Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Le drammatiche e tragiche rese dei conti, dell'agire criminale, in paesi dove la narco-mafia è radicata con tutta la sua violenza, prima o poi si manifestano visibilmente sconvolgendo la società. Questo è quanto accaduto – ancora una volta – in Ecuador. Dei sicari hanno falciato la vita del pm César Suárez titolare delle indagini sull'assalto al canale TV avvenuto qualche giorno fa e che rientra nell’ondata di violenze che si è scatenata in territorio ecuadoriano, poco dopo che il presidente dichiarasse lo stato di emergenza, e che vede lo scontro di gruppi che operano in questo paese. Il pubblico ministero è stato assassinato a colpi di arma da fuoco nella città di Guayaquil.

Grande lo sconcerto della popolazione e in tutta la regione, mentre l’Associazione di funzionari della Procura dell'Ecuador ha emanato un comunicato tramite la procuratrice generale Diana Salazar Méndez (minacciata di morte sia lei che la sua famiglia l’anno scorso) in risposta a questo nuovo crimine, definendolo vile e condannandolo con fermezza. Suárez è la quarta vittima nella procura negli ultimi due anni.

Nel comunicato si fa presente una serie di richieste per proteggere i magistrati. Tra queste, che siano autorizzati a svolgere il loro lavoro a distanza o da remoto come misura basilare per la loro rispettiva sicurezza personale.

L'Ecuador è attraversato dalla violenza criminale, così come accade in altri paesi dell'America Latina. Non serve ricordare al lettore gli orrori che si vivono ad esempio in Messico, in Paraguay, in Brasile, in Colombia, per fare solo alcuni dei più chiari esempi. Ma questa volta sembra sia il turno dell’Ecuador e dei suoi operatori della giustizia, sicuramente perché sono gli unici che hanno adottato delle misure per neutralizzare seriamente la criminalità imperante. 

Non dobbiamo dimenticare che tutta questa violenza si manifesta quando gli Stati sono infiltrati dalle mafie o si mostrano indifferenti (o deboli) di fronte alla presenza criminale all’interno delle loro istituzioni e del sistema politico. Oggi l'Ecuador sta pagando molto caro proprio questo aspetto.

Mercoledì scorso la notizia si è diffusa con incredibile rapidità suscitando ogni sorta di condanna, disapprovazione, dispiacere, indignazione, perché ancora una volta la procura dell'Ecuador è stata oggetto di un colpo molto duro per mano della narco-mafia. Un duro colpo diretto anche al Governo ecuadoriano. Il pubblico ministero era a bordo di un veicolo quando è stato investito da raffiche di armi automatiche. I killer si sono dimostrati dei professionisti, tutti i proiettili hanno colpito direttamente il cranio del pubblico ministero, 9 i colpi accertati.  

In seguito all’attentato la procuratrice generale Diana Salazar ha confermato in un video su X sia l’omicidio che l’impegno dei pubblici ministeri a difesa della società ecuadoriana: “Di fronte all'assassinio del nostro collega César Suárez (…) sarò chiara: i gruppi di delinquenza organizzata, i criminali, i terroristi non fermeranno il nostro impegno”, ha affermato.

D'altra parte, le agenzie di notizie internazionali ed i media locali hanno riferito che una fonte ha segnalato che il pubblico ministero assassinato era la persona incaricata di “individuare il gruppo criminale dietro lo spettacolare assalto in piena trasmissione di un programma del canale televisivo TC”.

Come si ricorderà, l’assalto è stata una delle prime azioni perpetrate da elementi criminali a seguito della fuga del potente Adolfo Macías “Fito”, capo supremo della principale banda dell'Ecuador. 

I media ecuadoriani hanno riferito che l'avvocato César Suárez ha lavorato per l'Unità Nazionale Specializzata di Investigazione contro la Delinquenza Organizzata Transnazionale, titolare di importanti casi che riguardavano noti mafiosi ecuadoriani, uno di loro Daniel Salcedo, arrestato in Panama nell’ambito del caso Metastasi. E tra i casi a suo carico ci sono anche investigazioni giudiziali contro bande dedite al narcotraffico, che hanno portato sotto processo poliziotti e perfino funzionari pubblici. Fu designato a Quito ad un'unità appena istituita dalla procura con il compito principale di indagare su funzionari implicati in casi di corruzione a livello nazionale.

Mentre redigiamo questo articolo si vivono ore di elevata drammaticità in questo paese fratello, in un contesto dove lo Stato ha dichiarato la guerra frontale alla narco mafia in un clima di indescrivibile complessità. Infatti la situazione attuale non è frutto di un'azione repentina di intromissione criminale nel paese, ma piuttosto è la risultante di un processo che ha avuto inizio anni fa, e che ha visto una graduale e sistematica infiltrazione criminale nello Stato, con non poche persone coinvolte o protagonisti appartenenti a organi statali e della vita politica nazionale.

Non bisogna dimenticare che la criminalità si insedia nelle istituzioni di governo, non necessariamente a colpi di sangue e piombo. Il primo passo è sempre la corruzione ed è una metodologia di penetrazione molto sottile, perché sistema senza fare rumore in posti di potere, di differenti livelli, elementi mafiosi.

Ovviamente, le loro azioni rispondono inoltre alle pressioni dei gruppi criminali disseminati nella regione che, in realtà, adoperano una metodologia di imposizione di potere, per interessi economici e strategici.

La questione è che attualmente il caos non ha limiti, ed i pubblici ministeri - allineati al governo costituzionale - che sarebbero gli unici che cercano di mantenersi incolumi, in un clima di corruzione pubblica (che inevitabilmente esisteva e continua ad esistere), sono gli obiettivi principali della criminalità, essendo possibilmente gli unici che avrebbero nelle loro mani la possibilità di spodestarli e di andare contro i loro interessi. Per la narco-mafia, ricorrere all'uso delle armi, non è problema. È una metodologia vitale quando le circostanze lo richiedono. Quindi l’omicidio continua ad essere una possibilità che aleggia su tutti coloro che lottano per uno stato di Diritto. 

Il pubblico ministero ecuadoriano César Suárez è un altro martire di queste società infestate da ideologie criminali che imperano in America Latina. Ma che imperano altrettanto in Europa, Italia, ad esempio, dove la mafia era ed è seduta nel potere dello Stato, con impunità incredibile e che ha visto un numero di operatori di giustizia assassinati. Vale a dire uno Stato-mafia macchiato dal sangue di giudici, magistrati forze dell’ordine, giornalisti, sacerdoti, politici e semplici cittadini, incluso bambini, frutto dell'azione delle quattro organizzazioni mafiose operanti, nell'Italia di oggi, come in quella di ieri. 

L'Ecuador si dissangua, a passo spedito, perché l'ideologia mafiosa è radicata nel paese. E male, molto male.

Foto: latercera.com
   

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos