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Menti folli vogliono portarci all'Olocausto finale

Scrivo questo editoriale per dimostrare ancora una volta che “menti folli” e capi di Stato conducono l’umanità alla terza guerra mondiale-nucleare. Ho letto, analizzato e studiato a fondo l’articolo magistrale scritto questa mattina da Barbara Spinelli sulle pagine de Il Fatto Quotidiano (“Chi ha ucciso la pace in 12 mesi di guerra”). La Spinelli, tra le scrittrici e giornaliste più importanti della storia del nostro Paese, ha spiegato in forma pragmatica, riportando fatti e documenti, le vere ragioni della guerra in corso tra Russia e Ucraina con la partecipazione di gran parte dell’Occidente attraverso l’invio di armi al fronte ucraino. Prima di inoltrarmi in ulteriori analisi, però, ribadisco nuovamente come fosse un mantra - anche se ovvio - che c’è un invasore (la Russia) e un invaso (l’Ucraina). Una premessa ahimè necessaria per evitare di essere tacciato come “filoputiniano” o affini. Detto ciò, la Spinelli spiega dettagliatamente le vere ragioni di questa ennesima guerra ponendo al lettore cinque semplici domande a cui essa stessa cerca di rispondere. In sintesi, l’analisi della scrittrice dimostra come tutto l’Occidente, in primis l’UE, ha perso la sua identità prostrandosi ai diktat degli Stati Uniti d’America. “Chi ha ucciso la pace in 12 mesi di guerra” dimostra come nel tempo ci siano state varie provocazioni che hanno portato la Russia ad invadere l’Ucraina (affermare ciò non significa difendere Putin).

Di recente, inoltre, sono emerse dichiarazioni del segretario di Stato Usa, Antony Blinken, che vanificano le possibilità per l’Ucraina di riprendersi la Crimea, annessa dalla Russia nel 2014. A colloquio con un gruppo di esperti, infatti, portavoce statunitense ha detto che tale tentativo supererebbe “una linea rossa” per il presidente russo Vladimir Putin e potrebbe innescare da parte di Mosca “una risposta imprevedibile”. Parole simili a quelle pronunciate dal segretario di Stato americano, Mike Pompeo quando le scorse settimane avrebbe affermato che l'Ucraina "ha perso la Crimea per sempre”. A riportare la notizia sono stati alcuni media ucraini, secondo i quali Pompeo lo avrebbe detto nella sua visita a Kiev avvenuta le scorse settimane. Un’affermazione che sottolinea in maniera incontrovertibile che sul futuro della Crimea gravano le sorti di una guerra nucleare.

Tornando alla Spinelli, la scrittrice infine ha dimostrato come dopo l’arrivo della Nato ai confini con la Russia, e dopo che quest’ultima ha avvertito varie volte (invano) l’Ue, gli Stati Uniti e l’Inghilterra, la crisi nel confine russo-ucraino abbia imboccato la via peggiore. Dunque, una guerra che è stata provocata come ci preannunciò che sarebbe accaduto in tempi non sospetti dal compianto giornalista Giulietto Chiesa, con prove e documenti alla mano, in un’intervista realizzata l’11 maggio 2019 che sulla nostra web tv è stata vista da oltre 1,2milioni di persone. Leggete le domande della Spinelli e interrogatevi anche voi. Infine, leggete il mio editoriale perché mancano pochi “secondi” alla guerra nucleare.



L'Orologio dell'apocalisse è stato spostato in avanti a 90 secondi dalla mezzanotte. Praticamente, siamo a un passo dalla catastrofe globale. È la valutazione del Bulletin of the Atomic Scientists, un'organizzazione che annualmente tiene il polso dei pericoli di un olocausto nucleare e non solo, che nel 1947 ha creato questo modo di indicare il livello della minaccia. Un'analisi che tiene conto del Covid-19 e della crisi climatica, ma anche della guerra in Ucraina che sempre più espone l'intera umanità ad una catastrofe nucleare. Come ha spiegato Rachel Bronson, numero uno del BAS, “viviamo in un periodo di pericolo senza precedenti, e l'Orologio dell'Apocalisse ('Doomsday Clock', ndr) riflette questa realtà”. L'avvicinarsi dell'Armageddon è imputabile "in gran parte, ma non solo, all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia e al rischio crescente di un'escalation nucleare", hanno scritto gli scienziati. Concordiamo con alcuni politici, attivisti e intellettuali italiani, come Alessandro Di Battista e Alessandro Orsini che, anche se in ambiti differenti, continuano a sottolineare come l’umanità stia sempre più dirigendosi verso una catastrofe nucleare. Per non parlare di Papa Francesco che fin da subito ha ravvisato il peggiore scenario dietro l’aggressione russa dell’Ucraina invitando l’umanità a creare un tavolo diplomatico. I folli guerrafondai delle industrie belliche, come le statunitensi Raytheon e Lockheed Martin, non si rendono conto che siamo ad un passo dall’Armageddon nucleare, come ha ricordato più volte anche il presidente USA Joe Biden? Come si può ignorare questa evidenza?

Siamo in procinto di assistere alla terza fase di questa guerra, probabilmente la più cruenta e devastante: si tratterà di una battaglia multi-dominio che coinvolgerà fanteria meccanizzata, artiglieria, aviazione e possibilmente incursioni via mare per superare le posizioni del nemico. Uno scenario a cui l'Europa non assisteva dai tempi della Seconda guerra mondiale. Come se nulla fosse il blocco occidentale ha inviato numerose quantità di carri armati al fronte. Gli attori sono Inghilterra, Stati Uniti, Polonia, Svezia e Germania (con oltre cento Leopard). Nella scacchiera, dietro le fila (il diktat) della NATO, c’è anche l’Italia che recentemente ha confermato l’invio di una nuova fornitura di armi a Kiev. Armi “non offensive” potremmo definirle, che per questo motivo risultano spesso poco utili al buon esito del conflitto. Non potendo rientrare in Italia, però, finiscono nelle mani delle mafie locali che a loro volta le vendono nel mercato nero. Come più volte hanno ricordato il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri e il professore Antonio Nicaso, “la 'Ndrangheta, così come tutte le mafie, specula e si arricchisce sulle disgrazie altrui”. “Oggi, organizzazioni mafiose come la 'Ndrangheta vanno continuamente alla ricerca di nuovi mercati. E, pensando alla fine del conflitto russo-ucraino, sognano di rovistare tra le macerie della guerra in corso come tanti sciacalli". Si tratta di un business enorme, dal valore incalcolabile. “Armamenti aeronautici, armi chimiche, armi da lancio e da fuoco, contraeree, anticarro, nucleari. E, ancora, mine, missili, lanciafiamme, lanciagranate, esplosivi, aerei da caccia, bombardieri e carri armati. Per le mafie costituiscono l’affare più lucroso dopo la droga. Ovviamente c’è già chi pensa al dopo. Che fine faranno tutte le armi finora impiegate in Ucraina? Alimenteranno altre guerre, come quelle in Liberia, Sierra Leone, Angola e Congo? Nessuno lo sa. In tanti, però, ricordano quello che è successo nell’ex Jugoslavia, quando molte delle armi utilizzate in quel sanguinoso conflitto sono state vendute a prezzi stracciati, insieme al plastico prodotto nei territori, un tempo dominati dal generale Tito. Ogni famiglia scoprì di avere nel proprio arsenale kalashnikov ed esplosivo. Gli acquirenti furono i clan albanesi e serbo-montenegrini, che poi li rivendettero alla ’Ndrangheta e alla Camorra".

Ad aggravare lo scenario, inoltre, c’è lo scandalo sulla corruzione che ha colpito il governo di Kiev portando, tra le altre cose, alla destituzione del viceministro delle Infrastrutture e dello sviluppo delle comunità Vasyl Lozynskiy (arrestato e accusato di aver ricevuto una tangente di 400.000 dollari) e spingendo il presidente Vlodymyr Zelensky ad annunciare la riorganizzazione dei funzionari ad alti livelli, tanto nei ministeri quanto in altre strutture del governo centrale. Purtroppo, però, a differenza dell’Italia dove non per forza dietro un fenomeno corruttivo si cela l’aggravante mafiosa, in Ucraina non è così. La mafia lì, non prevedendo un’affiliazione, si basa su comportamenti delittuosi come, appunto, la corruzione.

Tornando alla guerra, il livello di tensione è sempre più alto. Se scoppierà una terza guerra mondiale sarà anche colpa del nostro Paese che continuando ad inviare pacchetti di armi e garantendo supporto tecnico/logistico all’Alleanza atlantica si rende un Paese cobelligerante in un conflitto per procura tra Stati Uniti (Nato) e Federazione Russa. Secondo il nostro ministro della Difesa Guido Crosetto, ex presidente dell'Aiad, la più grande lobby delle armi del nostro Paese, “la III guerra mondiale inizierebbe nel momento in cui i carri armati russi arrivassero a Kiev e ai confini dell’Unione Europa: chi dice qualcosa di diverso non conosce la realtà. Impedire che questo accada, è l’unico modo per fermare la III guerra mondiale”. Una valutazione troppo semplicistica. La fine dell’umanità verrà decretata se l’esercito ucraino verrà messo nelle condizioni non solo di difendersi a dovere (com’è suo diritto) ma di poter attaccare se non anche invadere la Federazione Russa. Il Cremlino reagirà con un’offensiva mai messa in campo finora. Da “Ivan il Terribile” fino ad oggi, passando per gli Zar e l’impero dell’URSS, la Storia insegna che la Russia non è abituata a perdere. Come ha detto il vicepresidente del consiglio di sicurezza russo Dmitri Medvedev, ricordando al mondo la potenza della Russia, “il nostro Paese ha sconfitto Napoleone e Hitler”.

Urge, dunque, intavolare una trattativa di pace fra Russia e Ucraina. Di recente anche il 99enne ex segretario di Stato Henry Kissinger (un altro guerrafondaio), al Council on Foreign Relations, disse che “dobbiamo impedire la sua escalation nucleare (della Russia, ndr). Potremmo batterla anche in quello scenario ma la natura delle relazioni internazionali e l’intero sistema mondiale verrebbero sconvolti. La diplomazia deve tornare in azione”. Il governo italiano in tutto ciò dovrebbe decidersi, una volta per tutte, a prendere in mano le redini della mediazione diplomatica che da sempre l’ha contraddistinta agli occhi della Comunità internazionale. Un ruolo delicato ora relegato nelle mani di Paesi “borderline” come l’Ungheria di Orban o la Turchia di Erdogan.

Nell’incertezza del futuro, ciò che è certo è che a un anno dall’inizio di un conflitto che molti si aspettavano avrebbe portato ad una rapida vittoria russa, le due parti sul campo contano più di 100mila vittime tra morti e feriti, secondo le stime, e sono sprofondate in una guerra di logoramento che non offre, al momento, alcun segnale di una via d’uscita. Come diceva il compianto Gino Stradaogni guerra ha una costante: il 90% delle vittime sono civili, persone che non hanno mai imbracciato un fucile. Che non sanno neanche perché gli arriva in testa una bomba. Le guerre vengono dichiarate dai ricchi e potenti, che poi ci mandano a morire i figli dei poveri”. E il bollettino di guerra ucraino ne è una dimostrazione. Ci auguriamo che la comunità internazionale, Italia in primis, se ne renda conto, anche perché il conto alla rovescia che ci separa dall’escalation nucleare potrebbe esaurirsi prima del previsto.


P.S.

Stando a quanto riportato dall’Arms Control Association, il numero stimato di armi nucleari nel mondo è di oltre 13mila unità (gennaio 2022). Il 90% di queste armi sono in mano alla Russia (oltre 6mila) e agli Stati Uniti d'America (oltre 5,500). Come ha dimostrato la simulazione diffusa dal Norwegian Nobel Institute sulle drammatiche conseguenze di un attacco nucleare lo sgancio di una bomba atomica da 800 kilotoni (testata nucleare largamente disponibile negli arsenali delle superpotenze mondiali) su una metropoli di 4 milioni di abitanti (come potrebbero essere Los Angeles o Berlino) causerebbe “una palla di fuoco calda come il sole” che “si espanderebbe con un raggio di 800 metri. Qualsiasi cosa in quest'area verrebbe vaporizzata. Entro un raggio di 2 km, tutti gli edifici verrebbero distrutti”: almeno 120mila morti. In un raggio di 11 km dall'esplosione, le radiazioni causerebbero sugli individui ustioni di terzo grado, mentre le onde d'urto provocherebbero il crollo di numerosi edifici. Nel complesso, si può stimare che nel raggio tra 2 e 11 km dal luogo in cui è caduta la bomba morirebbero almeno 500mila persone. Oltre gli 11km, invece, l’esplosione potrebbe causare nell'immediato fino a 100mila morti. In pratica, un’ecatombe. Secondo, invece, la simulazione di Princeton su una guerra Russia-Usa con l’utilizzo delle armi nucleari, basato sulla reale dotazione nucleare e sugli obiettivi militari delle rispettive nazioni, prevede che in poche ore si potrebbe arrivare a 34,1 milioni di morti e 55,9 milioni di feriti, senza contare le vittime legate agli effetti delle armi nucleari dopo le esplosioni.

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