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Un anno e 10 mesi. E' questa la condanna emessa dai giudici della IV sezione penale della Corte d’Appello di Roma per l'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno. Il procuratore generale aveva chiesto due anni e mezzo per l’ex primo cittadino, accusato di finanziamento illecito e traffico di influenze illecite in uno dei filoni dell'indagine Mondo di Mezzo, inizialmente chiamata Mafia Capitale, inchiesta che poi ha portato alla condanna per corruzione a condanne definitive per Massimo Carminati e Salvatore Buzzi.
I giudici di secondo grado erano stati chiamati a rideterminare la pena dopo che nel luglio scorso la Cassazione aveva assolto Alemanno dall'accusa di corruzione rinviando però gli atti a piazzale Clodio per ricalcolare la pena in riferimento alla vicenda dello sblocco dei pagamenti dal Comune di Roma a Eur Spa.
L’ex sindaco ha commentato la sentenza dicendo che  “il ridimensionamento del fatto a seguito della sentenza della Cassazione è evidente, rimane l'amarezza per una condanna che a mio avviso non è giustificata perché io continuo a proclamarmi innocente". "Ritengo - aggiunge Alemanno, difeso dagli avvocati Cesare Placanica e Filippo Dinacci - che il fatto di sollecitare i pagamenti di crediti dovuti da tempo dalla pubblica amministrazione non può essere una cosa che mi viene contestata. Rimane quindi l'amarezza anche se il ridimensionamento di tutta questa vicenda è estremamente importante. Attendo di leggere le motivazioni - conclude - prima di fare ricorso in Cassazione".

Assolto e prescritto in Cassazione
Con la formula “per non avere commesso il fatto” l’ex ministro era stato assolto nel capitolo che riguardava la gara d’appalto sulla raccolta differenziata ma aveva incassato la prescrizione per la corruzione contestata nella vicenda del pagamento dei debiti “Ama spa”, l’azienda romana del trasporto dei rifiuti. I giudici avevano confermato la condanna a sei mesi, anche questa richiesta dalla procuratrice generale Perla Lori, per l’accusa di finanziamento illecito e avevano disposto un nuovo processo davanti alla Corte d’appello per la rideterminazione della pena e che riguardava il capo di accusa riqualificato da corruzione a traffico di influenze illecite, riferito a lo sblocco dei pagamenti Eur Spa.
Secondo l’accusa, tra il 2012 e il 2014, per il tramite l’ex ad della società Ama Franco Panzironi, l’esponente dell’allora An, avrebbe ricevuto, attraverso la sua Fondazione Nuova Italia, oltre 223mila euro tra cene elettorali, finanziamenti alla sua associazione e denaro contante. Una parte consistente dei soldi sarebbe arrivata nell’ottobre 2014, a due mesi dalla prima ondata di arresti avvenuti il 4 dicembre. Denaro che per l’accusa sono arrivati dal capo delle cooperative Salvatore Buzzi e dall’ex terrorista Massimo Carminati, i principali protagonisti dell’inchiesta ex “mafia capitale” la cui iniziale aggravante mafiosa è decaduta in Cassazione per tutti gli imputati alla quale era stata contestata.
In sede di indagine i carabinieri del Ros di Roma avevano infatti ricostruito le dazioni illecite di denaro giunte da Buzzi e Carminati sul conto corrente della Nuova Italia. Si parla di cifre che si aggirano sui 200 mila euro (198.500 per la precisione) che arrivarono nel periodo compreso dal 4 gennaio 2012 al 3 settembre 2014, mentre altri 25mila euro sono arrivati sul conto corrente dell’allora mandatario elettorale di Alemanno. A pagare quelle cifre i soggetti riconducibili in particolare a Buzzi (Casa Comune 2000, Unicop, Eriches 29, cooperativa Formula Sociale, Sarim Immobiliare e Sial Service) ma anche soggetti economici che in qualche modo, secondo gli inquirenti, agivano in accordo con il ras delle cooperative (Edera di Franco Cancelli per la somma di 60.000 euro, coop. Un Sorriso e Impegno per la Promozione di Sandro Coltellaci per la somma di 15.000 euro). “I bonifici della fondazione non li faceva Alemanno, il quale non ha mai effettuato alcun pagamento, in tutti i documenti compare solo il nome di Panzironi (l’ex ad di Ama, ndr), avevano ribattuto i suoi avvocati Franco Coppi e Pietro Pomanti. Quanto ai 10mila euro dati da Formula Sociale, “altro non erano che un regolare versamento tramite bonifico che riguarda la Fondazione Nuova Italia”.
Per l’accusa tra i “favori” svolti da Alemanno e dai suoi uomini durante il periodo da primo cittadino, elencati dall’accusa e sempre fortemente contestati da Alemanno, ci sono interventi per l’erogazione di finanziamenti dal Comune di Roma a Eur Spa “finalizzati a consentire il pagamento di crediti di soggetti economici riconducibili a Buzzi e Carminati”, pressioni sui vertici di Ama per lo sblocco dei crediti vantati dalle cooperative di Buzzi e interventi finalizzati all’approvazione del bilancio di previsione 2012 e alla realizzazione dell’assestamento di bilancio, sempre con un occhio agli interessi delle cooperative, con riferimento particolare ai crediti vantati nei lavori di allargamento del campo rom di Castel Romano, a cui Carminati - secondo gli atti di inchiesta - era direttamente interessato.
La vicenda giudiziaria dell’ex primo cittadino della Capitale era iniziata nel dicembre del 2014 con una perquisizione domiciliare e l’iscrizione nel registro degli indagati nell’ambito della operazione Mondo di Mezzo. Nei suoi confronti l’accusa iniziale era di concorso esterno nell’associazione di stampo mafioso e corruzione. Per il concorso esterno i pm chiesero e ottennero l’archiviazione nel febbraio del 2017. La posizione dell’ex sindaco venne, però, stralciata e per lui restò in piedi la corruzione a cui si aggiunse il finanziamento illecito.

Foto © Imagoeconomica

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