Durante la trasmissione di Berlinguer, il professore ha ricordato: “Milioni di dollari in armi mentre altri combattono e muoiono”
“Ho dei dubbi sul fatto che si possano paragonare i resistenti ucraini con i partigiani italiani, dal punto di vista storico sono fenomeni unici e irripetibili”. Lo ha detto il professore di Sociologia del terrorismo internazionale, Alessandro Orsini, per commentare a “#Cartabianca” l'equiparazione tra la Resistenza italiana e quella ucraina. Una differenza che, secondo Orsini, passa anche dal fatto che “non siamo schierati dalla parte dell’Ucraina, siamo schierati dalla parte della Nato e utilizziamo gli ucraini come ‘carne da macello’ per far avanzare gli interessi occidentali ai confini con la Russia”. E ancora: “Da un certo punto di vista Joe Biden ha già vinto questa guerra perché i membri della Nato non sono più trenta ma 31 grazie all’ingresso della Finlandia e, probabilmente, presto diventeranno 32 con l’ingresso della Svezia”. Una guerra i cui orrori sono noti a “Washington, alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e al segretario generale della Nato Jens Stoltenberg”, tuttavia, nessuno prova ad attenuare gli effetti deleteri di questo conflitto, al contrario, viene portata avanti investendo milioni di dollari “perché fa comodo che siano altri a combattere al posto nostro”. Sempre secondo il professor Orsini, ad esacerbare gli animi, anche una politica europea “asservita come uno scendiletto agli Stati Uniti” attraverso la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che si comporta “come un segretario di Stato americano che opera soltanto nell’interesse della Casa Bianca”.
Durante la trasmissione Orsini ha anche denunciato un clima di “radicalizzazione” e di “intolleranza patologica” che potrebbe agevolare questa tendenza. “Se raccontassi quello che sta accadendo realmente in Ucraina - ha sottolineato Orsini - sarei aggredito e domani qualcuno potrebbe anche chiedere la chiusura di questa trasmissione”.
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