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L’ex sindaco di Napoli ospite a "Trame" per presentare il suo libro "Fuori dal sistema"

Una vita senza compromessi, divisa a metà tra Catanzaro e Napoli, tra toga e fascia tricolore”. È la sintesi con cui poter riassumere il dibattito che ha avuto luogo nella giornata di ieri tra l’ex sindaco di Napoli Luigi de Magistris (già magistrato) e il giornalista del Dubbio Rocco Bazzana all’interno della rassegna di “Trame: festival del libro sulle mafie”. Ed è proprio attorno al libro dell’ex magistrato, presentato a Lamezia Terme, che si è incentrata la conversazione tra i due. “Fuori dal sistema” è il titolo del libro (ed. Piemme). Si tratta di un’autobiografia in cui de Magistris  coniuga il binomio “rivoluzione e legalità”, come ha sottolineato. Tanti gli argomenti affrontati durante l’incontro. Da quelli più recenti, che lo hanno visto protagonista nell’amministrazione della città di Napoli - come la gestione dell’acqua pubblica e della vertenza sui rifiuti -, arrivando poi alla sua carriera da magistrato e di come, vestendo la toga, è sempre stato un uomo “fuori sistema”. Un magistrato integerrimo che, entrato in magistratura con la strage di Capaci, ha avuto sempre un alto senso della giustizia e dell’etica. E proprio per questo si è spinto ad affermare che uno dei problemi principali del nostro Paese sta nel fatto che la salvaguardia di alcune tipologie di indagine in cui gli indagati sono solo “ladri di polli” - quindi reati minori - ha un foro duro, contrariamente alle indagini che riguardano determinate cariche e determinati poteri le quali hanno tutt’altro foro giudiziario. “Quando sono entrato in tribunale senza la toga, che devo ammettere mi manca, leggevo: ‘La legge è uguale per tutti’. Quando la indossavo invece mi viene da leggere: ‘La legge dovrebbe essere uguale per tutti’, ma in realtà non lo è. E non lo dico per deprimere, ma per scuotere gli animi!”. E in questo passaggio tra passato e presente, ampio respiro hanno avuto anche temi attualissimi come la morte di Silvio Berlusconi e la proclamazione da parte del Governo Meloni del lutto nazionale. “Un uomo coerente con le proprie opinioni”, anche se non nasconde che “ha fatto la storia di questo Paese in negativo”. “Sono stati fatti funerali di Stato che non sono stati riservati nemmeno a personaggi del calibro di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Poi tre giorni di lutto nazionale. Una settimana di sospensioni delle votazioni - ha aggiunto -. Sono stati funerali indecenti. Abbiamo assistito alla genuflessione di tutti i poteri dello Stato. Non dimentichiamo chi è stato Berlusconi. Un imprenditore che non amava la libera concorrenza, tanto da aver accentrato tutti i poteri su di lui. Il suo impero da imprenditore edile nasce con i rapporti con Cosa nostra. È un condannato per frode fiscale. E non dimentichiamo che il capo di quel partito, Marcello Dell’Utri, è stato condannato per mafia (concorso esterno in associazione mafiosa, ndr). E ci sono addirittura indagini volte a capire se c’è stato un collegamento diretto o indiretto (di B. e Dell’Utri, ndr) nelle stragi (del 1993, indagine condotta dalla procura di Firenze, ndr). E il berlusconismo non è morto con Berlusconi come ha dimostrato la corsa di chi si dice ‘non berlusconiano, ma che lo ha inseguito per sempre’.
Un altro tema affrontato, anch’esso molto attuale, è stato la riforma della giustizia del ministro Nordio e, in particolare, il reato di abuso d’ufficio: reato che rischia di essere cancellato dal Guardasigilli. E per rispondere alla domanda di Bazzana fa una premessa: “Tutti i procedimenti di corruzione, concussione e peculato nascono da indagini di abuso d’ufficio patrimoniale. Se lo si elimina si dice che il 90% di indagini per concussione, corruzione e peculato non si faranno più”. Anche perché in questo clima sono “sempre meno i magistrati che hanno voglia di andare fino in fondo. Molti pensano alla carriera e alle correnti. Nel mio primo giorno di lavoro da magistrato a Napoli un avvocato mi si avvicinò e mi chiese: ‘Dottò, lei a chi appartiene?’. Gli risposi: ‘Mia madre si chiama Marzia, non appartengo a nessuno, solo alla mia terra’. Il messaggio era chiaro, se non hai qualcuno che ti governa non conti, ti vogliono mettere il guinzaglio”. Per de Magistris, però, dell’eliminazione dell’abuso d’ufficio non godrebbe solo il centrodestra. “Anche nel centrosinistra si stapperanno bottiglie”, ha commentato. Per l’ex magistrato non c’è dubbio che “l’abuso d’ufficio non patrimoniale va rivisto”. Così come è vero che "molti ex colleghi sindaci vivono con la paura. C’è il terrore della Corte dei conti, della Procura”. “lo capisco - ha detto de Magistris, aggiungendo poi un dato -. Io mi sono dovuto difendere in 100 procedimenti penali, disciplinari, civili, per fare il mio lavoro. Ma non ho avuto paura, altrimenti il sindaco non l’avrei fatto". E comunque l’atteggiamento sull’abolizione del reato è bipartisan, “se aboliranno l’abuso d’ufficio si stapperanno parecchie bottiglie anche nel centrosinistra”. La paura è naturale e dipende anche da una questione culturale: “Bisogna finirla con l’idea che l’informazione di garanzia non è una condanna. Deve cambiare la mentalità, dobbiamo cambiare cultura”. Ma, ha concluso, “questa forse è una battaglia persa”.

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