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Arrestato capogruppo di Forza Italia. Tra gli indagati anche un senatore di Fratelli d'Italia

Secondo quanto si apprende dall'Ansa sarebbero oltre cento gli indagati nell'ambito dell'operazione della Direzione distrettuale antimafia di Potenza sulla sanità lucana, nello specifico sulla costruzione del nuovo ospedale di Lagonegro, nell'area sud della regione.
L'operazione, condotta dalla Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri e coordinata dalla Dda ha letteralmente travolto l’amministrazione regionale della Basilicata con arresti, perquisizioni, provvedimenti restrittivi. In tutto gli indagati sono 39: il governatore di centrodestra Vito Bardi (in foto) è appunto tra coloro che hanno ricevuto un avviso di garanzia. Va specificato che, come riportato dall'Agi, non c'è stata alcuna perquisizione nell'abitazione del presidente della Regione Basilicata.
Il presidente della Regione avrebbe consegnato agli investigatori il telefono cellulare, mentre nel suo ufficio sono stati acquisiti i device in suo possesso. Inoltre non sarebbe interessato da alcuna misura cautelare.
Secondo quanto si è appreso sempre dall’Ansa, il governatore Bardi sarebbe estraneo alla parte dell’inchiesta che riguarda la costruzione del nuovo ospedale di Lagonegro, mentre sarebbe coinvolto in una “segnalazione” per un militare della Guardia di Finanza.
Altri aspetti che riguarderebbero Bardi nell’inchiesta si riferiscono al cambio alla guida dell’Azienda ospedaliera “San Carlo” di Potenza: in questo ambito, l’inchiesta riguarda anche i componenti della giunta regionale in carica all’epoca dei fatti, quindi pure l’ex assessore Rocco Leone. Tra le carte dell’inchiesta anche la gestione dell’emergenza Covid nella fase iniziale della pandemia, a marzo 2020, quando due famiglie di Potenza hanno denunciato l’effettuazione tardiva dei tamponi per i loro congiunti poi deceduti.
Secondo gli inquirenti esponenti dell'amministrazione regionale accedevano ai test anticovid eludendo i presupposti richiesti all'epoca dalla normativa.

Dda: Francesco Piro aveva “relazioni con esponenti della locale criminalità organizzata”
Secondo quanto riportato finora, un'ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata notificata stamani al capogruppo di Forza Italia nel Consiglio regionale della Basilicata, Francesco Piro, arrestato a Lagonegro (Potenza) e candidato per i berlusconiani alle elezioni del 25 settembre scorso come capolista al Senato. Secondo la Dda di Potenza, aveva “relazioni con esponenti della locale criminalità organizzata”. E “non di rado per raggiungere proprie finalità personali, politiche ed elettorali, e a scopo intimidatorio, ostentava ai suoi interlocutori i suoi asseriti collegamenti con contesti criminali calabresi”. Il coinvolgimento di Piro rientra in diversi filoni investigativi, uno dei quali legati alla costruzione dell’ospedale unico per acuti di Lagonegro (un investimento di edilizia sanitaria di 70 milioni di euro) e gli altri relativi alle ultime tornate elettorali che si sono svolte nell’area sud della Basilicata.

Pacchetti di voti
Tra i filoni dell'indagine, riporta l'Ansa, della Dda lucana sulla sanità vi è anche quello sulle promesse di "pacchetti di voti" ottenuti da alcuni indagati per le elezioni comunali di Lagonegro nel 2020, poi vinte dall'attuale sindaco Maria Di Lascio, da stamani agli arresti domiciliari. In particolare, secondo l'accusa, gli indagati hanno ottenuto la promessa dei voti in cambio di "vari favoritismi" in riferimento "al loro pubblico ufficio", come trasferimenti, promozioni, assunzioni e affidamenti di servizi pubblici.
Oltre al presidente Bardi è stata appunto emessa la misura cautelare nei confronti dell’assessore Francesco Cupparo (Forza Italia) attuale assessore regionale all'agricoltura, nei cui confronti è stato disposto un divieto dimora a Potenza.
Ma risulta tra gli indagati pure il vicepresidente Francesco Fanelli, che ha le deleghe alla Sanità. Inoltre, è indagata anche Donatella Merra, assessora alle infrastrutture e Mobilità. Dell’intera giunta di centrodestra guidata da Bardi, solo due assessori risultano al momento estranei all’inchiesta. Destinatario di informazione di garanzia e decreto di perquisizione anche Antonio Ferrara, dirigente della giunta regionale.
Maria Di Lascio, secondo le carte dell’inchiesta sulla sanità lucana, aveva chiesto ai gestori della telefonia mobile nella sua zona di disattivare i ponti radio “per impedire” che i “non sostenitori” di Francesco Piro potessero usare i telefoni cellulari. La stessa Di Lascio – secondo la Direzione distrettuale antimafia di Potenza – aveva deciso di “punire” un altro non sostenitore di Piro, impedendogli di accedere “alle condotte idriche” a servizio di alcuni terreni.

Coinvolto anche un Senatore
Nei confronti dell’ex assessore lucano alla sanità, Rocco Leone (attualmente consigliere regionale di Fratelli d'Italia) il gip di Potenza Salvatore Pignata ha notificato l'obbligo di dimora a Policoro (Matera).
Anche Gianni Rosa, eletto al Senato con Fratelli d’Italia alle Politiche dello scorso 25 settembre, è tra gli indagati: è stato assessore all’ambiente della Regione dalla primavera del 2019 allo scorso mese di febbraio. Inoltre, gli agenti e i militari dell’Arma hanno svolto diverse perquisizioni nella sede della Regione e all’ospedale San Carlo di Potenza, il cui direttore generale Giuseppe Spera risulta essere coinvolto nell’inchiesta.

De Magistris: "Meloni non ha mai preso posizione su reati di criminalità organizzata"
"L'indagine della direzione distrettuale di Potenza, con la necessaria sottolineatura della presunzione d'innocenza, evidenzia come la questione morale e il sistema criminale siano temi centrali e dominanti di cui non si vuole parlare perché ovviamente il sistema non vuole farsi processare. Ancora una volta la Basilicata, Potenza e anche l'ospedale San Carlo centro, purtroppo" sono al centro "di interessi affaristici e criminali. Anche quando da pm della procura di Catanzaro mi occupai di quella terra e individuammo un sistema di collusioni gigantesco nella politica e nelle istituzioni". Ad affermarlo è stato Luigi de Magistris, portavoce di Unione Popolare. "La Meloni, imminente probabile presidente del consiglio sollecitata, non ha mai preso adeguata posizione sui tanti procedimenti penali per fatti assai gravi di reati contro pubblica amministrazione e criminalità organizzata che riguardano personalità di primo piano del suo partito e del centrodestra di cui rappresenta la guida. Mala tempora currunt".

Foto © Imagoeconomica

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