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Héctor Sibilla è un símbolo della responsabilità imprenditoriale nel terrorismo di stato

L'ennesimo genocida rimasto in silenzio fino alla tomba. Sibilla è morto a 97 anni in una clinica privata. L'ex capo della sicurezza della Ford dello stabilimento di Pacheco, nel 2018 era stato condannato per crimini di lesa umanità commessi contro 24 operai della Ford, sequestrati subito dopo il golpe di stato del 24 marzo del 1976, detenuti e torturati all'interno della stessa fabbrica, trasformata, a quel tempo, in un centro clandestino di detenzione. La condanna era stata poi ratificata nel 2021, come anche a Pedro Müller, membro del consiglio direttivo della Ford Argentina, in pratica il numero due della società. La casa madre della Ford non si è mai espressa rispetto a questi crimini che hanno fatto parte di una decisione politica dell'imprenditore argentino, e non solo, per intimidire gli operai, rendere più flessibili i contratti di lavoro e aumentare i guadagni.
Héctor Francisco Jesús Sibilla si era arruolato nell'esercito quando aveva 20 anni dopo aver terminato il corso presso il Collegio Militare della Nazione nel 1946. Nei successivi 16 anni ha fatto carriera fino a ritirarsi nel 1962 con il grado di maggiore. Naturalmente il militare, una volta ritiratosi, ha messo a disposizione le sue conoscenze al settore privato, in una società di sicurezza chiamata ORPI (Organizzazione di Protezione Industriale), che annoverava, tra i suoi clienti, la società automobilistica americana.
Sibilla entusiasmò tanto i suoi superiori che lo promossero a capo della sicurezza dello stabilimento di General Pacheco nel 1967, rimanendo in carica fino al momento del suo ritiro nell'agosto del 1987. È importante considerare che, nel luglio del 1976, quando era già stato pianificato il golpe di stato, dopo aver consegnato i dipendenti “sovversivi”, Héctor Sibilla fu premiato dall' esercito argentino per aver raggiunto il grado di tenente colonnello. Come se non bastasse Sibilla fu impiegato anche dalla società di sicurezza dell'ambasciata degli Stati Uniti a Buenos Aires fino al febbraio del 2004.
Dato importante è il fatto che Sibilla è morto lo scorso 4 maggio in circostanze ancora da chiarire; dei fatti è stato informato il tribunale quasi una settimana dopo, e succesivamente la stampa.
Dei 24 operai sequestrati per ordine dello staff dirigenziale, che era stato incaricato di compilare le liste di coloro da consegnare all’esercito, solo 12 sono sopravvissuti, i quali hanno assistito al processo iniziato solo nel 2017, a causa delle manovre di dilazione senza scrupoli adottate dagli avvocati della società e della permissività del sistema giudiziale argentino che è più che benevolo con i genocida. In questo frangente Juan María Nicolás Enrique Julián Courard (presidente della Ford Motors Argentina) e Guillermo Galarraga (direttore delle relazioni industriali della Ford Motors Argentina) sono morti senza affrontare le imputazioni e le condanne a loro carico. Stessa situazione per Antonio Francisco Molinari, direttore della Scuola del Campo de Mayo, che partecipò praticamente ai sequestri e agli interrogatori, come anche alla coercizione contro i familiari.
È stato invece condannato per i legami con la causa Ford l'ex generale Santiago Omar Riveros, massimo responsabile del centro clandestino di detenzione e sterminio che operó a Campo de Mayo.
Questa causa, che ha già la doppia approvazione richiesta dalla giustizia, è ancora ferma presso la Corte Suprema di Giustizia avendo subito un rallentamento a seguito di un ricorso presentato dall'ex imprenditore della Ford Müller. Chissà che i vertici decidano di concedergli la stessa impunità che concessero ad un altro esponente del terrorismo di stato imprenditoriale, Carlo Pedro Blaquier, il signore feudale dell’impresa Ledesma, morto a 95 anni dopo una vita di privilegi, sostenuta dalla logica della schiavitù, dell'autoritarismo e dal disprezzo per la vita.
La dittatura in Argentina è stata, ed è, militare, civile, imprenditoriale ed ecclesiastica. 

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