A Roma Margherita Furlan presenta il Primo Forum di geopolitica ''La Nuova Scacchiera''
Un grande dibattito per delineare le criticità geopolitiche del nostro tempo. L'evento organizzato da Casa del Sole "La Nuova Scacchiera", tenutosi presso la Sala Capranichetta, Piazza di Montecitorio, 125 a Roma, ha visto la partecipazione del professore di storia Angelo D’Orsi, dell’ex Ambasciatore italiano in Cina ed Iran, Alberto Bradanini, dei giornalisti Pepe Escobar, Antonio Mazzeo e dell’ex ambasciatrice in Belgio e Svezia, Elena Basile.
All’incontro è seguita la Pièce teatrale “Spezza le tavole della legge!” del regista Tomaso Minniti con musiche di Johannes Bickler. Nel pomeriggio si è inoltre svolta la Tavola Rotonda “Attraverso la Frontiera”, con la partecipazione dello scrittore Stefano Re, la documentarista e psicologa Sara Reginella, lo scrittore Roberto Quaglia e la giornalista e direttore de La Casa Del Sole TV, Margherita Furlan, intervenuta nell’occasione in veste di relatrice, mentre ha moderato gli interventi della prima Tavola Rotonda.
Introducendo il dibattito, la Furlan ha fatto appello al risveglio delle coscienze collettive, da tempo abituate alla “mercificazione delle idee”, in un periodo storico in cui non siamo più abituati a schierarci.
“Una società senza etica, senza martirio e senza conoscere il valore profondo del dolore non può maturare un progetto credibile. Per ottenere e mantenere il consenso è diventato normale vestire i panni del pensiero già edulcorato. Noi tutti abbiamo il compito di trasformare le tempeste emotive in atti di coraggio. La vera forma di pessimismo consiste nell’edulcorare la realtà”, ha affermato la giornalista.
Con la fine dell’Urss è iniziata l’epoca della nuova guerra
Ne è seguita un’analisi ontologica del nuovo assetto geopolitico che ha visto la sua genesi con la fine dell’Unione Sovietica.
“La guerra del Kuwait che comincia nel gennaio del 1991 ci introduce al tema delle nuove guerre”, ha esordito lo storico Angelo d’Orsi, spiegando che quel conflitto vede già un occidente che si compatta contro l’oriente.
Margherita Furlan
“Il progetto era quello di disegnare un nuovo ordine mondiale comandato da Washington”, ha continuato lo storico, delineando un progetto che era stato messo nero su bianco dall’allora sottosegretario alla Difesa Paul Wolfowitz nel 1992 e trapelato sul New York Times nel marzo dello stesso anno. In esso si chiariva che l’obbiettivo primario statunitense era impedire il riemergere di un nuovo rivale in Europa, in Asia e nell’ex Urss le cui risorse sarebbero sufficienti, se controllate strettamente, a generare una potenza globale". Una strategia che si applicava anche verso i paesi industrializzati avanzati, per dissuaderli dallo sfidare la leadership americana o cercare di capovolgere l'ordine politico ed economico costituito.
La nuova guerra, secondo d’Orsi, vede un enorme dispendio di comunicazione e un bassissimo livello di informazione.
“È da allora che ci fu uno straordinario dispiego della propaganda che finisce di essere uno strumento di guerra e diventa guerra essa stessa. È un elemento necessario per farci accettare le bombe su Gaza… La televisione inizia ad usare la guerra come elemento di intrattenimento, si ha una normalizzazione della violenza bellica. L’esaltazione dell’occidente diventa anche l’esaltazione della tecnologia”, ha continuato, parlando anche di una deresponsabilizzazione dell’umano come tratto fondante della nuova guerra, dove le cosiddette bombe intelligenti, i droni disimpegnano le preponderanti forze in campo da ogni coinvolgimento emotivo, nei confronti di un nemico sempre più disumanizzato.
Altro tratto essenziale delle nuove guerre è che queste sono indirizzate prevalentemente contro i civili.
“Se guardiamo la storia del 20° secolo, nella prima guerra mondiale possiamo incorporare un 10% di civili morti, nella guerra in Iraq, la seconda guerra del golfo, quella del 2003 i civili sono oltre il 90%”, ha spiegato D’Orsi, portando all’attenzione anche il nuovo paradigma della guerra asimmetrica, “in cui uno dei due contendenti non ha la possibilità nemmeno virtuale di provocare un danno all’altro”.
Scenari che poi si sarebbero ripetuti in Kosovo, in Afghanistan, in Libia con lo stesso modus operandi e la stessa ferocia che ha mascherato interventi militari illegali, funzionali agli interessi geostrategici statunitensi, con fantomatiche velleità umanitarie ed etiche ben alimentate dalla propaganda imperante.
Elena Basile e Margherita Furlan
L’approccio occidentale alle nuove guerre
L’ex ambasciatrice Elena Basile, che ha consegnato le dimissioni quest’anno per incompatibilità dei suoi valori rispetto alla guerra in Ucraina, ha poi parlato dell’approccio occidentale alla guerra in Ucraina e al conflitto israelo-palestinese.
“Caduta l’Urss negli anni 90’ vince la strategia dell’espansionismo della NATO, nonostante personaggi anche abbastanza controversi come Robert McNamara o George Kennan, (l’artefice del contenimento contro l’Urss) pronunciano delle parole accorate. Kennan prevede lo scontro militare con la Russia ma prevede anche che la Russia non potrà incoraggiare gli sviluppi democratici…. L’America cerca da tempo di separare l’Europa dalla Russia, spezzare quella relazione russo tedesca basata sul gas a poco prezzo in cambio di tecnologie”, afferma la Basile, spiegando successivamente come la NATO già nel 2008, dopo anni di espansionismo verso est, aveva aperto all’adesione anche dell’Ucraina e della Georgia, minando alle legittime preoccupazioni di sicurezza della Russia.
L’assetto offensivo dell’Occidente si è poi concretizzato in seguito negli accordi di Minsk e nei pochi anni che hanno preceduto l’inizio del conflitto.
“Assistiamo alle dichiarazioni della Merkel e Hollande che pubblicamente affermano che questi accordi erano solo un diversivo per permettere all’esercito ucraino di essere armato. Uno strumento che avrebbe dovuto vincolare l’occidente, a Russia e l’Ucraina al rispetto di principi europei, l’autonomia regionale e l’autonomia linguistica per conciliare le popolazioni ucraine con quelle russofone, non viene applicato per una chiara, precisa volontà politica dell’occidente…Questa guerra era voluta, anche perché il consigliere di Zelensky, Arestovich, ha candidamente affermato che nel 2019, dopo lo studio della Rand Corporation (che analizzava le opzioni utili a destabilizzare Mosca - ndr), c’era un filone di pensiero in Ucraina e negli Stati Uniti che tendeva a smembrare la Russia per indebolirla”, ha continuato la Basile, che è poi intervenuta in merito alla genesi della terribile guerra contro Gaza.
Alberto Bradanini
“Hamas nel 2006 aveva riconosciuto Israele, ma inizia il blocco economico su Gaza, le forniture essenziali non passano… c’è un completo controllo da parte di Israele delle forniture d’acqua ed elettricità, delle medicine e quindi come affermano le Nazioni Unite, l’occupazione di Gaza continua anche senza truppe fisiche. Da allora l’Europa e gli Stati Uniti tagliano i rifornimenti ad Hamas, Israele li permette da parte del Qatar con Netanyahu, perché qualcuno si deve occupare di Gaza e perché fondamentalmente Hamas è stato sempre l’alibi di una destra colonizzatrice per non riconoscere una soggettività palestinese e per portare avanti un progetto di occupazione della terra. È stato dichiarato apertamente che Hamas era fondamentale per gli obiettivi israeliani”, ha spiegato l’ex ambasciatrice, evidenziando che nei fatti del 7 ottobre tante cose non sono chiare e “Israele dovrebbe accettare un’inchiesta internazionale”.
La nuova guerra contro i Brics
Secondo il giornalista Pepe Escobar, gli israeliani erano stati allertati dall’Intelligence egiziana e tutto era stato deciso prima dell’avvio dell’operazione Al-Aqsa Flood: “È stato un completo cambio di narrazione per l’egemone calante, per loro è stato un successo tattico perché ciò significa mettere tutta l’Asia occidentale a ferro e fuoco… Il risultato è che hanno infiammato l’intero mondo contro il sionismo”, ha affermato, evidenziando un legame con il fallimento della controffensiva ucraina e dunque del piano di destabilizzazione della Russia passando per Kiev.
“Probabilmente uno dei vari deep state potrebbe aver pensato che è giunto il momento che l’incendio divampi in tutto il mondo… È l’ultima chance per Washington, per il potere, prima dello scontro finale che sarà con Pechino, come ha predetto Brzezinski nella sua grande scacchiera. A muoversi ora è la magica pedina del medio oriente che è il nuovo tremendo nemico da abbattere…. (In particolare -ndr) l’Iran, che è alleato della Russia e della Cina. La crisi non è regionale ma mondiale”, ha affermato nell’ultima Tavola rotonda, Margherita Furlan, che ha poi sottolineato come tutta l’escalation vada contestualizzata con l’espansione del nuovo raggruppamento economico dei Brics, ora in grado di “capovolgere quell’ordine economico” strenuamente difeso dai neocon americani.
Elena Basile, Margherita Furlan e Angelo D’Orsi
“Il caos regna imperante pronto a precedere un ordine già disegnato sulle carte degli antichi padroni universali, si scontra con altre mappe multipolari e l’obiettivo da abbattere è proprio il mondo policentrico che si sta costruendo e da ciò nasce l’operazione israelo-palestinese. Egitto, Iran, Etiopia, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Iran entreranno a far parte dei Brics il prossimo mese, non più l’Argentina (con l’elezione di Javier Miley – ndr). E questo avviene durante la presidenza russa dell’organizzazione che è oramai la più importante al mondo. È ovvio che contro un’organizzazione così potente la NATO e i suoi servizi di Intelligence cercano di esalare gli ultimi respiri portando però con sé tutti i paesi che hanno in qualche modo ceduto a Washington sovranità in cambio dello snaturamento dell’essere umano. Nella dichiarazione finale del 15° summit dei Brics avvenuta a Pretoria il 23 e il 24 agosto scorsi 5 paesi fondatori: Brasile Russia, India, Cina, Sud Africa hanno ammesso anche Egitto ed Emirati Arabi Uniti e Bangladesh nella nuova banca d’affari dell’organizzazione Tra questi 10 Paesi dei Brics ci sono i 3 principali produttori di petrolio al mondo, il 37% del pil mondiale. L’Iran e l’Arabia Saudita per la prima volta insieme… il prossimo step riguarderà la de-dollarizzazione e la questione della moneta unica dei Brics”, ha concluso la fondatrice di Casa del Sole Tv.
La nuova militarizzazione della NATO pone l’Italia al centro delle Star War
Lo scacchiere mondiale che sta ribaltando la leadership militare statunitense pone in essere un livello di militarizzazione sempre più preoccupante. A denunciarne gli ultimi sviluppi è stato il giornalista d'inchiesta Antonio Mazzeo, intervenuto in differita con un contributo video. Durante la sua esposizione ha evidenziato come il nostro Paese si stia inserendo nel nuovo progetto di “Guerre Stellari” di Washington.
“La nuova forza spaziale statunitense, quella per le Star War, ha istituito a Sigonella un distaccamento dei reparti di pronto intervento per le grandi operazioni satellitari e missilistiche… Si tratta di uno dei grandi distaccamenti che le forze armate statunitensi hanno istituito fuori dal territorio nazionale… Di fatto si sta centralizzando in una sola struttura tutte le operazioni satellitari di controllo di pronto allarme missilistico in caso di conflitto nucleare, assegnandolo alle forze spaziali”, ha affermato Mazzeo, spiegando che nel bilancio del 2024 gli Usa hanno investito 33,5 miliardi di dollari per le star war e Sigonella avrà un ruolo centrale in questa nuova strategia che “ha un’enorme ricaduta sull’escalation del riarmo nucleare”, senza che questo sia mai passato in un confronto in sede parlamentare.
“Si parla di investire ulteriori risorse finanziarie ed economiche soprattutto nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie di morte. Il vertice NATO di Vilnius ha deciso che il 20% dei bilanci della difesa dei Paesi membri della NATO devono essere dedicati proprio nella ricerca di nuova tecnologia e soprattutto è imposto che entro 2,3 anni tutti i Paesi si adeguino a investire il 2% del prodotto interno lordo soltanto in spese militari”, ha continuato Mazzeo, menzionando anche l’arrivo a Ghedi e ad Aviano delle nuove testate nucleari tattiche B61-12 di proprietà delle forze armate statunitensi, che in situazioni di crisi possono essere messe a disposizione dei partner europei e, nel caso specifico italiano, dei cacciabombardieri di quinta generazione F-35 presenti ad Amendola.
Foto © ACFB
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