Il 25 settembre 1979 a Palermo veniva ucciso il magistrato Cesare Terranova. Assieme a lui venne assassinato anche il maresciallo Lenin Mancuso, sua guardia del corpo e collaboratore.
Negli anni Sessanta Terranova aveva istruito i più importanti processi di mafia. Eletto al Parlamento come indipendente aveva fatto parte della Commissione antimafia. Ritornato a Palermo tornò a prendersi cura dei Corleonesi. Per il suo delitto è stato incriminato Luciano Liggio, assolto. Successivamente sono stati condannati come mandanti i capi della cupola.
Cesare Terranova fu il primo magistrato a mettere per iscritto - nella sentenza istruttoria per la strage di viale Lazio, avvenuta il 10 dicembre 1969 - il rapporto Mafia-Politica: e cioè che gli amministratori comunali di quel tempo rappresentavano il centro organico della nuova mafia.
Aveva sostenuto l’accusa nel processo contro Liggio, Totò Riina, Bernardo Provenzano e Calogero Bagarella, che si tenne a Bari nel 1969 e - come spesso capita - venne sconfitto: la sentenza fu di assoluzione per quasi tutti gli imputati, di cui anni dopo si certificò il ruolo di assassini e stragisti. La storia di Terranova è la metafora di un magistrato che non viene creduto in vita per le sue grandi intuizioni, e poi viene riabilitato da morto dopo aver pagato con la vita per quelle intuizioni.
Foto di copertina © Letizia Battaglia
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