I giudici del Tribunale del Riesame confermano le misure cautelari
di AMDuemila
Rimangono in carcere l'avvocato Giorgio De Stefano e il cugino Dimitri, arrestati nell'ambito dell'inchiesta "Sistema Reggio", in quanto ritenuti ai vertici di quella che è storicamente considerata una delle più potenti dinastie della 'Ndrangheta in città. Il Tribunale del Riesame (il collegio era presieduto dal giudice Filippo Leonardo) ha rigettato i ricorsi di sei indagati, così, oltre che per i due De Stefano, sono state confermate le misure cautelari nei confronti di Giovanni Carlo Remo, Salvatore Gioé, Domenico Stillitano, la “talpa” all'Ufficio Gip (seppur impiegata precaria) Angela Marra Cutrupi (domiciliari) e dei fratelli Carmelo Salvatore Nucera e Domenico Nucera (quest'ultimo ai domiciliari).
Ha retto quindi, senza cedimento, l'impianto accusatorio della Procura distrettuale antimafia (titolari dell'inchiesta i pm Roberto Di Palma e Rosario Ferracane) nei confronti delle 19 persone coinvolte. Un'indagine che ha svelato come nella città dello Stretto l'influenza della 'Ndrangheta fosse dominante nei campi più svariati. A Reggio Calabria, chiunque avesse voluto aprire un'attività, comprare un bar o un negozio, o anche semplicemente iniziare un qualsiasi lavoro come dipendente, doveva comunque ottenere il benestare dell'organizzazione criminale.
La decisione era molto attesa in particolare nei confronti dei due De Stefano, considerati appunto membri di spicco dello storico clan di Archi, non solo per il rango criminale, ma anche per il fatto che agli atti dell'indagine non vi siano intercettazioni dirette dei due, ma solo plurimi riferimenti degli altri indagati.
Proprio Giorgio De Stefano veniva appellato nelle intercettazioni di terzi come “il massimo” a cui fare riferimento. Su Dimitri, invece, pendono anche le accuse dei collaboratori di giustizia Antonino Fiume, Roberto Moio ed Enrico De Rosa.