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L’ex cappellano originario di Sorbolo è ricercato dall’Interpol. Ex desaparecidos raccontano che partecipava alle sevizie

Don Franco Reverberi deve essere estradato in Argentina dove è accusato di crimini contro l’umanità commessi durante gli anni della dittatura Videla (1976-1983). A deciderlo è la Corte di Appello di Bologna, in un’udienza che si è tenuta oggi a porte chiuse. I giudici hanno accolto la richiesta di estradizione della Repubblica Argentina e della procura nei confronti di don Reverberi (86 anni) sul quale pende un mandato di cattura dell’Interpol.

Il sacerdote italo-argentino dovrà quindi essere trasferito nel suo Paese d’origine per rispondere alle accuse dei magistrati argentini, tra i quali quella di omicidio del giovane peronista José Beron, desaparecido sul finire del 1976 in seguito a un periodo di prigionia nel centro clandestino noto come Casa Departamental nel quale, secondo diverse testimonianze di sopravvissuti, operava Reverberi in qualità di cappellano militare, assistendo alle sessioni di tortura inflitte ai prigionieri con in mano la Bibbia e alla cintura la pistola. Secondo alcuni avrebbe commesso torture psicologiche in forza della sua carica sacerdotale dicendo ai detenuti che non avrebbero avuto la grazia di Dio se avessero taciuto davanti agli aguzzini.

Nato a Sorbolo nel 1937, da bambino Reverberi migrò al seguito della famiglia in Argentina, a San Rafael, cittadina a sud di Mendoza in cui era operativo, negli anni bui della dittatura militare, il centro clandestino di tortura e sterminio, cellula di quel sistema massivo di "desaparición forzada" che ha portato, entro il Piano Condor, alla morte di trentamila persone, per lo più giovani tra i 16 e i 35 anni.

Nel 2010, durante il processo di Mendoza contro i gerarchi della dittatura, alcuni sopravvissuti riferirono che, mentre venivano torturati, ad assistere era presente il “cura tano”, il prete italiano Franco Reverberi che, con la Bibbia in mano, avrebbe invitato i prigionieri a collaborare con i loro aguzzini. “Ci picchiavano e ci torturavano a qualsiasi ora del giorno e della notte, e Franco Reverberi era sempre presente - sostiene Roberto Flores, uno dei sopravvissuti -. Era un habitué delle torture, ha commesso crimini contro l’umanità”.

Ma quando nel giugno del 2011 Reverberi venne convocato dal procuratore federale, il sacerdote si era già dileguato il mese prima rifugiandosi nel paesello dei nonni in provincia di Parma. Nella tranquilla Sorbolo, appunto. Qui l’ex cappellano è stato accolto dalla chiesa locale e ha dato messa, comunione, battesimi agli abitanti del borghetto emiliano. Tutto questo fino a qualche mese fa, o probabilmente tuttora. Nel frattempo in Italia, come in Argentina, si è lavorato per assicurare il sacerdote alla giustizia. Nel 2013 i giudici argentini avevano quindi chiesto all’Italia l’estradizione con le accuse di tortura, lesioni personali e sequestro di persona, ma la Corte d’appello di Bologna aveva respinto la richiesta basando buona parte della decisione sull’assenza del reato di tortura nel nostro Paese (introdotto solo nel 2017). Le indagini in Argentina, nel frattempo, sono andate avanti, sono arrivate nuove denunce a carico dell’ex cappellano con accuse sempre più gravi. La svolta, infatti, arriva nel 2021: una nuova richiesta di estradizione motivata da altre acquisizioni tra le quali quelle riguardanti il caso del giovane peronista Beròn.

Secondo le autorità argentine, Reverberi, “che aveva già militato con le forze militari antisovversione, faceva parte costantemente dei gruppi di militari dediti alle torture riferite dalle vittime sopravvissute, presenziando alle stesse, anche quelle più brutali e mortali, invitando le vittime a ‘collaborare’ con le forze armate ‘per sollievo spirituale’”. In pratica, avrebbe aiutato i torturatori nelle sevizie facendo leva sulla fede cristiana.
A giugno del 2022, la Cassazione ha ordinato che la richiesta di estradizione nei confronti di don Reverberi venisse nuovamente esaminata, ma il prete si è opposto trincerandosi dietro al fatto che le sue condizioni di salute non gli avrebbero permesso il trasferimento in Argentina. Si è quindi deciso di procedere con una perizia. Il 27 aprile scorso, la perizia stilata da un collegio medico-legale ha accertato che “le attuali condizioni di salute di don Franco Reverberi sono compatibili con il trasferimento in Argentina”. Quindi questa mattina l’attesa udienza della Corte d’Appello di Bologna, la quale ha ritenuto che il sacerdote italo-argentino vada estradato per rispondere alle accuse. “Adesso la Corte ha a disposizione 15 giorni per depositare le motivazioni della sentenza, quindi si dovrà vedere se ci sarà un ricorso da parte dell’estradando”, ha spiegato Arturo Salerni, legale di parte civile delle vittime esprimendo soddisfazione a nome delle famiglie.
(Prima pubblicazione: 14 Luglio 2023)

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