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Il carcere più affollato e pericoloso del paese da anni sotto il controllo del Clan Rotela

Bilancio iniziale dell'operazione: un poliziotto e nove detenuti uccisi; numerosi feriti gravi.
Centinaia di detenuti seminudi e ammannetati sono stati trasferiti in altri penitenziari.
All'alba di lunedì 18 dicembre il governo paraguaiano di Santiago Peña ha dispiegato un’operazione militare per riprendere il controllo del carcere di Tacumbú, il più affollato del paese e uno dei più pericolosi del continente, che è sotto il controllo delle bande narcocriminali, specialmente quella del clan Rotella. Più di 2.500 effettivi della Polizia Nazionale e dell'Esercito si sono imposti violentemente su un territorio abbandonato dallo Stato da sempre. Finora è stata confermata la morte di un poliziotto e di nove prigionieri e, anche se non ci sono ancora conferme sul numero dei feriti, si stima che siano centinaia.
L'operazione, denominata Veneratio, che ha richiesto settimane di coordinamento e attività dell'intelligence, ha avuto inizio alle prime luci dell'alba. Dopo alcune esplosioni strategiche, secondo quanto riferito dalle autorità, i primi gruppi tattici sono entrati nell'istituto penitenziario, mentre dagli elicotteri della polizia nazionale i cecchini, presumibilmente con proiettili di gomma, liberavano i tetti sorvegliati da membri delle organizzazioni che resistevano all'invasione.
Verso le 7 del mattino i media hanno comunicato i primi risultati dell'operazione. Cinque feriti gravi sono stati trasportati d'urgenza all'ospedale più vicino. Sono stati diffusi anche dei video, presumibilmente registrati all'interno delle mura dai detenuti, i quali denunciano che le forze di sicurezza hanno usato munizioni letali e che stavano sparando per uccidere. Nel frattempo i gruppi tattici avanzavano stanza dopo stanza, padiglione dopo padiglione, fino al cuore della prigione dove il Clan Rotela deteneva il suo posto di comando.


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© Last Minute/ Radio Chacho Boreal


Mentre scrivevamo queste righe, il numero dei feriti da entrambe le parti continuava a salire e, dall'altra parte, i negoziatori cercavano di concordare la resa dei detenuti e del leader, Armando Rotela. Nel frattempo, le forze di sicurezza trasferivano i prigionieri catturati. E sono iniziate a circolare le immagini di centinaia di detenuti seminudi ammanettati dietro la schiena, seduti, appiccicati l'uno all'altro, in una fila interminabile. Un'immagine che ricorda le megaoperazioni che il governo salvadoregno di Nayib Bukele impose contro le migliaia di detenuti nell’ambito della guerra contro i clan.
Un trattamento più privilegiato è stato riservato a Ramón González Daher, il dirigente sportivo e fratello dell’ormai deceduto senatore e referente del Partito Colorado, detenuto da tempo nell'ambito delle indagini in corso contro le strutture di corruzione politica.

È stata confermata la morte di un componente del Gruppo Lince
Dopo le 8 del mattino le autorità hanno confermato la morte di un agente di polizia, membro di uno dei gruppi tattici, identificato come il vice ufficiale Martin Mendoza, ferito con un'arma da taglio alla testa, apparentemente un machete.
Infine, verso le 9 del mattino si è consegnato, insieme alla sua scorta, Armando Javier Rotela. Tutta la sua cerchia personale sarà trasferita in una struttura di massima sicurezza. È importante sottolineare che i prigionieri erano pesantemente armati con equipaggiamento da guerra.
Alle 11 del mattino le autorità hanno riferito che l'operazione Veneratio ha raggiunto l'obiettivo di ripristinare l'ordine nel penitenziario di Tacumbú, durante l'operazione condotta dalle forze congiunte (Polizia-FFAA).


rivolta carceraria radio chacho boreal

© NPY


Finora sono stati trasferiti oltre 700 detenuti. Secondo quanto riferito dal vice ministro Rodrigo Nicora, in dialogo con il quotidiano ABC Color, l'obiettivo dell'operazione è quello di diminuire o mettere fine ai privilegi all'interno del penitenziario, avere una migliore ridistribuzione delle figure impiegate ad oggi, decomprimere e recuperare completamente la presenza dello Stato. Anche “l'intercettazione, il controllo e l'eliminazione della distribuzione di stupefacenti”.
Ricordiamo che lo scorso ottobre, mentre il direttore di Antimafia Dos Mil era presente alla commemorazione annuale per l’assassinio del fotoreporter Pablo Medina, c'è stata una rivolta con ostaggi in questo carcere, scioltasi “politicamente” senza che si registrassero feriti.
Quelle ore di tensione, e quelle attuali, avranno a che fare con il recente cambio di governo?
“Questo governo è determinato a portare avanti un modello di lavoro per il reinserimento e questo è possibile solo decomprimendo le nostre carceri e ripulendole dagli elementi che le fanno marcire”, ha detto il presidente Peña in conferenza stampa.

Foto di copertina © Ministero della Giustizia del Paraguay

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