Iran: “Ora nessuna ambasciata di Israele è più sicura”
A 6 mesi di distanza dall’invasione militare israeliana della Striscia di Gaza, l’esercito israeliano ha annunciato di aver ritirato tutte le truppe di terra combattenti dal sud dell’enclave. Lo hanno riferito i media spiegando che solo la Brigata Nahal è rimasta sul posto con il compito di tenere in sicurezza il cosiddetto “Corridoio Netzarim” che attraversa la Striscia, lungo la costa dal confine nord, nei pressi del kibbutz Beeri, fino al sud.
Il corridoio in questione consente all'esercito - secondo i media - di condurre raid nel nord e nel centro della Striscia, impedisce ai palestinesi sfollati di rientrare nel nord dell'enclave palestinese e permette alle organizzazioni umanitarie di consegnare gli aiuti direttamente nel nord di Gaza.
Il ritiro della 98ma Divisione - ultima tra quelle di terra combattenti che operava nel sud della Striscia nell'area di Khan Yunis - di fatto significa la fine "della manovra di terra cominciata il 27 ottobre scorso" a favore della cosiddetta “Terza Fase” programmata dall'Idf che prevede un'altra strategia di guerra. Fonti militari sottolineano che l'esercito "è ora in attesa di una decisione da parte dei vertici politici sulla possibile azione militare a Rafah" (a ridosso dell'Egitto), dove ci sono gli ultimi battaglioni di Hamas, ma anche centinaia migliaia di sfollati palestinesi.
Questo non vuol dire - hanno detto fonti militari a Ynet - che "se necessario l'esercito non potrà tornare a Khan Yunis". Secondo le stesse fonti è dunque cominciata la “Terza Fase” quella "dei raid mirati e limitati (anche se sussiste il pericolo che, al contrario, i bombardamenti si intensifichino, ndr) come nel caso dell'ospedale Shifa a Gaza City". Oltre a Rafah, l'esercito è intenzionato ad operare a Deir el-Balah nel centro della Striscia. Secondo l'Idf, la partenza da Khan Yunis "consentirà ulteriori opportunità operative e di intelligence". Le stesse fonti hanno evidenziato che la decisione di far rientrare tutte le truppe di terra combattenti dall'area di Khan Yunis - a parte la Brigata Nahal - non ha nulla a che vedere "con la pressione Usa esercitata su Israele", quanto piuttosto la volontà di "lasciare spazio" nella zona agli sfollati palestinesi "se e quando sarà condotta l'operazione a Rafah" ma anche di far tornare i residenti alle loro case di Khan Yunis.
Con molta probabilità Israele attenderà anche la fine del Ramadan per avviare la"Terza Fase".
Nel frattempo, un alto funzionario iraniano Yahya Rahim Safavi ha dichiarato che nessuna delle ambasciate israeliane nel mondo è più sicura, come riferisce l'agenzia di stampa Tasnim citata dalla Reuters sul suo sito. Il funzionario, un consigliere della guida suprema Yahya Rahim Safavi, ha parlato in seguito all'attacco attribuito a Israele al consolato iraniano a Damasco del primo aprile, per il quale Teheran ha minacciato ritorsioni. Nei giorni scorsi Israele ha chiuso 30 ambasciate, compresa quella a Roma.
Infine, questa mattina alcuni droni suicidi hanno attaccato all'alba la base statunitense situata ad Al Tanf, nel sud della Siria, nell'area di confine con la Giordania e l'Iraq. Lo riporta l'emittente televisiva Sky News Arabia. Secondo le informazioni preliminari, i cannoni antiaerei presenti nella base sono riusciti a intercettare con successo almeno un drone. Si presuppone che l'attacco sia stato sferrato dalla Resistenza islamica in Iraq, coalizione di milizie irachene filo-iraniane che dall'inizio della guerra nella Striscia di Gaza, scoppiata il 7 ottobre 2023 a seguito dell'attacco del movimento islamista palestinese Hamas contro Israele, ha intensificato i suoi attacchi contro obiettivi statunitensi al confine siriano-iracheno-giordano.
L'attacco più grave della Resistenza islamica in Iraq contro gli Usa era stato sferrato lo scorso 28 gennaio proprio contro una base statunitense al confine tra Siria e Giordania, causando la morte di tre militari. In risposta, Washington aveva colpito tramite attacchi aerei oltre 85 obiettivi dei pasdaran iraniani e delle milizie affiliate in Iraq e in Siria. Nella giornata di ieri un aereo cargo Usa con a bordo attrezzature ed equipaggiamento militare è atterrato alla base Kharab Al Jir, situata nella provincia settentrionale siriana di Al Hasakah, nel quadro del rafforzamento delle strutture statunitensi in previsione di una rappresaglia dell'Iran contro Israele, dopo il recente attacco al consolato iraniano a Damasco che ha provocato la morte di sette ufficiali pasdaran, tra cui il generale Mohammad Reza Zahedi, comandante della Forza Qods dei Guardiani della rivoluzione islamica in Siria e Libano.
Foto di copertina © Imagoeconomica
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