Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

La raffica di dimissioni nel suo esecutivo e tra i Tories ha fatto cadere uno dei leader inglesi più contestati di sempre

Si è arreso Boris Johnson. Dopo settimane di sfilettate dalle opposizioni sulle sue gaffe, sugli scandali che lo hanno riguardato, tra coperture, festini, favori e silenzi, l’ex sindaco di Londra che da bambino sogna di diventare “re del mondo” si è dimesso dalla carica di primo ministro inglese. Troppo ingestibile la raffica di dimissioni di membri del suo esecutivo e colleghi del partito Tory: in oltre 35  hanno lasciato negli ultimi giorni per via della sua figura ormai ingombrante. A Londra - diversamente da Roma - evidentemente l’etica e la questione morale sono due questioni che hanno il loro peso per la credibilità di un esecutivo. Quindi Boris Johnson si è visto messo alla porta del n° 10 di Downing Street. Ad accoglierlo fuori, oltre a una schiera di telecamere e giornalisti, anche un forte vento che gli scompigliava la chioma bionda. Uscendo dal palazzo, Johnson si è apprestato di corsa, contrariato, a dire ai suoi elettori che non sarà più a capo del partito dei Tory e alla nazione che dal prossimo autunno non sarà più primo ministro. “Lascio ma non avrei voluto farlo”, dice, fiero, alla stampa. E’ chiaramente stizzito, Johnson, il folder con il suo discorso da leggere alla nazione ha fatto quasi per lanciarlo sul podio montato ad hoc, i piedi puntati, i capelli che si dimenavano qua e là a seconda delle folate di vento. Quello che milioni di inglesi hanno visto giovedì in televisione somigliava più a un bambino capriccioso al quale è stato strappato di mano il giocattolo che al leader politico che per tre anni ha guidato la seconda potenza economica dell’Europa, non dell’Ue, si badi bene, dalla quale è stato proprio BoJo (come lo chiamano a Londra) a portarla all'abbandono. Ed è proprio la gestione politica dell’Inghilterra che gli inglesi non gli hanno perdonato, a partire proprio da quella sofferta decisione di chiudere con Bruxelles che Johnson ha rivendicato, a petto alto, dicendo di esserne “immensamente orgoglioso”. A pesare però come macigni sulla schiena di Johnson sono stati soprattutto gli scandali continui dai quali ha cercato, invano, di difendersi per mesi.

Un Paese in imbarazzo, il Party Gate e lo scandalo Pincher
Nelle ultime settimane Johnson ha dovuto fare i conti con lo scandalo che ha travolto Chris Pincher, fedelissimo del primo ministro ed ex deputy chief whip, una sorta di custode della disciplina di maggioranza in Parlamento. Tutto parte da un articolo pubblicato negli scorsi giorni su The Sun. Pincher, ubriaco, avrebbe palpeggiato alcuni uomini - tra cui un altro deputato britannico - in un gentlemen club. Le indiscrezioni uscite sulla stampa hanno subito portato alle sue dimissioni e al tempo stesso risvegliato una polemica che a cascata ha determinato anche quelle di Johnson. Nel 2019 Pincher era già stato accusato di fatti simili. Lo stesso Johnson, con le spalle al muro per l’indignazione degli elettori inglesi da un lato e per le proteste interne ai Tory dall’altro, ha ammesso di essere stato a conoscenza del primo episodio contestato a Pincher già due anni fa. “Un errore” non allontanarlo già ai tempi dal partito, ha detto Johnson rimarcando di non volere presunti predatori sessuali al governo, troppo tardi per evitare di essere travolto da questa scelta. Tra il 2019 e il 2022 Pincher è intanto passato dalla carica di viceministro degli Esteri a quella di deputy chief whip, più importante e istituzionale nel diritto parlamentare inglese. Prima dello scandalo Pincher, l’ormai ex premier era finito sotto torchio per il più noto Party Gate di cui i britannici hanno ancora memoria fresca. Lo scandalo è il seguente: mentre il Regno Unito attraversava un severo lockdown, imposto dal governo di Johnson per la pandemia da Covid-19, a Downing Street si organizzavano feste senza rispettare le restrizioni. Alcolici fino a tarda notte, tra i partecipanti alle feste - oltre a vari esponenti della politica britannica - si è scoperto che c’era anche Johnson. Inizialmente il premier aveva negato di averne preso parte, dicendo di non sapere cosa succedesse quando non era presente. Le dichiarazioni di Johnson sono però state clamorosamente smentite da alcune foto che lo ritraggono partecipare ai festini in Downing Street. Il premier aveva ritrattato, scusandosi davanti al Paese ma senza cedere alle richieste di dimissioni che già lo avevano investito. Ha ceduto solo ora che l’ennesimo scandalo lo ha fatto scivolare.


boris fuck depos

Il potente biondo che non mancherà a nessuno
Scandali sessuali, amicizie importanti, tendenze alla menzogna (a Londra lo chiamano “bugiardo patologico”), e poi gaffe su gaffe di cui vanta un lungo palmares. A pensare a Boris Johnson viene in mente l’ex omologo italiano Silvio Berlusconi. Ma l’assioma è errato. Non bisogna lasciarsi confondere dal suo essere ingombrante e da quel velo di ridicolezza che lo accompagna, come accompagna il Cavaliere, che fa quasi simpatia. Boris Johnson più che a Berlusconi ricorda, dopo questi tre anni di governo, l’ex presidente statunitense Donald Trump. Non tanto per il luogo di nascita (entrambi sono nati a New York), né per la chioma biondo platino o per la natura conservatrice, ma quanto più per le sue catastrofiche e pericolose scelte politiche da leader di una delle potenze più grandi al mondo. Di scelte sbagliate, se non nefaste, Johnson ne ha prese diverse e gli inglesi onesti non se le dimenticano, così come buona parte della comunità internazionale. Partendo dal Regno Unito, all’ex leader del partito conservatore dei Tories, viene contestata la gestione della pandemia da coronavirus. Il governo, infatti, nelle prime settimane di pandemia a inizio 2020, aveva tentato la strada dell'immunità di gregge, sposata inizialmente anche da Trump. senza che all'epoca fosse disponibile alcun vaccino contro il Covid. Una decisione al limite del criminale, come avevamo scritto anche noi, costata “decine di migliaia di morti che potevano essere salvate”, come scrive nero su bianco in un rapporto la commissione parlamentare per la Sanità e quella per la Scienza del parlamento di Westminster che descrive quella decisione come la causa del “disastro peggiore nella storia della sanità britannica”. Sempre a Johnson, o meglio al suo ministro degli interni Priti Patel, viene criticata duramente la recente firma all’ordinanza di estradizione negli Stati Uniti di Julian Assange. Il giornalista e fondatore di Wikileaks, detenuto da tre anni in isolamento e sotto torture psicologiche nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, a Londra, è stato recentemente condannato all’estradizione oltreoceano dove rischia circa 175 anni di detenzione con l’accusa di aver cospirato e pubblicato informazioni classificate sui crimini degli Stati Uniti in Iraq e Afghanistan. E ancora, sempre di recente, viene contestato a Johnson la volontà di rilanciare l'uso delle residue riserve nazionali d'idrocarburi nel Mare del Nord, ma soprattutto di tornare ad espandere la rete d'impianti nucleari civili in Inghilterra passando dal limite indicato finora di "un nuovo reattore ogni 10 anni a un nuovo reattore all'anno". Una decisione che porterebbe il Regno Unito ad avere 7 centrali in più entro il 2050. Un riavvicinamento al nucleare che i governi precedenti avevano "accantonato" su spinta dei movimenti ambientalisti. Tutto questo per far fronte al caro bollette del Regno salito esponenzialmente come conseguenza delle sanzioni alla Russia (reiterate più volte dal governo Johnson) per l’invasione dell’Ucraina dove, anche qui, l’ex primo ministro si è mosso in maniera stupida e alcune volte contraria persino agli altri omologhi europei. Mesi fa, infatti, mentre Emmanuel Macron, presidente francese e Olaf Scholz, cancelliere tedesco, lavoravano per un quasi impossibile cessate il fuoco tra Kiev e Mosca, Johnson metteva benzina sul fuoco rendendo vani gli sforzi dei due, continuando a minacciare un intervento diretto nel conflitto su sollecitazione della NATO. Johnson era addirittura arrivato a legittimare l’Ucraina dal colpire obiettivi sul suolo russo con armi fornite, come i missili a lungo raggio, dal Regno Unito. E a proposito di armi, non bisogna dimenticarsi con quale facilità ha parlato di deterrente nucleare in Svezia dove ad aprile ha stretto una forte intesa militare anche con la Finlandia. “Normalmente non parliamo dei nostri deterrenti nucleari, ma ho messo in chiaro che richiederne l’utilizzo è responsabilità di ciascuna delle due parti, e noi la prendiamo molto seriamente”, aveva detto l’ex numero uno Tory. Del resto fu lo stesso Johnson ad annunciare un anno fa la volontà di aumentare l’arsenale nucleare da 225 testate e a 260. Evidentemente gli è rimasto in mente quel giorno in cui, subito dopo il suo insediamento, come è da consuetudine in Inghilterra per i primi ministri, ha scritto di proprio pugno i comandi nelle famose “Letter of last resort”, le lettere dell'ultima risorsa: quattro missive top secret e sigillate, ciascuna contenente l'ordine di attacco, in caso Londra dovesse essere attaccata e il premier ucciso, impartito dal primo ministro in carica per i quattro sottomarini nucleari inglesi. Chissà che cosa avrà provato o pensato Johnson in quel momento. Nessuno può saperlo ma è un bene che si sia dimesso, la sua esperienza a Westminster mancherà a pochi.
(Prima pubblicazione: 9 luglio 2022)

Foto: it.depositphotos.com

ARTICOLI CORRELATI

Boris Johnson si dimette da leader dei Tory. ''Lascio ma non avrei voluto'

Caso Party Gate: Boris Johnson non si dimette per continuare la guerra contro la Russia

Boris Johnson, un altro aspirante criminale di guerra. E non se ne sentiva il bisogno
di Saverio Lodato

Gran Bretagna, Boris Johnson aumenta le spese militari

Per Julian Assange, fino ai tempi supplementari

Anche l'Inghilterra insegue la follia nucleare. Johnson vuole più testate

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos