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Massimiliano Giannantoni e Federico Carbone offrono uno spunto per la ricerca della verità

“Ci sono due storie, la storia ufficiale, menzognera, che viene insegnata, la storia ad usum Delphini; poi la storia segreta, in cui ci sono le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa”. In questa citazione di Honoré de Balzac (Illusioni perdute) si scorge lo sforzo che il giornalista di SkyTg24 Massimiliano Giannantoni ed il criminologo Federico Carbone hanno dovuto compiere per scrivere “Le donne delle stragi” (edito da Chiarelettere) scavando tra i meandri più tortuosi della storia d'Italia e segreti indicibili che accompagnano quelle stragi di Stato che negli anni Novanta hanno insanguinato l'Italia.
Raccogliendo documenti e testimonianze dirette, hanno potuto percorrere piste che mettono in evidenza non solo l'esistenza di “mandanti esterni”, ma anche la presenza di figure “oltre” Cosa nostra. Uomini e donne sui cui in questi anni le Procure di Caltanissetta, Firenze, Palermo e Reggio Calabria, coordinate dalla Procura nazionale antimafia, hanno cercato di focalizzarsi nello sviluppo della loro attività investigativa.
Dalle indagini sulle stragi del 1992 (Capaci, via d'Amelio) a quelle sulle stragi del '93 (Firenze, Roma e Milano); dalle indagini sulla struttura paramilitare Gladio a quelle sulla famigerata sigla della Falange Armata le cui rivendicazioni segnarono la storia del Paese nei primi anni Novanta. E poi ancora l'inchiesta su Giovanni Aiello (anche noto come Faccia da mostro), il cui decesso improvviso (avvenuto nel 2017) ha sempre destato delle perplessità.
Proprio Aiello è una figura centrale. Diversi collaboratori di giustizia avevano dichiarato che spesso era accompagnato da alcune donne.
La caccia, quella dei Giannantoni e Carbone, in alcuni casi ha portato a ritrovare nomi e cognomi precisi.
Il criminologo Federico Carbone ha scoperto un documento secondo il quale "nel 1993 cinque donne facevano parte della VII divisione del sismi i cui componenti erano molti di più di quei 16 conosciuti attraverso la cosiddetta lista Fulci".
“Le donne - si legge nel libro - sono nella stessa lista dei militari sospettati e mai indagati per l’indagine sulla Falange armata”. Addirittura, secondo una fonte riservata, “di queste cinque agenti, oggi almeno tre sarebbero ancora in servizio” e sarebbero anche state rintracciate dagli autori che al contempo si chiedono: “Per il loro ruolo di istruttrici Gladio, avrebbero potuto aver addestrato e quindi conoscere i profili femminili sospettati di aver partecipato agli attentati di Capaci, Roma, Firenze e Milano?”.
La pista sulla presenza di figure femminili nei luoghi delle stragi si rafforza con la presenza di DNA su un paio di guanti di lattice a pochi metri dal cratere di Capaci; o ancora le testimonianze sulla presenza di donne viste prima delle esplosioni in via Fauro; nei pressi di via dei Georgofili e in via Palestro.
Così il lettore entra in un viaggio che porta a scoprire i volti di Antonella, Rosalba, Nina, "la Libica", profili di donne che potrebbero aver avuto un ruolo di rilievo nella consumazione delle stragi o che sono venute a conoscenza di fatti e circostanze. "Anche se non conosciamo con certezza i nomi di tutte, sappiamo che si tratta di donne pericolose - scrivono - A lungo si sono nascoste dietro false identità e vite solo all’apparenza normali. Le indagini sui crimini in cui sarebbero state coinvolte, sebbene in parte archiviate, dopo tre decenni non sono ancora concluse".


donne delle stragi lib

Ed è partendo da loro che viene ricostruita l'esistenza di un “un sistema criminale complesso di cui fanno parte esponenti della massoneria deviata, la destra eversiva, esperti di tecniche del terrorismo e della comunicazione di massa”, tanto esteso quanto inquietante.
Alcune di queste donne, infatti, avrebbero avuto ruoli nell’ambito militare, addestratrici della Gladio struttura paramilitare nata nell’intesa tra la CIA e i servizi segreti italiani.
Ciò significa che le stragi sono state poste in essere su spinta internazionale? Il sospetto è lecito.
Qualche anno fa proprio Carbone, in un'intervista a Il Giornale, aveva raccontato di aver saputo da una fonte  (un generale dell'esercito USA di stanza a Camp Darby, una donna vicina alla Cia), in via confidenziale le parlò della morte di Marco Mandolini, il parà della folgore trovato morto il 13 giungo 1995 nei pressi di Livorno, e della strage di Capaci.
“Una delle cose che fa maggiormente riflettere e impone una serie di interrogativi è questa - si legge nel libro - è accertato che la VII divisione del Sismi era quella che ospitava gli istruttori di Gladio, quella dove si insegnava agli 007 italiani a sparare, a immergersi in ogni profondità marina, a scalare montagne e ad assemblare bombe. Nel 1997 una perizia della Commissione stragi sull’archivio della Sad, il Centro studi speciali e addestramento da cui dipendeva la struttura di Gladio, scoprì che l’inizio delle attività del gruppo Ossi risaliva già al 1987. Quindi appare chiaro che i nostri apparati di sicurezza, già negli anni in cui avvenivano le stragi, sapevano dell’esistenza di sezioni dei servizi segreti usate per operazioni definite 'sporche'. La VII divisione era una propagazione della Stay Behind italiana ed era strettamente interconnessa con l’intelligence americana, la Cia; quella accusata negli anni Novanta da Francesco Paolo Fulci di essere stata il covo e il cuore delle rivendicazioni della Falange armata, la misteriosa sigla terroristica che ha rivendicato tutte le stragi del biennio ’92-'94; quella che venne smantellata in fretta e furia nel 1993, subito dopo l’attentato di via Palestro a Milano”. Sono queste alcune delle stranezze che vengono messe in evidenza da Giannantoni e Carbone.
All'interno del libro non mancano interviste inedite anche a persone finite sotto la lente d'ingrandimento degli investigatori. Dall'ex polizotto Giovanni Peluso, indagato e poi archiviato dall’accusa di esser stato “compartecipe ed esecutore materiale della strage di Capaci” alla ex moglie Marianna Castro (anche lei accusata come Peluso dal collaboratore di giustizia Pietro Riggio); o ancora vengono documentati gli scambi avuti con i collaboratori di giustizia Elmo, Palmeri (oggi deceduto) e Pasquale Nucera.
Leggendo questo libro ci sono venute in mente le parole che qualche anno addietro ci disse l'ex magistrato Carlo Palermo in un'intervista: “Su tanti episodi della nostra storia si scorge la presenza di componenti esterni. Di fronte ai segreti di Stato che si sono sviluppati nel corso della nostra storia serve una visione di insieme”.
E' da qui, da questa visione di insieme, che si deve ripartire. E questo libro può essere spunto per nuovi sviluppi e comprendere perché, e soprattutto chi, ha voluto davvero le stragi che hanno cambiato la storia della nostra Repubblica.

Realizzazione grafica by Paolo Bassani

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