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Il consigliere togato intervistato da Giletti: "Plico a Di Matteo per metterci in difficoltà"

Calunnie, diffamazioni, attacchi mirati, delegittimazioni. E' questo il metodo che il Sistema criminale, forse da sempre, sceglie di attuare contro quei magistrati più esposti ed in prima linea nel contrasto a quei rapporti alti ed altri che mafie, pezzi della politica, dell'economia, della massoneria ed affini, mettono in atto.  Nel mirino dei "corvi" 
è finito il consigliere togato Sebastiano Ardita,  divenuto vittima di un'attività sporca di dossieraggio, con la diffusione di alcuni verbali in cui l'avvocato siciliano Piero Amara lo inserisce tra i membri di una presunta loggia massonica denominata Ungheria.
Una vicenda, quella della diffusione del contenuto dei verbali, su cui stanno indagando più procure e che vede il suo primo atto insolito, se non addirittura irrituale, nella consegna dei verbali, lo scorso anno, all'allora consigliere togato Piercamillo Davigo da parte del pm di Milano Paolo Storari.
Sulla vicenda ieri Sebastiano Ardita è intervenuto a "Non è l'Arena", il programma condotto da Massimo Giletti e trasmesso su 'La7', rispondendo ad una serie di domande.
"Penso che in questo momento sia giusto andare a fondo, capire tutte le contraddizioni, da magistrato e cittadino aspetto che si faccia piena chiarezza su questa vicenda - ha detto il magistrato e consigliere del Csm - Io sto molto bene, non mi ero mai abituato all'idea di un attentato all'integrità morale, avendo una vita assolutamente lineare e trasparente non temo questo attacco". E poi ancora ha aggiunto: "Può capitare nella vita professionale di essere oggetto anche di una calunnia, quello che è più grave è trovarsi al centro di circostanze che devono essere chiarite, che vanno dall'imbustamento della calunnia all'interno di un plico mandato ai giornali e anche al consigliere Di Matteo, fino a una serie di situazioni informali che vanno ancora tutte chiarite".


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La questione con Davigo
Rispetto alla domanda se possa essersi sentito tradito dal comportamento di Davigo, con cui aveva costruito il gruppo di "Autonomia & Indipendenza" ha controbattuto elegantemente affermando che "questo possono pensarlo altri, ma che è giusto andare fino in fondo alle situazioni". Il riferimento è proprio all'operato dell'ex consigliere Davigo.Quest’ultimo, a sua volta, avrebbe edotto, senza passare delle vie formali, il consiglio di presidenza di Palazzo dei Maresciali, proprio sui verbali di Amara. "Gli accertamenti - ha spiegato - vanno lasciati a chi li deve fare. Da magistrato e da cittadino aspetto che si faccia piena chiarezza su queste vicende e non voglio creare condizioni di imbarazzo a chi deve indagare". "Non ci parlavo da un anno", ha precisato Ardita a proposito dei suoi rapporti con Davigo. "Non posso parlare - ha aggiunto a proposito della procedura seguita dall'ex collega per far circolare i verbali provenienti dalla procura di Milano - delle giustificazioni del dottor Davigo ma le vie formali sono quelle previste dalla legge. Se esiste la possibilità di derogare alla legge in circostanze speciali non esiste più lo stato di diritto".
Per quella diffusione dei verbali è attualmente indagata per calunnia Marcella Contraffatto, funzionaria storica del Consiglio superiore della magistratura, inserita nella segreteria del consigliere Davigo.


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Secondo le indagini dei pm di Roma, sarebbe stata lei a recapitare il plico. Nella perquisizione disposta dai magistrati ed eseguita dai militari della Guardia di Finanza sarebbero stati trovati nel computer delle copie degli atti spediti.
Tuttavia Ardita ha commentato: "Stento a credere che Marcella Contrafatto possa aver partecipato a qualcosa del genere".
Ardita ha anche raccontato un particolare: "Siamo nel Natale che precede il lockdown, bussano alla mia porta nell'ufficio del Consiglio: era la signora Contrafatto, aveva in mano un oggettino di cristallo che le avevo regalato, mi guarda con gli occhi lucidi dicendo 'dottore lei è l'unico consigliere che mi ha pensato, io questo non lo dimenticherò'. Per questo e anche per altre ragioni che non sto qui a raccontare, io ho sempre visto negli occhi di Marcella Contrafatto un atteggiamento, uno sguardo di affettuosa riconoscenza nei miei confronti. Francamente, non riesco a vederla nel ruolo di chi imbusta una calunnia e la manda al dottor Di Matteo e ai giornali contro di me". E se fosse stata davvero la Contrafatto? "La perdonerei", ha risposto Ardita a Giletti, "in tutta la mia vita non ho mai fatto nulla contro qualcuno che è più debole di me. Quindi la perdonerei sicuramente".


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Impegno scomodo
Nel corso dell'intervista Ardita ha anche evidenziato come quella consegna del plico anonimo con i verbali di Amara al collega, possa essere letta come "una evidente strategia per metterci in difficoltà". Ed alla domanda di Giletti se il motivo fosse "perché sapevano che sarebbe andato dai magistrati" ha risposto: "Può darsi che sia per questo o può darsi che sia per condizionare la nostra attività al Consiglio, sicuramente non per un fatto benefico, questo è poco ma è sicuro".
Del resto, è un fatto noto che i due magistrati si conoscono da tempo. Ed altrettanto note sono le loro attività all'interno del Csm. Un impegno scomodo. "Il dato di partenza è che oggi io e Di Matteo non svolgiamo funzioni di potere all'interno del Csm - ha proseguito Ardita - prova ne è il fatto che abbiamo firmato un documento nel quale è supportata l'idea di un sorteggio temperato per i componenti, per gli incarichi, addirittura per abolire l'immunità, le prerogative dei consiglieri e fare in modo che se sbagliano, paghino. La nostra posizione mal si concilierebbe con una guerra di potere, noi non vogliamo il potere, vogliamo togliere il potere al Csm per restituire autonomia alla magistratura".

VIDEO Riguarda l'intervista integrale a Sebastiano Ardita: Clicca qui!


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