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La storia del boss ricostruita attraverso un’inchiesta esclusiva su Antonello Nicosia assistente parlamentare recentemente condannato a oltre 16 anni per associazione di stampo mafioso

Martedì, in prima visione assoluta su TV8, in seconda serata, andrà in onda una nuova puntata di Mappe criminali. Con le sue inchieste d'assalto il giornalista Daniele Piervincenzi, ha ricostruito le geografie criminali che attraversano l’Italia. E per questa terza puntata il focus sarà su Castelvetrano, dove viene ripercorsa la storia del latitante Matteo Messina Denaro, la primula rossa della Mafia alla macchia dal 1993, quando la Procura di Palermo emise un mandato di arresto per associazione mafiosa e diversi omicidi. Un viaggio nella Sicilia Occidentale, da Trapani a Sciacca dove la storia di Matteo Messina Denaro viene ricostruita attraverso un’inchiesta esclusiva su Antonello Nicosia, assistente parlamentare recentemente condannato a oltre 16 anni per associazione di stampo mafioso. Nicosia si è messo a disposizione della famiglia Messina Denaro per favorirne gli interessi e per portare le loro istanze fino in Parlamento.

La sinossi della puntata
Un fantasma ci accompagna da 27 lunghi anni. Lo abbiamo visto invecchiare nelle foto segnaletiche ricreate dalla polizia. E’ Iddu, lui, Matteo Messina Denaro, il capo dei capi di Cosa Nostra.
Segue le sue tracce la terza puntata di “Mappe criminali”, una produzione Invisible Dog per SkyTv8 in onda tutti i martedì in seconda serata, che con il giornalista Daniele Piervincenzi attraversa l’Italia per ricostruirne le geografie criminali.
Dopo il litorale romano e la Capitale, il viaggio di Mappe criminali fa tappa in Sicilia per seguire l’ombra di Iddu. Dicono sia morto o fuggito all’estero, che le sue truppe siano state sparigliate dagli arresti e le confische dell’ultimo decennio. Eppure la sua presenza si avverte ancora. Iddu sarà pure un fantasma, ma non è di certo sparito. I suoi soldi e il suo potere spingono ancora i più deboli o i più avidi a mettersi a disposizione.
Ed è forse questo il caso di Antonino Nicosia, di Sciacca, che dopo avere scontato una condanna a 10 anni di prigione per narcotraffico era diventato il paladino dei carcerati sotto la rosa dei Radicali Italiani. Poche settimane fa il tribunale di Palermo lo ha condannato a 16 anni e 8 mesi per associazione mafiosa e falso. L’accusa è di essersi interfacciato con i boss mafiosi al 41 bis per veicolare messaggi da e per l’esterno. Per farlo, Nicosia avrebbe usato il suo ruolo di Assistente Parlamentare.
A ingaggiarlo, l’Onorevole Giuseppina Occhionero, eletta con LEU e passata poi a Italia Viva - ora rinviata a giudizio per falso. Nicosia le avrebbe persino scritto un’interrogazione contro il carcere duro presentata poi in parlamento.
Questo perché Nicosia si batteva soprattutto per scardinare il discusso meccanismo del ‘fine pena mai’, che permette allo Stato, grazie a un escamotage legislativo, di tenere in carcere i mafiosi che hanno finito di scontare la condanna. I meccanismi sono chiamati ‘ergastolo ostativo’ oppure ‘ergastolo bianco’, come quello che stanno scontando il cognato di Matteo Messina Denaro, Filippo Guttadauro, e i fratelli Graviano. Mettere fine al regime di carcere duro è una delle battaglie storiche di Cosa Nostra; quella per la quale si fecero le stragi, dicono i processi.
A poche settimane dalla decisione della Corte Costituzionale che sancisce l’incostituzionalità dell’ergastolo ostativo, Mappe criminali racconta tutto questo e più, attingendo da fonti mai ascoltate prima per raccontare l’ascesa e la caduta di Antonello Nicosia ma anche da altre, che in passato hanno ucciso insieme a Matteo Messina Denaro, per interpretare le manifestazioni di un fantasma.

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