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L’ex pg di Palermo risponde alle domande del Fatto su magistratura e manovre di Palazzo

Questa maggioranza di Governo “si dichiara garantista per i reati dei colletti bianchi, ma si tramuta in feroce giustizialista per i reati della gente comune autorizzando la messa in campo di intercettazioni anche con i trojan per il reato di rave e ora si propone di dare il via libera alle intercettazioni persino per il reato di induzione all’accattonaggio, come prevede l’ultimo pacchetto sicurezza dei ministri Nordio, Piantedosi e Crosetto”. È il commento lapidario che fa l’ex procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato, oggi tra le fila dei 5Stelle al Senato, parlando delle ultime proposte di Palazzo Chigi in merito al contrasto ai reati della pa e alle mafie.
Ai microfoni del Fatto Quotidiano, Scarpinato ha parlato di uno “stillicidio ininterrotto condotto in modo chirurgico, che porterà a sottomettere la magistratura al governo”.
Per non parlare “dell’ampliamento del potere dei servizi segreti per intercettare anche con i trojan, senza autorizzazione, un giudice - ha aggiunto -. Una grave invasività della privacy dei cittadini. Ci accusano di essere dei forcaioli, mentre noi ci siamo opposti alle intercettazioni per il reato di rave party e siano stati i primi a depositare già nel maggio del 2023 una proposta di legge che estendeva al sequestro dei cellulari le stesse garanzie previste per le intercettazioni e siamo stati gli unici a sollevare il problema della necessità di elevare il sistema di garanzie per le intercettazioni dei servizi. Ma le nostre proposte non sono funzionali alla riscrittura oligarchica del sistema penale, e quindi non vengono prese in considerazione”.
Inoltre, nella relazione sulle intercettazioni licenziata dal Senato, Forza Italia ha fatto inserire la raccomandazione di vietare l’uso del trojan per reati come la corruzione nonostante il parere contrario unanime di tutti gli esperti. Alla Camera Enrico Costa di Azione, ha depositato un emendamento al ddl sulla cybersicurezza che vieta il trojan per i reati contro la pubblica amministrazione.
Tutto questo perché “le intercettazioni sono rimaste uno degli ultimi talloni di Achille del vasto ed eterogeneo mondo della corruzione e della malapolitica sempre più sotterraneamente intrecciato a quello della mafia dei colletti bianchi”, ha spiegato Scarpinato. L’ex magistrato intravede “una riscrittura del sistema penale che rispecchia l’involuzione oligarchica e classista del sistema sociale che procede a tappe forzate con la depenalizzazione dei reati dei colletti bianchi e con la simultanea riduzione dei poteri di indagine della magistratura, in attesa della soluzione finale del ritorno della sua sottomissione al controllo politico, come era ai tempi antecedenti alla Costituzione del 1948”.
Ed ecco che “in modo chirurgico”, questa maggioranza “ha dilatato oltre ogni misura la discrezionalità dei pubblici amministratori, ha minimizzato tutti i sistemi di controllo, e si avvia a legalizzare l’abuso di potere e il conflitto di interessi, trasformando così l’illecito in lecito. Tenuto conto che i testimoni sono mosche bianche perché temono gravi ritorsioni, le intercettazioni sono rimaste quasi l’unico strumento di indagine in grado di perforare lo scudo stellare di impunità che protegge la criminalità dei ceti superiori. Quindi vanno lobotomizzate”, ha aggiunto.
Ed oltre ad aver progettato un meccanismo che definire farraginoso è un eufemismo, la maggioranza ha deciso pure “l’inutilizzabilità delle intercettazioni e delle chat che provano reati di corruzione strettamente connessi probatoriamente con quelli per le quali sono state autorizzate, ad esempio, una corruzione finalizzata a ottenere accessi abusivi a banche dati”. E è tra gli obiettivi del governo “la riduzione a soli 45 giorni del termine per intercettare, per cui se il pm non è fortunato e non capta le conversazioni decisive in quel ristretto arco di tempo, il processo va archiviato - ha concluso Scarpinato -. In tanti processi è accaduto che le conversazioni decisive sono state captate dopo un periodo più lungo, in un momento in cui gli indagati avevano abbassato la guardia. Tutto ciò sul presupposto più volte dichiarato che in Italia la corruzione non costituisce una forma grave di criminalità in aperto contrasto con le convenzioni europee e internazionali”.
Come dire: “viva la lotta alla mafia e alla corruzione”, ma a modo loro.

Foto © Paolo Bassani

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