Dal 7 ottobre sono stati uccisi oltre 14mila bambini e 10mila donne. Colloqui in Qatar in stallo e Doha si defila dal ruolo di mediatore
Undici persone sono state uccise e numerose ferite, la maggior parte delle quali bambini in un raid israeliano nella tarda serata di ieri nel campo profughi di al-Maghazi, nella Striscia di Gaza. Lo riporta l'agenzia palestinese Wafa. Fonti locali hanno riferito che una serie di attacchi aerei israeliani hanno preso di mira le strutture abitative del campo profughi.
In totale, il numero dei palestinesi uccisi nell’enclave (aggiornato a ieri) ha raggiunto i 33.899. Lo riferisce il ministero della Sanità di Gaza, aggiungendo che cinquantasei palestinesi sono stati uccisi e 89 feriti nelle ultime 24 ore. Almeno 76.664 persone sono rimaste ferite dall'inizio della guerra.
Tra i morti ci sono più di 14.520 bambini e 10.000 donne - sottolinea il ministero - Il bilancio delle vittime è probabilmente molto più alto, con migliaia di corpi sepolti tra le macerie degli edifici crollati a causa degli attacchi israeliani.
Oms: "Il livello di distruzione degli ospedali a Gaza è straziante"
Le squadre dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) arrivate lunedì all'ospedale Al Shifa, che era il più grande di Gaza, sono ancora al lavoro per rimuovere i cadaveri e aiutare a identificare i corpi che sono disseminati tra le macerie dopo i ripetuti attacchi israeliani. E' quanto scrive su X il direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus. Gli operatori stanno ripulendo il pronto soccorso e rimuovendo i letti bruciati. Il punto medico della Società palestinese di soccorso medico (Pmrs), spiega ancora, "ha un disperato bisogno di carburante e forniture mediche". "Il livello di distruzione degli ospedali a Gaza è straziante - aggiunge - chiediamo ancora una volta che gli ospedali siano protetti, non attaccati o militarizzati". "Chiediamo nuovamente un cessate il fuoco - conclude - La medicina chiave di cui la popolazione di Gaza ha bisogno è la pace".
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Idf, aiuti a Gaza da porto Ashdod per prima volta da inizio guerra
Per la prima volta, dall'inizio della guerra nella Striscia di Gaza, aiuti umanitari sono arrivati via nave al porto di Ashdod. Lo rendono noto le Forze di difesa israeliane. L'apertura del porto era stata approvata all'inizio di aprile dal governo israeliano per aumentare la quantità di cibo e forniture mediche per i civili palestinesi.
Colloqui Israele-Hamas in stallo e Doha rivaluta il suo ruolo di mediatore
I colloqui tra Israele e Hamas sulla tregua a Gaza sono in fase di stallo. Lo riferisce il mediatore del Qatar.
Il Qatar inoltre sta "rivalutando" la sua mediazione tra Israele e Hamas, ha annunciato ieri il primo ministro del Paese del Golfo che svolge un ruolo di primo piano nei negoziati per una tregua nella Striscia di Gaza. "Stiamo effettuando una rivalutazione globale del nostro ruolo", ha detto lo sceicco Mohammed bin Abdelrahman Al-Thani nel corso di una conferenza stampa.
Erdogan annuncia: "I leader di Hamas in Turchia nel weekend"
"Durante il fine settimana, il leader della causa palestinese visiterà la Turchia". Lo ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan in un discorso al gruppo parlamentare del suo partito Akp, trasmesso dalla tv di Stato Trt. w, ha ribadito Erdogan durante il suo discorso, “ma un movimento di liberazione”. "Lo Stato terrorista di Israele è coinvolto in azioni inumane a Gaza, Israele è sostenuta dall'Occidente senza condizioni", ha aggiunto il leader turco, affermando che lo Stato ebraico ha "superato Adolf Hitler" con le operazioni militari in corso dopo il 7 ottobre. Con i leader di Hamas “discuteremo di diverse questioni”, ha annunciato Tayyip Erdogan.
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Onu: secondo fonti diplomatiche, venerdì al Cds voto su ammissione Palestina
Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite metterà ai voti venerdì la richiesta della Palestina di entrare a far parte dell'Onu come membro a pieno titolo. Lo riportano media americani che citano fonti diplomatiche. I quindici membri del consiglio si riuniranno alle 15, le 21 in Italia, per votare una bozza di risoluzione che chiede ai 193 membri dell'Assemblea generale di "ammettere l'adesione dello Stato della Palestina alle Nazioni Unite". La risoluzione ha bisogno di almeno nove voti a favore e nessun veto da parte di almeno uno dei cinque membri permanenti - Usa, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna - ma le possibilità che il testo venga approvato sono minime. Gli Stati Uniti, secondo le previsioni degli analisti, metteranno il veto non perché' siano contrari all'ingresso della Palestina, ma perché' ritengono che questo riconoscimento dovrebbe far parte di una trattativa più ampia da avviare con Israele. L'ingresso della Palestina comporterebbe anche doveri perché ogni membro deve "perseguire la pace". Israele, però, si è schierata subito contro la proposta e ha accusato l'Onu di voler legittimare i palestinesi come "premio" dopo il massacro di 1200 israeliani avvenuto da parte della milizia palestinese di Hamas il 7 ottobre. Inizialmente, tra le date per la riunione del Consiglio di sicurezza, si era parlato di voto già oggi, ma lo spostamento, se confermato, potrebbe essere legato al tentativo di rivedere la bozza, smussandone alcuni punti che non hanno incontrato finora l’unanimità.
Arrivano più aiuti da Rafah, riaprono mercati Gaza
I mercati di Gaza hanno ricominciato a vendere carne, seppur a prezzi significativamente piu' alti, per la prima volta dall'inizio della guerra sei mesi fa. Lo scrive il quotidiano emiratino 'The national news' in una corrispondenza da Gaza. Gli aiuti e le merci fluiscono a un ritmo più veloce attraverso il valico di frontiera di Rafah. Tahani Abu Odeh, 35 anni, è riuscita finalmente a preparare il "fatteh" per la sua famiglia, un piatto palestinese a base di riso e pollo. "Per la prima volta da mesi, sentiamo che c’è vita nel nord della Striscia di Gaza. Stiamo finalmente trovando sul mercato prodotti come verdura, frutta, carne congelata e legumi”. Come migliaia di altre persone, negli ultimi mesi la signora Abu Odeh è sopravvissuta principalmente nutrendosi di cibo in scatola. “È vero che i prezzi sono ancora alti e non tutti possono permettersi di acquistare dal mercato, ma avere questi beni disponibili è meglio della loro assenza e scarsità", ha detto a The National.
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