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"Con questa maggioranza di centrodestra siamo ormai allo smantellamento del principale strumento investigativo, le intercettazioni. Il provvedimento approvato oggi che limita a soli 45 giorni il tempo degli ascolti anche per reati gravissimi come la strage, gli omicidi, i reati relativi alla violenza sulle donne previsti dal codice rosso, le rapine aggravate e tanti altri, si aggiunge agli altri provvedimenti già approvati e a quelli in cantiere in materia di intercettazioni, tutti finalizzati a limitarne l'uso per i reati dei colletti bianchi, garantendo così la loro impunità anche a costo di sacrificare per tale scopo superiore, l'esigenza fondamentale della difesa dei cittadini contro le forme più gravi del crimine. Manca solo l'ultimo tassello del divieto del trojan per i colletti bianchi e l'opera sarà completata. Per capirci, applicano il principio della rana bollita di Noam Chomsky procedendo a rate, invece che in una unica soluzione. Non potendo sempre creare delle norme ad castam alla luce del sole, sono costretti ad occultarle dietro il paravento di norme spacciate come di interesse generale, diluendole nel tempo".
Così l'ex procuratore generale di Palermo e oggi senatore Roberto Scarpinato in merito al primo via libera in commissione giustizia alla proposta di legge per vietare le intercettazioni oltre la durata di 45 giorni a prima firma di Pierantonio Zanettin (Forza Italia), modificato da un emendamento presentato a marzo dalla relatrice, l’ex ministra leghista Erika Stefani.
Il testo riscrive l’articolo 267 del codice di procedura penale: se adesso le intercettazioni possono essere prorogate senza limiti dal gip, su richiesta del pm, per periodi successivi di 15 giorni, da domani non potranno “avere una durata complessiva superiore a 45 giorni, salvo che l’assoluta indispensabilità delle operazioni per una durata superiore sia giustificata dall’emergere di elementi specifici e concreti, che devono essere oggetto di espressa motivazione”.
"Questo Ddl è passato in commissione senza alcuna audizione di esperti - ha riferito Scarpinato - senza alcuna acquisizione di dati statistici per accertare in quanti casi è accaduto che le intercettazioni abbiano consentito di acquisire elementi probatori rilevanti nei primi 45 giorni, in quanti casi oltre i 45 giorni, se vi siano differenze al riguardo tra le intercettazioni telefoniche e quelle ambientali, se vi siano differenze per tipologie di reati. Senza uno studio sull'impatto che avrà tale riforma sui protocolli operativi dalla magistratura inquirente e dalle forze di polizia collaudati negli anni e tarati su tempi superiori a 45 giorni, soprattutto nelle intercettazioni telefoniche, tenuto conto che gli autori dei reati, che non siano sprovveduti, utilizzano un linguaggio criptico per le loro comunicazioni, e le conversazioni rilevanti possono sopravvenire in periodi più lunghi dei 45 giorni, quando si verificano emergenze, momenti di crisi o di distrazione che fanno abbassare la guardia. Ma questo la maggioranza lo sa bene, infatti hanno previsto un termine maggiore per i reati di mafia. Viene da chiedersi perché per le estorsioni si, e invece per i femminicidi, per le stragi e per i reati dei colletti bianchi no. Hanno rigettato tutte le proposte delle opposizioni per limitare i danni, anche le più minimaliste e ragionevoli che prevedevano per esempio un allungamento dei tempi sino a 90 giorni e un regime di eccezione per i reati più gravi. La risposta è sempre no".

Foto © Imagoeconomica

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