In primo grado i poliziotti Mario Bo e Fabrizio Mattei sono stati prescritti per il reato di calunnia, e Michele Ribaudo assolto
E’ iniziato stamattina, davanti alla Corte d'Appello di Caltanissetta, il processo di secondo grado del cosiddetto depistaggio sulle indagini sulla strage di via d’Amelio, in cui furono uccisi, il 19 luglio del 1992, il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta. Davanti alla Corte nissena si ritroveranno nuovamente alla sbarra i tre poliziotti del gruppo “Falcone e Borsellino” accusati di concorso in calunnia aggravata dall'avere agevolato Cosa nostra. A rappresentare l'accusa è il neo Procuratore generale Fabio D'Anna con i sostituti procuratori generali Antonino Patti e Gaetano Bono. Sarà applicato dalla Procura anche il pm Maurizio Bonaccorso, che ha rappresentato l'accusa in primo grado, dopo l'addio di Stefano Luciani e Gabriele Paci, andati rispettivamente a Roma e Trapani. Nella sentenza di primo grado, emessa il 12 luglio del 2022, era caduta l'aggravante mafiosa per due dei tre poliziotti imputati del processo depistaggio Borsellino: prescritti i reati per Mario Bo e Fabrizio Mattei, mentre Michele Ribaudo era stato assolto. Il poliziotto Ribaudo era stato assolto "perché il fatto non costituisce reato". Erano tutti accusati di concorso in calunnia aggravata dall'aver favorito Cosa nostra. E, in particolare, per aver contribuito a "vestire il pupo", ovvero a "costruire" il falso pentito Vincenzo Scarantino.
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