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L’esperto di terrorismo internazionale ha spiegato i pericoli che si insinuano all’interno dell’informazione polarizzata

In Italia, soprattutto negli ultimi tempi, sembra riaffiorare una spiccata tendenza alla radicalizzazione del pensiero unico attraverso idee estremiste che sarebbero state polarizzate ed incentivate soprattutto con l’inizio del conflitto in Ucraina e con ‘l’aiutino’ dei principali quotidiani, oltre che con il resto del comparto informativo dominante. Questa, in estrema sintesi, la disamina che il professore di Sociologia del terrorismo internazionale, Alessandro Orsini, ha condiviso attraverso “Il Fatto Quotidiano”, partendo da un’attenta analisi che verte su tre idee principali. “La prima idea prevede la sconfitta della Russia sul campo a tutti i costi, incluso il rischio dell’escalation nucleare: nessuna diplomazia, soltanto guerra. La seconda idea è che il mondo sia diviso tra le forze del bene e quelle del male. Il criterio per distinguere i due campi è la politica della Casa Bianca. La linea di Biden è sacra e non può essere discussa. Chiunque la critichi - ha spiegato Orsini - finisce in una lista di proscrizione e poi esposto al pubblico ludibrio e all’insulto collettivo. I pacifisti non esistono: esistono soltanto i ‘pacifinti’. La terza idea estremista è che esistano soltanto due tipi di civiltà: la civiltà superiore dell’Unione Europea e quella inferiore della Russia che non ha niente di attraente. I russi vivono nella miseria e sono prossimi alla bancarotta. Non hanno armi né voglia di combattere perché sono soggiogati da un dittatore che odiano e contro il quale sono pronti a ribellarsi. La vita dei russi è triste e miserabile. I russi sono un popolo fallito, facile da sconfiggere”. Questi fattori, promossi dai mezzi di comunicazione di massa, avrebbero influenzato pesantemente il senso critico individuale e lo avrebbero fatto all’interno di un pericoloso gioco psicologico fatto di informazioni non corrette e spesso prevedibili. “Il primo è la crescita del Pil russo”, che demolisce di fatto il comparto narrativo che ha visto più volte Mosca ad un passo dal baratro finanziario. “Il secondo è la vittoria dei russi a Bakhmut”, che provoca non pochi imbarazzi tra coloro che hanno descritto l’esercito di Putin come demotivato e in serie difficoltà. “Il terzo è la rivolta di Prigozhin: il popolo russo e la sua classe dirigente hanno avuto l’occasione per ribellarsi a Putin, ma si sono stretti intorno a lui”. Tuttavia, il professor Orsini ha aggiunto anche un quarto punto che sconfessa la narrativa ufficiale: la rivolta di Parigi. Una rivolta che, secondo i principali quotidiani, si sarebbe dovuta verificare con il popolo russo intento a scendere in piazza a Mosca per rovesciare Putin.  “Invece, è sceso in piazza in Europa per rovesciare Macron. La rivolta di Parigi - ha precisato Orsini - è uguale alle rivolte in Tunisia, Egitto, Libia e Siria. Lo stesso odio visto contro Bashar al-Assad in Siria appare in Francia contro Emmanuel Macron e Ursula von der Leyen. Con la differenza che in Francia non c’è nessun Paese islamico che fornisca ai ribelli mitragliatori e bombe a mano, come il blocco occidentale ha fatto con i ribelli siriani con il piano segreto della Cia, ‘Timber Sycamore’, voluto da Biden ai tempi di Obama”. Tornando invece alle vecchie abitudini che riaffiorano, Orsini ha concluso la sua analisi spiegando ciò che di inquietante emergerebbe dal comparto informativo europeo, attraverso una cultura liberale dell’Unione Europea, “uguale alla cultura fascista degli anni Trenta”. Infatti, il professore di Sociologia del terrorismo internazionale ha concluso che l’Occidente “crede di essere una civiltà superiore”, intenta imporsi fino a “risolvere i problemi con le guerre”, dal momento che crede di essere “imbattibile”, nonostante le “testate nucleari in Bielorussia puntate sull’Ucraina”.

Foto © Roberto Pisana

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