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FdI, FI, Lega e IV all’attacco contro Melillo e de Raho dopo lo scandalo degli accessi alle banche dati di ministri e vip fatti da un finanziere della Pna

“Alterando la realtà quale emerge chiaramente dagli atti di indagine, esponenti della maggioranza stanno tentando di spacciare alla pubblica opinione, come in un truffaldino gioco delle tre carte, deviazioni di singoli come deviazione dell’istituzione Procura nazionale antimafia e del suo capo. La Pna e il suo vertice sono vittime del tradimento di due pubblici ufficiali”. E’ questa la denuncia - lanciata in una nota - dal senatore del M5S Roberto Scarpinato contro il tentativo, da parte di molti membri della maggioranza, a partire dalla premier Giorgia Meloni, di approfittare dell’inchiesta di Perugia sul monitoraggio abusivo degli archivi informatici riservati di quasi un migliaio di persone per attaccare istituzioni e personalità dell’antimafia.

L’inchiesta sta diventando un fatto politico e il centrodestra sta tirando acqua al proprio molino per mettere fine all’uso delle intercettazioni, facendo riesplodere lo scontro con la magistratura.

A far partire le indagini è stato un esposto presentato dal ministro della Difesa, Guido Crosetto alla procura di Roma a seguito di un articolo pubblicato su "Il Domani" riguardo i compensi ricevuti per le consulenze svolte, in passato, per la società Leonardo. Sul caso stanno indagando, per competenza, i magistrati di Perugia, guidati dal procuratore Raffaele Cantone, e riguardano il finanziere Pasquale Striano in servizio alla Procura nazionale Antimafia, indagato per divulgazione illecita, che avrebbe fatto almeno 800 accessi abusivi nelle banche dati di personalità politiche (tra i quali i ministri Guido Crosetto, Francesco Lollobrigida, Marina Elvira Calderone, Gilberto Pichetto Fratin, Adolfo Urso e l’ex premier Giuseppe Conte), vip, calciatori e musicisti.


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Guido Crosetto, ministro della Difesa


Non è ancora del tutto chiaro perché il finanziere abbia fatto centinaia di accessi abusivi (in alcune giornate anche più di 40), anche se per ora pare non siano stati creati veri e propri dossier. In alcuni casi sono state destinate - ritengono i magistrati - ad attività giornalistiche (tra i 15 indagati ci sono anche tre giornalisti del quotidiano “Il Domani”) e in altri per scopi non ancora chiari. Dagli accertamenti è intanto emerso però che Striano non ha ricevuto denaro a fronte dei presunti accessi illeciti alla banca dati.

La procura perugina, perciò, punta proprio a chiarire le ragioni degli accessi abusivi. In quattro o cinque casi i risultati sarebbero confluiti - emerge sempre dall’indagine - in attività di tipo giudiziario. Una parte d’indagine nella quale risulta coinvolto anche il magistrato della Procura Antimafia Antonio Laudati in passato responsabile del servizio Sos (Segnalazione operazioni sospette) che però ha rivendicato la correttezza del proprio comportamento.

Il caso ora finisce anche sul banco delle commissioni parlamentari di inchiesta e del Csm.

Gli stessi procuratori di Perugia Raffaele Cantone e dell'Antimafia Giovanni Melillo, nei giorni scorsi, hanno infatti chiesto di essere sentiti dal Comitato di presidenza di Palazzo dei Marescialli, dal presidente della Commissione antimafia Colosimo e da quello del Copasir. Mentre il procuratore aggiunto di Roma Giuseppe Cascini e la pm Maria Sabina Calabretta proseguono le indagini, con la collaborazione del Nucleo Valutario della Guardia di finanza, da oggi entrambi i procuratori verranno sentiti nelle due commissioni e il Copasir deciderà nelle prossime ore.


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Sabino Cassese, giurista


Nel frattempo proseguono le stilettate alla magistratura da parte del centrodestra.

Il capo gruppo di Forza Italia al Senato Maurizio Gasparri, evocando il silenzio sullo “scandalo” da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è quello che più d’altri sta conducendo questa battaglia alle toghe. Si tratta di una vicenda “di una gravità superiore a quella di scandali che pure hanno segnato la vita della Repubblica, come la P2, la P3, la P4 o la cosiddetta loggia di Piazza Ungheria”, ha detto in aula. Qui si parla della Procura Nazionale Antimafia e antiterrorismo, un'istituzione importante per le funzioni che svolge e per come è nata, ideata in anni drammatici da Falcone, che tutti spesso citiamo come atto di omaggio, una delle icone della storia della Repubblica”. Gasparri avrebbe anche pensato all’ipotesi di un “commissariamento” della Procura nazionale antimafia. Gli ha fatto seguito il professore emerito Sabino Cassese che è arrivato a chiedersi “se questa struttura debba ancora rimanere in vita o se invece non bastino gli strumenti ordinari”.

Parole dure - sul caso del finanziere della Pna - anche da Giorgia Meloni che ha parlato di “metodi da regime” e da Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera, che in un'intervista al "Secolo d'Italia" ha chiesto che “lo Stato metta fine a questa pericolosissima deriva sudamericana, altro che bavagli". Italia Viva, sostenuta dal centro-destra, vuole chiamare anche Federico Cafiero de Raho, ex procuratore nazionale antimafia fino a febbraio del 2022, oggi però deputato M5s, a rendere dichiarazioni in commissione Antimafia, di cui è vicepresidente. Il tentativo è quello di mettere in discussione la sua compatibilità con la carica.


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L'ex procuratore nazionale antimafia, oggi deputato M5s, Federico Cafiero de Raho


Il senatore Scarpinato ha quindi preso le difese dell’ex procuratore Antimafia e quelle di Melillo, ricordando che di questo scandalo entrambi sono le prime vittime per il “tradimento” di due funzionari della Pna.

“Si tratta di un bieco gioco al massacro delle istituzioni per squallidi calcoli politici da parte di personaggi che, addirittura chiamando in causa il Presidente della Repubblica, tentano di strumentalizzare ogni occasione per condurre in porto il loro disegno di smantellare la credibilità della magistratura, preparando il terreno alle riforme per la sua sottoposizione al controllo della politica”.

Della stessa idea è anche la responsabile legalità del Pd, Enza Rando: “La Procura antimafia è parte lesa in questa storia e non deve essere delegittimata. Sulla vicenda del dossieraggio si è già attivata la Procura di Perugia, la magistratura ha reagito con prontezza avviando un’indagine sui responsabili dei presunti accessi abusivi al sistema. Ma è inaccettabile ascoltare attacchi contro un’istituzione nata da un’idea di Giovanni Falcone per combattere la mafia e garantire la sicurezza e la legalità”.

Foto di copertina © Paolo Bassani

Foto interne © Imagoeconomica
  

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