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Il racconto di un cooperante palestinese: “Notte allucinante”. Netanyahu non cede alle pressioni internazionali per un cessate il fuoco

L'esercito israeliano ha liberato nella notte a Rafah due ostaggi israeliani che erano stati rapiti da Hamas il 7 ottobre scorso. Lo hanno annunciato le forze di difesa israeliane: "durante un'operazione congiunta di Idf, Shin Bet e polizia israeliana a Rafah, durante la notte, sono stati salvati due ostaggi israeliani di origine argentina, Fernando Simon Marman (60) e Louis Har (70), rapiti dall'organizzazione terroristica Hamas il 7 ottobre dal kibbutz Nir Yitzhak", si legge in un comunicato. Entrambi sono in buone condizioni mediche e sono stati trasferiti per accertamenti medici all'ospedale Sheba tel Hashome.

E’ stata “una delle operazioni di salvataggio di maggior successo nella storia di Israele”, ha detto il premier Benjamin Netanyahu incontrando i soldati che hanno liberato i due ostaggi. "Avete eliminato i rapitori, i terroristi e - ha aggiunto Netanyahu - siete tornati in Israele senza essere colpiti: operazione perfetta con un'esecuzione perfetta”. Il blitz, però, è costato la vita di un centinaio di palestinesi, denuncia Hamas. Infatti l’aviazione israeliana ha bombardato nei pressi dell’abitazione dove i due erano tenuti prigionieri, prima e dopo il blitz (approvato dal gabinetto di guerra) per consentire il disimpegno e l’estrazione dei militari e degli ostaggi. Il tenente colonnello Richard Hecht ha affermato che il raid aereo è servito proprio a questo. Uccisioni che vanno ad aggiungersi alle circa 28mila che si contano dall’inizio dell’operazione militare, per il 70% donne e bambini.

E' stata ''una notte molto difficile, allucinante’’, ha raccontato all'Adnkronos proprio da Rafah il cooperante palestinese Sami Abu Omar che all'inizio di dicembre, insieme alla sua famiglia, aveva lasciato Khan Yunis dopo che i cecchini israeliani si erano posizionati sul tetto della sua casa. Gli israeliani hanno colpito nella notte 14 abitazioni e tre moschee della città della Striscia al confine con l’Egitto dove si stanno rifugiando più di 1,5 milioni di persone fuggite dall’offensiva militare dello ‘Stato ebraico’.

Gli israeliani, ha aggiunto Sami Abu Omar ''hanno bombardato da terra, aria, i carri armati ovunque, le forze speciali israeliane sono entrate sotto copertura a Rafah. Hanno ucciso 105 persone'' e ''il cielo era illuminato a giorno dalle bombe. La paura è stata tanta''. Ma lo è ancora di più pensando all'annunciata operazione militare che il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato contro Rafah. ''Se entrano sarà un massacro, le vittime non si conteranno più”. Al momento da Israele ''non è arrivato un ordine di evacuazione per la popolazione di Rafah'', ma ''qualcuno sta già smontando le tende''. Il vero problema, racconta Abu Omar, è che ''la gente è disperata, non sa dove andare. Stamattina camminavo per Rafah e sentivo solo bestemmie e pianti''. "Io stesso - ha confessato - non so cosa fare, come un altro milione di persone non so dove andare e per ora aspettiamo. Ci hanno detto di andare via dal nord e lo abbiamo fatto, via da Khan Yunis e lo abbiamo fatto. Ora dove andiamo, in mare? Non ci fanno neanche avvicinare. Dove ci vogliono portare, all'inferno?’’.


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David Cameron, ministro degli Esteri britannico


La linea Netanyahu è chiara. Entrare a Rafah, uccidere i membri di Hamas e liberare più ostaggi possibile, costi quel che costi. L’esercito israeliano è già passato all’azione nonostante gli appelli della comunità internazionale, le richieste di evitare l’operazione di terra a Rafah da parte della Germania e l’ennesimo appello americano alla tutela dei civili. Anche il Regno Unito si è detto “molto preoccupato" per la situazione dei civili palestinesi a Rafah, che "non hanno più dove andare". Ad affermarlo il ministro degli Esteri britannico, David Cameron, alzando i toni nei confronti del governo israeliano sulla scia degli Usa. "E' impossibile vedere come si possa combattere una guerra fra la gente", ha poi rincarato Cameron riferendosi ai civili della Striscia di Gaza e sollecitando Israele a "fermarsi e riflettere molto seriamente prima di ogni ulteriore azione militare: noi vogliamo una pausa immediata dei combattimenti che conduca a una tregua sostenibile senza ripresa delle ostilità".

Borrell: senza Unrwa effetti devastanti per 5,6 mln di persone, accuse vanno provate

"Quelle all'Unrwa sono accuse, e ripeto accuse, e vanno provate" e se l'agenzia "scomparisse avrebbe effetti devastanti su 5,6 milioni di persone" tra Striscia di Gaza, in Cisgiordania, Libano, Giordania, Siria, per questo "abbiamo concordato sulla assoluta necessità di contribuire al lavoro dell'Unrwa", l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, dal cui "sostegno dipendono più di 2 milioni di persone nella sola Gaza”, ha detto il capo della diplomazia Ue, Josep Borrell, nella conferenza stampa tenuta a Bruxelles con il capo dell'Unrwa, Philippe Lazzarini. Borrell ha dichiarato che i ministri per la Cooperazione riuniti oggi a Bruxelles "hanno accolto con favore la rapida decisione dell'Onu di avviare immediatamente un'indagine sulle accuse rivolte "ad alcuni membri, 13 su 13.000" dell'Unrwa, di complicità nell'attacco del 7 ottobre. Anche Lazzarini era finito nel mirino per lo scandalo ma ha detto di non avere "alcuna intenzione di dimettersi”. Il capo dell’Unrwa ha poi assicurato che verrà garantita "la responsabilità individuale, non la punizione collettiva". “Cessare il sostegno significherebbe fermare servizi vitali a milioni di persone che ne hanno bisogno e una maggiore catastrofe umanitaria a Gaza, che deve essere evitata, non solo per ragioni umanitarie, ma anche perché potrebbe avere pericolose ripercussioni sulla stabilità regionale", ha rimarcato Borrell.

Borrell a Biden: troppe morti a Gaza? Dia a Israele meno armi

Sempre Borrell ha affermato che “il presidente Biden ha detto che i morti civili a Gaza sono troppi. Se sono troppi allora forse devi dare a Israele meno armi, è abbastanza logico". "Tutti vanno a Tel Aviv e chiedono 'per piacere, ci sono troppe vittime, uccidete meno civili' ma Benjamin Netanyahu non ascolta nessuno. Forse è il caso di smettere di chiedere per piacere e fare qualcosa", ha aggiunto Borrell. Riguardo alle ultime richieste di evacuazione Borrell ha poi polemicamente chiesto: "E dove, sulla luna?”.

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