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Gli Houthi minacciano ritorsioni: colpiremo le navi legate agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna

Un nuovo focolaio di guerra è pronto a divampare in Medio Oriente, innescando un’onda d’urto che potrebbe avere gravi ripercussioni globali per gli anni a venire. Poche ore fa Stati Uniti e il Regno Unito hanno lanciato attacchi aerei e missilistici nelle aree dello Yemen controllate dagli Houthi, con l'obiettivo di fermare gli attacchi alle navi nella regione del Mar Rosso.

 “Questi attacchi sono la risposta diretta agli attacchi Houthi senza precedenti contro navi marittime internazionali nel Mar Rosso, compreso l’uso di missili balistici antinave per la prima volta nella storiaHanno messo in pericolo il personale statunitense, i marinai civili e i nostri partner, messo a repentaglio il commercio e minacciato la libertà di navigazione”, ha dichiarato il presidente statunitense Joe Biden, specificando che sarebbero stati colpiti 60 obiettivi ​​in 16 località intorno al Paese.

Come riportato dalla CNN, attacchi missilistici sono stati diretti contro la base aerea di Al-Daylami, a nord della capitale yemenita Sanaa; le aree circostanti l'aeroporto internazionale di Hodeidah nello Yemen occidentale; Camp Kalen; l’aeroporto internazionale di Taiz e l’aeroporto che serve la città di Abs, nello Yemen nordoccidentale.

Il Comando Centrale degli Stati Uniti ha affermato che gli attacchi aerei, avvenuti intorno alle 3 del mattino, hanno preso di mira “sistemi radar, sistemi di difesa aerea e siti di stoccaggio e lancio per sistemi aerei senza pilota, missili da crociera e missili balistici”.

L’azione, come da prassi in quasi tutti i conflitti nati apertisi negli ultimi 30 anni, è avvenuta senza autorizzazione dell’Onu, in aperta violazione dell’articolo 2 dello Statuto delle Nazioni Unite.

Lo stesso Joe Biden ha autorizzato l’attacco senza la previa approvazione del Congresso. A denunciarlo è stato il deputato democratico della California Ro Khanna, sul suo account X, dove ha ricordato come questo violi l’articolo I della Costituzione.

“Lo difenderò (l’articolo I) indipendentemente dal fatto che ci sia un democratico o un non democratico alla Casa Bianca".

Sulla stessa linea Thomas Massie, repubblicano del Kentucky: "Solo il Congresso ha il potere di dichiarare guerra", ha ribadito.

Anche la Russia ha immediatamente condannato l’azione congiunta di Washington e Londra, che avrebbero usato come pretesto per l’attacco la risoluzione Onu 2722, nella quale venivano condannati “con la massima fermezza” i molteplici attacchi dei ribelli Houthi al largo delle coste dello Yemen.

"Siamo preoccupati che la posizione degli Stati Uniti nel Consiglio di Sicurezza dell'ONU sul Mar Rosso sia solo un pretesto per un'ulteriore escalation delle tensioni nella regione. Condanniamo fermamente queste azioni irresponsabili degli Stati Uniti e dei loro alleati," ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, osservando che un’escalation militare su larga scala nella regione del Mar Rosso potrebbe invertire le tendenze positive emerse di recente nel processo di risoluzione yemenita, nonché “provocare la destabilizzazione della situazione nell’intera regione del Medio Oriente

Il portavoce degli Houthi, Mohammed Abdulsalam, ha detto venerdì che non vi è alcuna giustificazione per gli attacchi e ha promesso di continuare a prendere di mira le navi dirette verso Israele, pur precisando che la navigazione era “sicura e normale per tutte le navi ad eccezione delle navi israeliane o di quelle dirette ai porti dell’entità israeliana”.

Il vice ministro degli Esteri degli Houthi, Hussein Al-Ezzi, ha messo in guardia contro un "prezzo elevato" a carico degli Stati Uniti e del Regno Unito, secondo i media ufficiali.

Il nostro Paese è stato sottoposto a un massiccio attacco aggressivo da parte di navi, sottomarini e aerei da guerra americani e britannici. L’America e la Gran Bretagna dovranno essere pronte a pagare un prezzo pesante e a sopportare tutte le terribili conseguenze di questa palese aggressione”, ha ribadito.


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Nel merito, il portavoce Muhammad Abdul Salam ha premesso che le azioni di guerriglia contro le navi israeliane sarebbero proseguite. “Non abbiamo preso di mira nessun paese al mondo tranne Israele. Le forze armate hanno dato una risposta iniziale e la amplieremo molto presto. Continueremo a prendere di mira le navi israeliane dirette verso di loro fino alla fine dell’aggressione contro Gaza”, ha affermato ad Al Jazeera.

A tal proposito, un membro del Politburo del movimento Ansar Allah (Houthi), Muhammad Ali al-Bukhayti ha riferito a Ria Novosti che l’organizzazione paramilitare yemenita colpirà il trasporto marittimo associato agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna.

"Abbiamo attaccato solo navi associate all'entità sionista (Israele. - Ed.). Tuttavia, oggi colpiremo il trasporto marittimo associato all'America alla Gran Bretagna e i loro interessi <...> in risposta alla loro aggressione", ha affermato l'interlocutore dell'agenzia.

L’Iran, che da sempre sostiene gli Houthi anche militarmente, per bocca del portavoce del ministero degli Esteri, Nasser Kanani, ha "fermamente condannato gli attacchi di Usa e Gran Bretagna contro varie città in Yemen, ritenendoli un'azione arbitraria, una chiara violazione della sovranità e dell'integrità territoriale dello Yemen e una violazione del diritto e dei regolamenti internazionali".

Si fanno sentire intanto le prime ripercussioni economiche dell’aggressione occidentale: come riportato dal Bloomberg, i prezzi del petrolio sono aumentati di oltre il 4%, con il Brent che ha superato 80 dollari al barile per la prima volta dalla fine di dicembre, mentre “circa il 20% delle forniture globali di petrolio e GNL saranno a rischio se l’Iran interverrà in risposta agli attacchi”, afferma la pubblicazione, citando esperti.

Queste incursioni aeree arrivano in un momento di tensioni notevolmente aumentate in Medio Oriente. La guerra di Israele a Gaza è al suo quarto mese e Tel Aviv è anche impegnata in scambi sempre più violenti di missili sul confine settentrionale con gli Hezbollah libanesi miliziani, che sono sostenuti dall'Iran. Proprio a tale guerra sono legate le azioni degli Houthi, i quali hanno dichiarato di agire in solidarietà con i palestinesi nella Striscia e contro l’offensiva israeliana, colpendo, come menzionato pocanzi, navi dirette verso o legate ad Israele. Ciononostante, gli attacchi dei ribelli hanno colpito diverse navi commerciali non israeliane.

In particolare, il 19 novembre, gli Houthi avevano catturato la petroliera Galaxy Leader con 22 membri dell'equipaggio, di cui 17 filippini.  Gli Houthi sostennero che la nave battente bandiera Bahamase veniva gestita da una compagnia giapponese, ma di proprietà di un importante uomo d'affari israeliano che fornisce automobili allo Stato ebraico.

Dopo le azioni dei combattenti del movimento ribelle, alcune compagnie di navigazione hanno deciso di sospendere il trasporto attraverso il Canale di Suez: una rotta cruciale dove passa circa il 13% del commercio mondiale e un quarto del traffico marino. Molte delle più grandi società di trasporto marittimo, tra cui la Mediterranean Shipping Company e la Maersk, hanno dirottato le navi su una rotta molto più lunga intorno all'Africa meridionale, aumentando i costi per un tragitto più lungo di circa un terzo. Secondo Kiel Institute, il commercio globale è diminuito dell'1,3% su base mensile a dicembre per questi attacchi.

Per frenare le crescenti ripercussioni economiche date da queste azioni estreme contro l’operato di Israele, lo scorso mese, gli Stati Uniti e altri Paesi hanno lanciato l’Operazione Prosperity Guardian, al fine di proteggere le navi civili, una missione che finora ha ricevuto contributi da 22 Paesi. Il 31 dicembre, navi da guerra statunitensi hanno affondato, per la prima volta dall’inizio delle tensioni, 3 imbarcazioni Houthi per proteggere una nave commerciale dal dirottamento.

Ora la prossima mossa passa ad Ansar Allah, ma la miccia per la nuova grande guerra che infiammerà la regione è già stata innescata. A prosperare non sarà certo il commercio mondiale, che probabilmente verrà irrimediabilmente compromesso dalla polveriera mediorientale. L’Occidente evidentemente è pronto a giocare il tutto per tutto pur di mantenere il suo ruolo egemone contro le nascenti potenze economiche, in grado di ribaltare l’ordine costituito a guida statunitense.

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