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Giuseppe Contartese, 24 anni, coordinatore di Forza Italia a Vibo Valentia, ha rivelato dettagli cruciali sul consorzio mafioso lombardo che coinvolge la Cosa Nostra, la 'Ndrangheta e la Camorra legata al boss Michele Senese; in primis i contatti diretti con l’ex latitante Matteo Messina Denaro per questioni finanziarie.
Lo rivela il 'Fatto Quotidiano' riportando il contenuto degli atti dell'inchiesta "Hydra" condotta dalla procura di Milano.
Il gip aveva accolto solo undici richieste di arresto su 154 avanzate dalla Direzione distrettuale antimafia; dal 15 marzo sono in corso le udienze davanti al tribunale del Riesame dalle quali sono emersi importantissimi elementi che confermerebbero l'ipotesi dell'accusa.
Contartese, che allo stato risulta vittima e non indagato (infatti è stato vittima dopo aver messo tutto a verbale il 6 dicembre di una aggressione sulla quale la Procura di Milano sta indagando) ha raccontato alla magistratura di aver conosciuto i vertici del Consorzio, dai Pace di Castelvetrano ai Crea di Melito fino agli esponenti della ’Ndrangheta di Lonate Pozzolo. “Mi hanno invitato a fermarmi a Milano per la gestione della consulenza fiscale delle loro società. Mi hanno specificato di conoscere importanti personaggi politici, tra cui alcuni miei amici di quando partecipavo ai convegni di Forza Italia”. Filippo Crea, uomo del consorzio mafioso e figlio del boss Santo Crea rivela al politico il bacino elettorale della cosca. “Mi disse che suo padre disponeva di un pacchetto di voti sia in Calabria sia in Lombardia. Nelle amministrazioni di Melito di Porto Salvo, erano inseriti parecchi soggetti imparentati proprio con i Crea; mentre in Lombardia disponevano di pacchetti di voti importanti che gli derivavano dai dipendenti delle numerose società da loro gestite”.
Oltre a questo ci sono anche molti soldi nel racconto di Contartese: Eros Marcon (…) il quale mi ha confidato che riciclava i soldi, in particolare dei calabresi e degli albanesi, tramite un giro di false fatturazioni. Il suo capo è un importante esponente della mafia albanese”.
Il giovane esponente di Forza Italia è entrato sempre di più nei dettagli: negli uffici di Linate, dove lavorava, gli dicevano che "non erano molto avvezzi al settore finanziario, che preferivano che seguissi gli aspetti legati alle loro società, anche perché loro non volevano figurare. Mi dissero che mi sarei occupato di tutto, una sorta di amministratore delegato delle loro società; ricordo che Crea mi disse: io arrivo solo quando serve la ruspa per fare il buco e sotterrare i soldi”.
Il 'Fatto' ha riportato anche la presenza del nome di Matteo Messina Denaro tra le carte: uno della famiglia Pace, organica al Consorzio, “mi disse che lui era dello stesso paese di quello che hanno arrestato oggi; chiarisco che era il giorno dell’arresto di Matteo Messina Denaro. Sempre sulla ex primula rossa di Castelvetrano ha spiegato: “Un giorno Filippo Crea mi fece intendere che attraverso le attività degli uffici di Lainate avevano contatti e riscontri diretti con l’ex latitante proprio per questioni finanziarie. Ho capito che tali collegamenti potevano derivare dai rapporti tra Crea e i Pace, tramite Marcon che gestiva gli aspetti finanziari del riciclaggio”. E ancora: “La maggior parte delle centinaia di società erano intestate a prestanome. Molti di questi prestanome venivano arruolati presso un poker club”. Rispetto poi alla palazzina di Lainate “ricordo che giravano grosse quantità di denaro contante, vi erano due macchinette conta soldi che giravano ininterrottamente. Ho visto sia Tripodi che Crea lasciare gli uffici con mazzette di denaro”.

Fonte: ilfattoquotidiano.it

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