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La vicenda della "defenestrazione" di Massimo Giletti da La7 con la fine anticipata del programma Non è l'Arena si arricchisce di nuovi dettagli con la Procura di Firenze che cerca di capire quanto essa fosse legata anche alle inchieste che il conduttore voleva portare avanti con il programma. 
Questa mattina il quotidiano "La Stampa" dà atto degli approfondimenti svolti dal procuratore facente funzioni di Firenze, Luca Turco, e dal procuratore aggiunto Luca Tescaroli, per capire se davvero la motivazione di questa chiusura anticipata fosse, così come sostenuto dall'editore Urbano Cairo, esclusivamente su valutazione di natura economica e aziendale. 
E' risaputo che Giletti è stato sentito dai magistrati fiorentini su quanto gli fu riferito da Salvatore Baiardo, l'ex favoreggiatore della latitanza dei boss Giuseppe e Filippo Graviano, in merito all'esistenza di una fotografia in cui proprio Giuseppe Graviano sarebbe stato in compagnia di Silvio Berlusconi ed il Generale Francesco Delfino.
Ed è altrettanto noto che, allo stato, nonostante le ricerche e le perquisizioni al momento quello scatto, che Giletti avrebbe visto di sfuggita e da lontano, non è ancora stato trovato. 
Le scorse settimane è stato sentito come testimone anche Urbano Cairo il quale ha affermato di aver chiuso il programma per questioni legate allo share ed ha negato interferenze – sia fatte che subite – sui contenuti della trasmissione. 
Per andare più a fondo sulla questione, scrive il giornale, è stato sentito anche Gianmarco Mazzi, produttore discografico e televisivo, ex direttore del festival di Sanremo, eletto alla Camera nelle file di Fratelli d'Italia e nominato sottosegretario alla cultura. Una figura di rilievo anche perché storico agente di Giletti. 
Ebbene sembrerebbe che Mazzi abbia fornito una versione un po' contrastante da quella di Cairo. Infatti avrebbe parlato di trattative piuttosto avanzate con l'editore proprio per rinnovare il contratto con Giletti per la stagione televisiva 2023/2024. Ciò significherebbe che la questione economica non era in discussione.
Non solo. E' un fatto noto che Giletti aveva scritto una prefazione per il libro del giornalista Ferruccio Pinotti, Attacco allo Stato, edito proprio da Solferino (casa editrice di Cairo). Il libro è uscito in libreria, ma senza la prefazione di Giletti. 
E allo stato non è dato sapere il perché. 
Le certezze, per quanto concerne le indagini della Dia, sono che Baiardo (al di là delle smentite via Tik Tok e davanti ai magistrati) con Giletti parlò sicuramente della fotografia (vi sono intercettazioni che lo attestano). 
E a quanto pare è altrettanto certo che Giletti aveva intenzione di dedicare una puntata di Non è l'Arena su Marcello Dell'Utri, cofondatore di Forza Italia e già condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. 
Secondo il quotidiano di questa idea di puntata, ma anche della fotografia "famosa" che attesterebbe l'incontro del boss di Brancaccio con Berlusconi, Giletti avrebbe parlato anche con il magistrato Nino Di Matteo, all'epoca ancora consigliere togato del Csm in quanto Giletti avrebbe voluto invitarlo alla trasmissione. 
Il magistrato, però, avrebbe declinato l'invito per ragioni di opportunità istituzionale.
A febbraio Di Matteo è tornato in servizio alla Procura nazionale antimafia ed ha informato il suo capo, Giovanni Melillo, che tra l'altro coordina le inchieste condotte da diverse autorità giudiziarie - Caltanissetta, Reggio Calabria, Firenze - sulla stagione delle stragi. L'episodio, scrive La Stampa, "è stato cristallizzato in una relazione di servizio ed è noto ai pm toscani".
Il tutto in attesa di un prossimo capitolo sulla vicenda. Il 14 luglio prossimo, infatti, sarà il giorno in cui il Gip dovrà nuovamente decidere sulla richiesta di arresto nei confronti di Baiardo per favoreggiamento di Dell'Utri e Berlusconi e calunnia nei confronti di Giletti, accusato falsamente di aver mentito sulla foto.

Foto © Imagoeconomica

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