sedette in una sedia spalle al muro e mi disse: mi ha chiamato Cairo e mi ha detto se vado a un incontro con Berlusconi. L’ho guardato e gli ho chiesto cosa intendesse fare. Mi rispose che non aveva voglia di andarci. Replicai dicendo: fai quello che senti". "Erano i giorni in cui Berlusconi cominciava a non stare bene, se mal non ricordo era già stato ricoverato. Naturalmente, mi chiesi il perché in quel momento giungesse tale richiesta, dopo che avevamo ospitato Baiardo in trasmissione ed era uscito il discorso su Paolo Berlusconi".
Per Cairo, invece, la chiusura sarebbe stata solo sulla base dei "costi e delle perdite" del programma. Ed ha affermato che nei giorni di Pasqua aveva incontrato Gianmarco Mazzi, ex manager del giornalista e adesso sottosegretario alla Cultura: "Gli ho chiesto se potesse venire da me e gli ho detto: 'Guarda Gianmarco, mancano dieci puntate, perdiamo troppi soldi, non vogliamo andare avanti a questo punto perché i costi non si riescono a comprimere e quindi lo chiudiamo qua'. Ho detto semplicemente a Mazzi che, per motivi legati all’eccessiva onerosità e perdite del programma, preferivamo, visto che non intendevamo più andare avanti, visto che i costi non si potevano comprimere, intendevamo chiudere il programma".
La questione dei costi alti sarebbe stata confermata anche da l’ad de "La 7" Marco Ghigliani. Per Ghigliani la trasmissione aveva un saldo negativo tra costi e ricavi di 3-4 milioni annui e perdite complessive dal 2017 per circa 20 milioni. Quando i pm gli fanno presente che a marzo proprio lui aveva scritto a Mazzi di un rinnovo per due anni, l'Ad risponde che si era espresso male nel messaggio. E anche quelle chat sono nelle mani dei magistrati che su questa storia vogliono comunque andare fino in fondo. 

Foto © Imagoeconomica

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