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Operazione delle forze speciali in un ospedale a Jenin, giustiziati tre palestinesi. Hamas: “Crimini dell'esercito israeliano non rimarranno senza risposta”

Decine di persone sono rimaste uccise o ferite ieri nelle ultime ore in bombardamenti delle forze israeliane contro zone nel Centro e nel Sud della Striscia di Gaza. Lo denuncia l'agenzia di stampa palestinese Wafa, secondo cui ci sono stati "intensi raid" a Rafah, nel Sud della Striscia, contro almeno un'abitazione nel quartiere di El Geneina e bombardamenti contro "un obiettivo" nel campo profughi di Nuseirat, nella parte centrale dell'enclave palestinese che nel 2007 finì sotto il controllo di Hamas. Nel mirino, stando alle stesse fonti, anche le zone di Batn al-Sameen e Al-Amal a Khan Yunis, sempre nel Sud della Striscia. L'agenzia segnala inoltre un raid contro una moschea nella zona di Khan Yunis e nei pressi dell'ospedale Nasser della città. Sarebbero inoltre almeno 20 le persone uccise in un bombardamento contro un'abitazione nel quartiere di Al-Sabra. Stando alla Wafa le vittime sarebbero civili, per lo più donne e bambini.
Il ministero della Sanità di Gaza ha annunciato che 26.900 persone sono state uccise, soprattutto donne, bambini e adolescenti, nella Striscia di Gaza dall'inizio della guerra tra Israele e il movimento islamista palestinese. Secondo Hamas, i feriti dall'inizio del conflitto, il 7 ottobre sono stati 65.949 persone.
Inoltre più della metà degli edifici di Gaza è stata danneggiata o distrutta da quando Israele ha lanciato la sua rappresaglia per gli attacchi di Hamas del 7 ottobre. Lo rivela uno studio della Bbc.
Secondo le Nazioni Unite, circa 1,7 milioni di persone - più dell'80% della popolazione di Gaza - sono sfollate, di cui quasi la metà stipate nell'estremità meridionale della Striscia.
L'analisi dei dati satellitari ottenuta dalla Bbc mostra la reale portata della distruzione. L'analisi suggerisce che tra i 144.000 e i 175.000 edifici in tutta la Striscia di Gaza sono stati danneggiati o distrutti. Si tratta di una percentuale compresa tra il 50% e il 61% degli edifici di Gaza.


Israele restituisce le salme dissotterrate in cerca degli ostaggi: finiscono in una fossa comune

Decine di cadaveri, restituiti da Israele ai palestinesi, sono stati sepolti in una fossa comune a Rafah, nel Sud della Striscia di Gaza. Lo riferiscono fonti palestinesi, sostenendo che le salme erano state sottratte due settimane fa dal cimitero di Beni Suheila, alle porte di Khan Yunis, roccaforte di Hamas nel Sud dell'enclave palestinese.
L'esercito israeliano aveva spiegato in precedenza che le salme erano stati riesumate nel corso della ricerca degli ostaggi israeliani rapiti da Hamas, ostaggi che sarebbero morti il giorno stesso dell'attacco o subito dopo il 7 ottobre. La stampa internazionale ha scattato le foto dei palestinesi che rimuovevano le salme da un camion, avvolte in sacchetti di plastica blu, e li portavano in una fossa comune. La sepoltura è stata effettuata da dipendenti del Ministero della Sanità di Gaza: lo hanno fatto vicino ad alcune tende dove vivono gli sfollati della guerra.


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Borrell: “I finanziamenti Ue all’Unrwa non sono stati sospesi”

"Gli impegni di finanziamento in corso da parte dell'Ue sono stati rispettati e i finanziamenti non sono stati sospesi". Lo scrive in una nota l'ufficio del capo della Politica estera dell'Unione Europea Josep Borrell dopo che una decina di paesi, tra cui l’Italia, hanno chiuso i rubinetti dei finanziamenti per l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi a seguito delle accuse secondo le quali alcuni membri della stessa avrebbero partecipato alla strage del 7 ottobre. "Il ruolo dell'Unrwa è vitale nelle attuali circostanze a Gaza", si legge nella dichiarazione. "2 milioni di persone hanno un disperato bisogno degli aiuti forniti dall'Unrwa e da altre agenzie delle Nazioni Unite". Borrell ha accolto con favore "le misure rapide e decisive adottate dall'organizzazione "alla luce di "accuse molto gravi contro un certo numero di membri del personale dell'Unrwa", e ha affermato che "l'Ue determinerà le prossime decisioni sui finanziamenti alla luce dell'esito delle indagini". L'Unione Europea è uno dei maggiori donatori dell'Unrwa, fornendo circa un decimo dei finanziamenti dell'agenzia delle Nazioni Unite secondo i dati del 2022.
Contrari allo stop ai finanziamenti ad Unrwa anche Oxfam ed altre 19 organizzazioni.
“La sospensione dei finanziamenti all'Unrwa da parte dei maggiori donatori è molto preoccupante e rischia di avere conseguenze umanitarie disastrose”, hanno affermato le ong. “La sospensione dei finanziamenti da parte dei Paesi donatori avrà un forte impatto sulla capacità di portare aiuti essenziali a oltre 2 milioni di civili a Gaza, di cui oltre la metà sono bambini. La popolazione in questo momento - si legge in una nota - è sull'orlo della carestia, esposta al rischio di epidemie, a causa dei bombardamenti indiscriminati da parte di Israele e della scelta deliberata di impedire l'ingresso degli aiuti nella Striscia. Accogliamo con favore la rapida indagine avviata dall'Unrwa sul presunto coinvolgimento di un esiguo numero di membri del personale delle Nazioni Unite negli attacchi del 7 ottobre - sottolineano ancora le organizzazioni firmatarie dell'appello - tuttavia siamo scioccati dalla sconsiderata decisione di privare un intero popolo di un'ancora di salvezza”.


Giustiziati tre palestinesi in un ospedale di Jenin, Hamas grida vendetta

I militari israeliani hanno giustiziato tre palestinesi che si trovavano all'interno dell'ospedale Avicenna di Jenin. Secondo il ministero della Salute palestinese "tre martiri sono stati abbattuti dalle forze di occupazione all'interno dell'ospedale". In un comunicato, l'esercito, la sicurezza interna e la polizia israeliano hanno spiegato che si è trattato di una "operazione congiunta" e che i tre uccisi erano "un terrorista di Hamas che si nascondeva nell'ospedale assieme a due altri terroristi". I media israeliani e quelli palestinesi riferiscono che l'operazione israeliana all'ospedale Ibn Sina a Jenin, in Cisgiordania, è durata solo 10 minuti: i militari sono entrati nella struttura alle 5h30 del mattino locali (le 6h30 in Italia) travestiti da medici, infermieri e donne palestinesi, si sono diretti verso un nascondiglio al terzo piano e hanno ucciso i tre utilizzando pistole dotate di silenziatore prima di fuggire incolumi dall'edificio. Secondo quanto riporta la stampa israeliana, la cellula stava progettando imminenti attacchi terroristici, compreso uno simile a quello del 7 ottobre.


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© Imagoeconomica


Uno dei membri della cellula si chiama Muhammad Jalamneh, aveva 27 anni e presumibilmente era in contatto con il quartier generale di Hamas all'estero. Secondo la ricostruzione della stampa, era anche un portavoce dell'ala militare di Hamas nel campo di Jenin. Gli altri due uccisi erano due fratelli, Muhammad e Basel Ghazawi. Secondo l'esercito, la cellula "neutralizzata" rappresenta "un nuovo esempio dell'uso cinico da parte di gruppi terroristici di spazi civili e ospedali come copertura e come scudi umani". Hamas ha affermato che i "crimini dell'esercito israeliano non rimarranno senza risposta" dopo l'uccisione di tre presunti terroristi palestinesi nell'ospedale Ibn Sina di Jenin, in Cisgiordania. L'organizzazione islamista ha affermato che gli omicidi sono una "continuazione dei crimini in corso da parte dell'occupazione contro il nostro popolo da Gaza a Jenin" e ha sottolineato che uno degli uomini era ferito ed era a letto quando è stato ucciso. Dei tre uomini, Hamas ha confermato che uno era uno dei suoi membri e un altro faceva parte della Brigata Jenin. Anche il terzo era un combattente palestinese. I combattenti palestinesi "non saranno intimiditi dagli omicidi o indeboliti dai crimini del nemico codardo", ha aggiunto Hamas.


Hamas valuta proposta di accordo di Parigi per cessate il fuoco

Il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, ha confermato questa mattina di aver ricevuto la proposta di accordo per il cessate il fuoco e che ha intenzione di studiarla. Ha aggiunto che è aperto a qualsiasi opzione pur di mettere fine alla guerra a Gaza. “La priorità è fermare l'aggressione, del brutale attacco a Gaza e il completo ritiro delle forze di occupazione dalla Striscia".
Il partito islamista e il Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp), che si sono incontrati a Beirut, hanno però ribadito in una nota diffusa su Telegram che "non ci sarà scambio di prigionieri finché l'aggressione a Gaza di Israele non si fermi". Haaretz ha riferito anche di una dichiarazione del dirigente di Hamas Osama Hamdan secondo cui la fazione islamica deve ancora ricevere la proposta di intesa elaborata a Parigi dai mediatori. "Ciò che è riportato dai media del nemico su un atteso accordo è diretto - ha detto - a soddisfare le famiglie detenute dalla resistenza".
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, riporta Yedioth Ahronoth, ha ribattuto che “le nostre forze non lasceranno Gaza e migliaia di terroristi non saranno rilasciati”. "Sento dichiarazioni su tutti i tipi di accordi - ha aggiunto - quindi voglio essere chiaro: non porremo fine a questa guerra con niente di meno che il raggiungimento di tutti i suoi obiettivi. Ciò significa eliminare Hamas, riportare a casa tutti i nostri rapiti e garantire che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele. Non rimuoveremo l'esercito israeliano dalla Striscia di Gaza e non rilasceremo migliaia di terroristi. Niente di tutto questo accadrà. Cosa accadrà? Vittoria totale!".

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