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di AMDuemila - 11 settembre 2014

Palermo. La Direzione investigativa antimafia, insieme alla Guardia di Finanza ed ai Carabinieri hanno sequestrato beni, per un valore di circa 3 milioni di euro, all'imprenditore Giovanni Filardo (in foto) di Castelvetrano (Tp). Filardo è il cugino del boss latitante Matteo Messina Denaro. L’operazione ha interessato un complesso aziendale, numerosi automezzi, terreni, e una villa. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Trapani. Filardo è stato arrestato nel marzo del 2010: i magistrati sostengono che, insieme ad altri esponenti di Cosa nostra, avrebbe compiuto estorsioni e il reinvestimento di capitali illeciti. Su di lui pende anche l'accusa di essere stato collettore e distributore di messaggi indirizzati o spediti dal capomafia latitante.
Filardo venne assolto in primo grado dal Tribunale di Marsala per il reato di associazione a delinquere di tipo mafioso, il 13 dicembre 2013, ma successivamente fu di nuovo arrestato nel corso dell'operazione 'Eden", con l'accusa di "trasferimento fraudolento di beni, al fine - secondo i magistrati - di agevolare l'attività della mafia avendo intestato fittiziamente ad altre persone somme di denaro ed altri beni". Le indagini sono state coordinate dal procuratore aggiunto della Dda di Palermo Bernardo Petralia.


Lorenzo Cimarosa, cognato di Messina Denaro, proprio a seguito dell’operazione “Eden” nella quale fu arrestato, decise di rendere dichiarazioni ai pm anche in riferimento alla figura di Filardo, proprietario della B.F. costruzioni, una sorta di bancomat o per il boss latitante: “La “BF Costruzioni è formalmente di proprietà di Giovanni Filardo, - aveva precisato Cimarosa – ma in realtà, per quanto mi consta, vi sono messi di fatto di proprietà di Vincenzo Panicola - marito di Patrizia Messina Denaro, anche lui detenuto – e Filippo Guttadauro – padre di Francesco, sempre in carcere – Filardo ha sempre tenuto i contatti con Cosa nostra trapanese per conto di Matteo Messina Denaro” e coltivava rapporti “con tutti i capimafia della provincia con cui regolava e concordava e metteva a posto lavori e appalti”. Dalle indagini era emerso che Filardo, anche da detenuto, trasmetteva ai suoi familiari le direttive sulle attività imprenditoriali che interessavano il territorio di Castelvetrano e tutto il trapanese: parchi eolici, capannoni e punti di ristorazione, oltre alla gestione di imprese edili con particolare riferimento alle assunzioni, ai licenziamenti, ai pagamenti e alle riscossioni.

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