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agostino castelluccio 500Saranno sentiti i periti che hanno esaminato l'arma
di Aaron Pettinari
Si dovrà attendere ancora un mese per conoscere gli esiti degli accertamenti non ripetibili compiuti sulla revolver Smith & Wesson 357 magnum, rinvenuta a San Giuseppe Jato nel 1996 in quello che fu battezzato come l'arsenale mafioso di Contrada Giambascio (oltre alla pistola vi erano fucili, mitragliatori, munizioni, mine anticarro e congegni elettrici), nell'ambito delle indagini sull'omicidio del poliziotto Nino Agostino e della moglie Ida Castelluccio. I periti nominati dal Gip, Marco Gaeta, hanno chiesto ed ottenuto una proroga del termine per depositare la relazione conclusiva.
I sostituti pg Nico Gozzo e Umberto de Giglio avevano chiesto dei nuovi accertamenti (i consulenti di parte nominati sono Maria Concetta Allia, Biagio Manetto e Livio Milone) per approfondire alcuni aspetti per stabilire se l'arma sia stata usata il 5 agosto 1989 per quel delitto commesso a Villagrazia di Carini. La verifica sul tipo di impronta che l'arma, che i boss hanno cercato di alterare e che è stata danneggiata, lascia sui proiettili, si dovrà effettuare la comparazione sui segni dei reperti dell’omicidio Agostino-Castelluccio.
Così l'incidente probatorio con i periti ed i consulenti dell'accusa e della difesa (per il delitto sono indagati i boss Antonino Madonia e Gaetano Scotto) si terrà il prossimo 18 luglio.
L'inchiesta sul caso Agostino ha avuto varie vicissitudini. La procura generale ha avocato l'indagine dopo l'opposizione della famiglia di Agostino alla richiesta di archiviazione presentata dalla Procura. Tra gli indagati vi era anche l'ex ispettore di polizia, con un passato nei servizi segreti, Giovanni Aiello, soprannominato "faccia da mostro" per una profonda cicatrice che gli deturpava il viso, morto nei mesi scorsi. Anche per quest'ultimo, già indagato per concorso esterno, i pm avevano chiesto l'archiviazione evidenziando come lo stesso fosse un "soggetto certamente in contatto qualificato con l'organizzazione mafiosa Cosa nostra (se non addirittura intraneo)". Aiello, secondo la ricostruzione dell'accusa, avrebbe aiutato i killer, Madonia e Scotto, a fuggire dopo il delitto. La speranza è che i nuovi accertamenti possano aprire un ulteriore squarcio di verità e magari portare ad un processo che la famiglia Agostino attende ormai da quasi 29 anni.

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