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Le previsioni del compianto Giulietto Chiesa

Questo articolo, che riproponiamo ai nostri lettori, è stato scritto in data 08-04-2024.

Edward Luttwak
non delira quando afferma che “i paesi della NATO dovranno presto inviare soldati in Ucraina o affrontare una sconfitta catastrofica”. Il politologo USA, che si sostiene abbia collaborato con la CIA in Italia sotto le spoglie di giornalista, è portavoce di chi davvero comanda negli Stati Uniti. E sicuramente ciò che dice, non lo dice a caso, come quando attaccò i pm antimafia perché fanno bene il loro lavoro.
Dicevamo, il suo passato da consulente del Dipartimento di Stato gli ha presumibilmente consentito l’accesso diretto ad informazioni riservate dei più alti apparati di Washington, dall’Economia, alla Difesa, dove probabilmente vanta conoscenze nell’intelligence, in cui ha bazzicato per anni, così come tra i generali del Pentagono. Pertanto, quando afferma - in maniera cinica, fascista e quasi tirannica - che l’unico modo per evitare una débâcle in Ucraina è che i paesi membri della NATO mandino i propri uomini e le proprie donne a sacrificarsi al fronte, lo fa perché non è nient’altro che la volontà del deep state americano. Una volontà ormai non più così recondita, alla luce delle dichiarazioni di alcuni esponenti dell’amministrazione Biden, oltre che del Luttwak stesso. E alla luce dell’ultima - inquietante - esercitazione NATO svolta tra fine febbraio e inizio marzo, nella quale le truppe dell’alleanza hanno simulato combattimenti in Ucraina contro i russi. Uno scenario, questo, che se dovesse concretizzarsi condurrebbe indubbiamente a uno scontro senza precedenti tra Stati Uniti e Russia. Se i soldati USA o NATO dovessero affondare gli stivali nel fango delle steppe ucraine significherà, infatti, terza guerra mondiale. Lo sa il Cremlino, lo sa Bruxelles, lo sa la Casa Bianca e lo sanno anche i falchi della politica USA come Luttwak. Al consulente del Dipartimento di Stato americano, però, questo sembra non importare. Luttwak ragiona con la dottrina dell’impero romano: vietato perdere una guerra perché perdere significa indebolirsi. E su questo aspetto va detto che ha ragione. Se l’Ucraina dovesse uscire sconfitta dalla guerra con la Russia - come è ormai evidente, salvo stravolgimenti - gli Stati Uniti ne usciranno pesantemente indeboliti. In primis a livello di immagine: si tratterebbe dell’ennesimo conflitto appoggiato da Washington costato valanghe di miliardi di dollari e vite umane terminato con un disastro. E poi dal punto di vista economico e strategico. Una vittoria di Putin significherebbe il riavvicinamento, con il passare del tempo, dell’Europa alla Russia, spinta, anzitutto, dal gas russo di cui ha dovuto fare a meno in questi due anni (prima della guerra l'Europa dipendeva dall'importazione di gas russo per circa il 40% dei consumi e l’Italia era uno dei principali paesi fruitori). E poi ci sono le grandi aziende europee, i cui investimenti sono stati congelati per via delle sanzioni con l’inizio dell’invasione russa in territorio ucraino, che aspettano solo l’occasione giusta per tornare a fare affari con oligarchi russi.





Perché si sa, i profitti non hanno etica. I grandi investitori europei saranno poi interessati, sicuramente, a ricostruire le aree distrutte dal conflitto: case, scuole, ospedali, infrastrutture di ogni tipo. Soldi che andranno a rimpinzare le casse del Cremlino, che in questi due anni è riuscito ad arginare ogni sanzione dell’Occidente aprendosi ai paesi asiatici, soprattutto alla Cina.
Insomma, con questa guerra gli Stati Uniti ne stanno uscendo male e in caso di sconfitta militare di Kiev ne usciranno peggio. Lo scenario più plausibile, in quel caso - oltre all’annessione (de facto) della Crimea, e delle autoproclamate repubbliche russofone di Luhansk e Donetsk - sarà la neutralità imposta da Mosca all’Ucraina, il no severo dell’ingresso alla NATO. Putin potrebbe anche concedere l’entrata di Kiev nell’Unione Europea, per favorire una partnership con Bruxelles, ma a quel punto gli Stati Uniti avranno già perso su ogni fronte strategico. E quale sarebbe questa strategia, dunque?
Quella di annichilire Mosca, sacrificando sangue ucraino, sta fallendo miserabilmente, nonostante gli aiuti militari, le armi, le tecnologie (da Washington sono arrivati armamenti per 113 miliardi di dollari finora). Ora il deep state americano vuole ripiegare sulla NATO, cioè l’Ue. Il reale obiettivo strategico consiste nel tenere impegnata la Russia in una guerra permanente il cui onere sarà ora scaricato proprio sull'Europa, pronta a fornire nuova carne da cannone sulla scia del crescente disimpegno USA.
Gli Stati Uniti vogliono scongiurare un ritorno al dialogo tra Russia e Europa e sono ancor più terrorizzati da un avvicinamento di queste alla Cina. L’America rimarrebbe così in sordina, fanalino di coda di un mondo che va avanti senza di lei. Basti pensare all’importanza sempre maggiore che sta assumendo l’alleanza BRICS, i cui paesi membri rappresentano il 36% del Pil mondiale. Il declino dell’impero americano è dietro l’angolo e per impedirlo gli Stati Uniti ricorrono all’unico strumento di cui sono celebri: la guerra. Ecco quindi l’idea folle e nefasta di USA e NATO di spingere all’angolo la Russia che, con ogni probabilità, come ha già annunciato Vladimir Putin, reagirà con il lancio di testate nucleari.
Ma per evitare ciò è probabile che la CIA realizzerà azioni di regime change, come ha già fatto da un secolo a questa parte in tutto il mondo, con attentati e colpi di Stato. Questo è quello che mi spiegò, privatamente, il nostro amico, collega e maestro Giulietto Chiesa oltre dieci anni fa.
Giulietto se n’è andato il 26 aprile 2020, a breve ricorderemo il quarto anno dalla sua morte, ma le sue analisi geopolitiche restano sempre attuali. Nel 2019, in un’intervista che ha raggiunto 2 milioni di visualizzazioni, ci disse che lo scontro degli Stati Uniti con la Russia e con la Cina si sarebbe verificato intorno al 2024. Ancora una volta potrebbe averci azzeccato.

In foto: Giulietto Chiesa e Giorgio Bongiovanni © Jacopo Bonfili

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