Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Il magistrato palermitano a Torre Annunziata ospite di "Ancore della Legalità". Assieme a lui i giornalisti Lillo, Baudino e Pettinari

Dai rischi che si nascondono dietro le più recenti riforme della giustizia, all’importanza della comprensione del fenomeno mafioso. E poi ancora il ruolo della scuola, l’impegno del cittadino e la nuova speranza rappresentata dai giovani. Sono questi alcuni degli argomenti affrontati venerdì mattina a Torre Annunziata all’evento organizzato dalle Agende Rosse - gruppo “Giancarlo Siani”, “Ancore della Legalità”.

Ospite d’eccezione è stato il Sostituto Procuratore della Direzione Nazionale Antimafia e già membro del CSM, Nino Di Matteo.

L’evento, intitolato: “Affermare la legalità: L'Italia tra Mafie, Giustizia e nuove generazioni”, ha visto la viva partecipazione del giovane pubblico studentesco e non solo, riempiendo, difatti, l’aula magna dell'istituto Superiore Guglielmo Marconi di Torre Annunziata.


lillo torannunz sett23

L'intervento del giornalista Marco Lillo


Prima ha raccontato la propria esperienza di vita e quei motivi che lo hanno portato a scegliere di fare il magistrato, ricordando come Palermo sia stata una città dove in pochi anni, soprattutto nel decennio che va dal 1980 al ‘90, sono stati uccisi decine di magistrati, giornalisti, imprenditori, ma anche il presidente della Regione Sicilia, Piersanti Mattarella, oppure il generale Carlo Alberto dalla Chiesa. “Tutti assassinati durante una condizione di sostanziale isolamento e delegittimazione. Una condizione che a volte è partita dallo Stato che loro stessi hanno rappresentato, ma a volte anche dall'indifferenza e dall'ostilità che ha manifestato la popolazione e la cittadinanza”.

Quindi, rivolgendosi soprattutto ai tanti giovani presenti in sala, Di Matteo ha spiegato come la mafia sia riuscita, in Italia, a “condizionare la vita della nostra Repubblica”. Un fatto grave che richiede l'attenzione collettiva e la condivisione di una responsabilità comune, che ai giovani potrebbe sembrare ancora distante, ma in realtà li coinvolge in prima persona. “Il fenomeno Cosa nostra è oggetto di studio e di approfondimento da 170 anni e lo Stato ancora non è riuscito a vincere questa guerra, nonostante 17 Commissioni parlamentari antimafia. Questo è stato possibile perché le mafie non rappresentano solo un problema di violenza spicciola - ha spiegato Di Matteo - ma anche la capacità di riuscire ad infiltrarsi con il potere che occupa livelli superiori”.


pettinari torannunz sett23

L'intervento del caporedattore di AntimafiaDuemila, Aaron Pettinari


Una vera e propria lezione di antimafia, dunque, che i giovani oplontini hanno accolto con entusiasmo e curiosità, riuscendo per questo ad osservare da vicino la parte viva di uno Stato che protegge e difende il futuro dei giovani dagli attacchi nocivi della criminalità organizzata. “Senza nessuna pretesa di paternalismo, vi prego soltanto di ricordare una cosa: non siate indifferenti a questo tipo di problema, perché persiste l’intenzione di rendervi tali e di farvi credere che si tratta di difficoltà che appartengono ad altri e non a voi. Le mafie offendono la vostra libertà e la vostra dignità, anche quando non ve ne accorgete. Rispetto alle tante cose che non vanno in questo Paese - ha proseguito - vi invito ad indignarvi, se il caso lo richiede, anche a ribellarvi con forme non violente e assumervi la responsabilità di provare a cambiare quello che non vi piace”. E poi ancora"Per interrompere il legame tra camorra e politica non basta sciogliere il Comune. Senza un cambio di mentalità non potrà esserci alcuna rinascita. Ragazzi, non siate indifferenti. Ignorare l'esistenza del malaffare vi rende schiavi. Non dovete essere pecore ammaestrate, ma uomini e donne liberi".


pubblico torannunz sett23


Da Cartabia a Nordio
Durante l’evento antimafia, moderato dallo scrittore e giornalista Marco Lillo, il magistrato Di Matteo ha sottolineato anche l’esistenza di “una continuità di fondo tra la riforma Cartabia e la riforma Nordio”, che potrebbe essere individuata nell’intenzione di “spuntare le armi alla magistratura, soprattutto nell’individuazione e nella repressione di reati come la corruzione”. E ancora: “Le intercettazioni sono state fondamentali per tutti i processi di mafia e per molti processi di corruzione. Oggi si sta prevedendo una regola per la quale la polizia giudiziaria, che materialmente ascolta le conversazioni intercettate su ordine della magistratura, non annota nemmeno per sintesi quello di cui si parla durante la telefonata intercettata, se ritiene che quelle informazioni sono irrilevanti. Questo attribuisce un potere a chi ascolta che esclude il magistrato, titolare dell’indagine, dal conoscere l’oggetto della conversazione. Ma una conversazione che in questo momento può sembrare irrilevante nella mia indagine - ha spiegato Di Matteo - può essere rilevante in un’altra indagine, oppure all’interno di indagini future. Una circostanza che, oltre a ledere l’incisività dell’indagine del pm, rischia di ledere anche il diritto di difesa degli indagati e degli imputati”. 


premiazione torannunz sett23


Parlare di mafia ad ogni costo
Per mantenere sempre alta l’attenzione sul tema delle mafie, è essenziale continuare a parlarne, anche a rischio di subire attacchi e tentativi di delegittimazione. In tal senso, il magistrato Nino Di Matteo ha voluto sottolineare l’impegno dei giornalisti presenti e anche della nostra testata (e per questo siamo e saremo sempre grati): “Attacchi e delegittimazioni li abbiamo subiti tutti noi, ma anche ANTIMAFIADuemila continua ad essere bersaglio sempre di delegittimazioni, derisioni e quant'altro. Io li ho conosciuti quando ero il pm del processo via d’Amelio Ter. E vedevo dietro il banco del pm, oltre agli avvocati, c'erano di solito due giornalisti. Due persone. Io non sapevo nemmeno chi fossero. Erano udienze che duravano dalla mattina fino alla sera tarda. Il Presidente a volte voleva finire anche a mazzanotte. In una pausa delle udienze loro si sono avvicinati presentandosi con nome e cognome: erano Lorenzo Baldo ed Anna Petrozzi. Chiesi da dove venissero e mi risposero che erano della rivista ANIMAFIADuemila e veniamo dalle Marche. Evidenziai che erano quasi sempre lì, presenti. E loro mi risposero che viaggiavano col pullman, e se c'erano più giorni rimanevano, per poi ripartire e tornare. Loro hanno documentato tutto il processo, così come tanti altri processi. Loro continuano da quell'epoca a raccontare. Perché questi fenomeni si devono raccontare dal momento che la mafia ha bisogno del silenzio. Paolo Borsellino, in uno dei suoi ultimi incontri con gli studenti, ha detto: ‘Ragazzi parlate di mafia; tra di voi, in famiglia, a scuola, alla radio, oppure sui giornali, ma parlatene’”.


giovani torannunz sett23


Per la nostra redazione era presente il caporedattore, Aaron Pettinari che ha evidenziato l’evoluzione delle mafie oggi, inserite in un unico grande sistema criminale. “Mi chiedo se non sia il caso di iniziare a parlare apertamente di Cosa unica, così come hanno raccontato anche altri collaboratori di giustizia, già negli anni Novanta, e così come è emerso in recenti inchieste e processi - ha detto - Dobbiamo interrogarci sul significato che hanno avuto le stragi, anche perché la grande informazione o le fiction non aiutano. Spesso nelle commemorazioni ci si ferma al maxi processo e ai due attentati di Falcone e Borsellino. Invece c’è un dopo che non viene mai raccontato. Le inchieste che ci sono state, ma anche i clamorosi fatti che sono emersi con processi come quello sulla trattativa Stato-mafia. Con l’arresto di Messina Denaro è tornato il leitmotiv ‘la mafia è stata sconfitta e l’emergenza è finita’. Ma non è così. E questo va spiegato ai giovani”.


baudino torannunz sett23

L'intervento del giornalista Stefano Baudino


Altro prezioso contributo della giornata è stato quello del giornalista e scrittore Stefano Baudino, il quale ha esposto in maniera appassionata una carrellata di titoli di giornali che, nei giorni successivi alla sentenza trattativa, hanno attaccato in maniera indiscriminata i pm che avevano svolto quel processo, ed ha ricordato le sentenze che hanno comunque certificato non solo l’esistenza della trattativa, ma anche una serie di fatti.

ARTICOLI CORRELATI




ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos