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L’esperto di geopolitica e terrorismo internazionale ha commentato la presenza “temeraria” dell’Italia nel Mar Rosso

Dall'Ucraina al Medio Oriente, sembra che il dibattito morale dell'Occidente, anche attraverso i principali media, debba essere seriamente rivalutato. Alessandro Orsini,  sociologo ma anche esperto di geopolitica e terrorismo internazionale, lo ha spiegato all’interno del suo ultimo articolo pubblicato dal Fatto Quotidiano: “Secondo Tajani, che cerca consensi all’azione militare nel Mar Rosso con la stessa retorica della NATO, quando si tratta del Medio Oriente, il diritto internazionale è sempre dalla parte dell’Occidente”. Peccato che nella retorica dell’Occidente, paladino della giustizia e della moralità, ci siano prove schiaccianti che dimostrano l’esatto opposto. E la base militare statunitense di al-Tanf, in Siria, all’interno del governatorato di Homs, è una di queste. La sua presenza è stata definita illegale, e non solo dalla Siria, ma anche da Cina, Russia e Iran, che hanno denunciato la violazione del diritto internazionale. Purtroppo, la vicenda è diventata ancora più delicata dopo che tre soldati americani sono stati uccisi alcuni giorni fa sull'autostrada strategica M2 Damasco-Baghdad. Ovviamente, la risposta degli Stati Uniti non si è fatta attendere, con il presidente Joe Biden che ha autorizzato il bombardamento di diverse aree del Medio Oriente.


L’operazione “Timber Sycamore”

“La Casa Bianca ha cambiato molte volte la giustificazione della sua presenza illegale in Siria”. Dopo aver spiegato che la base di al-Tanf serviva per combattere l’Isis, è venuto fuori che “in realtà la base è stata utilizzata soprattutto per sostenere i ribelli che cercano di rovesciare il presidente siriano per sostituirlo con un presidente filo-americano. Si chiama regime change ed è un’azione illegale. ‘Timber Sycamore’ - ha ricordato Orsini - è il nome dell’operazione segreta della Cia per rovesciare il regime siriano con la forza e sostituirlo con un regime filo-americano. ‘Timber Sycamore’, lanciata nel 2012, è stata rivelata dalla stampa americana nel 2016”. Di conseguenza, insieme all’operazione “Timber Sycamore”, sono emerse anche le cause di una tragedia, quella siriana, costantemente alimentata dagli interessi degli Stati Uniti. Ma la versione statunitense è cambiata più volte con il passare del tempo, passando dalla minaccia rappresentata dal terrorismo dell’Isis a quella dell’Iran. Così, nel 2019, l’allora National Security Advisor di Trump, John Bolton, spiegando i motivi che accompagnano la presenza della base militare americana in Siria, ha precisato che serviva per contrastare l’Iran e promuovere la politica di potenza degli Stati Uniti in Medio Oriente. “La Casa Bianca ha giustificato la base di al-Tanf, cioè la violazione del diritto internazionale, prima con l’Isis, poi con l’Iran, infine con il petrolio”. Infatti, l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che il motivo della presenza dei soldati americani in Siria è dovuta alla necessità di sfruttare il petrolio di quel Paese. Ovviamente, le dichiarazioni di Trump hanno suscitato non pochi imbarazzi. Anche il giornale “The Guardian” e il “Washington Post” hanno spiegato che la presenza  americana in Siria era illegale e lo hanno fatto con titoli come:  “Trump contraddice i propri consiglieri e dice che le truppe americane sono in Siria solo per il petrolio”, oppure “Trump continua a parlare di prendere il petrolio del Medio Oriente. Sarebbe illegale”.  Addirittura, il “Washington Post”, parlando di “furto” e di “crimine di guerra”, ha scritto: “Prendere il petrolio siriano potrebbe costituire un saccheggio vietato dall’articolo 33 della Quarta Convenzione di Ginevra e dalle leggi e consuetudini della guerra terrestre dell’Aia del 1907”.


Le azioni avventate dell’Italia

Pochi giorni fa, l’Ansa ha reso noto che il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha annunciato che la missione europea nel Mar Rosso “sarà navale e aerea” e “noi avremo il comando operativo della missione in mare”. Per commentare le parole di Tajani, Orsini ha ripreso quelle del ministro della difesa Guido Crosetto, che durante una recente audizione parlamentare ha detto: “Le nostre navi hanno soltanto 63 missili”, che - come ha sottolineato Orsini - “non servirebbero nemmeno a combattere una battaglia di mezz’ora ad alta intensità”.

Foto © Roberto Pisana

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