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Il primo ministro è accusato di aver partecipato a un compleanno, violando le restrizioni, quando il Paese era piegato dalla pandemia

Boris Johnson non intende dimettersi dopo aver ricevuto la multa di Scotland Yard sullo scandalo “Party Gate” che da mesi sta travolgendo il primo ministro e il suo governo conservatore di cui è a capo. “Mi scuso con tutto il cuore”, ha esordito alla Camera dei Comuni, promettendo di svolgere “con umiltà” il suo dovere che consiste nel contrastare Vladimir Putin e rafforzare il sostegno del Regno Unito all’Ucraina.
L’accusa contenuta nel “Party Gate” è di aver violato le restrizioni anti Covid, introdotte dal suo stesso governo, nel corso di un evento del giugno 2020 in cui si festeggiava il suo compleanno alla Cabinet Room di Downing Street. Tutto questo mentre, si badi bene, l’Inghilterra era uno dei paesi più travolti dalla pandemia.
Ha deliberatamente ingannato il Parlamento?” ha domandato alla Camera il deputato di partito, Peter Bone a Johnson. “No”, ha risposto il premier Tory, insistendo sul fatto di non aver consapevolmente violato la legge e sottolineando di aver cercato di rimediare a quanto fatto, pagando subito la multa e rimettendosi all’indagine ancora in corso.
Il mio compito è quello di lavorare ogni giorno per rendere il popolo britannico più sicuro, più protetto e più prospero ed è quello che continuerò a fare” ha dichiarato, ricordando la priorità del paese sul fronte internazionale con la minaccia russa.
Discorsi attribuibili ad un vero amante della sua nazione, un grande patriota coerente con i suoi valori e soprattutto le sue “norme restrittive”.
La sicurezza della Gran Bretagna passa evidentemente per un ruolo nel conflitto ucraino che vede il paese sempre più apertamente coinvolto nella guerra contro la Russia: Londra aveva inizialmente fornito a Kiev 4.000 armi anticarro leggere di nuova generazione (NLAW) e missili Javelin anticarro da spalla; con un nuovo pacchetto approvato a Marzo che ha fornito 6.000 missili e 25 milioni di sterline di sostegno finanziario per l'esercito ucraino.
Recentemente il Times, citando dei comandanti ucraini ha rivelato che le forze speciali britanniche Sas sono a Kiev per addestrare l'esercito locale all'uso dei NLAW. “Erano bravi ragazzi gli inglesi”, ha commentato un comandante del battaglione, “ci hanno invitato a far loro visita quando la guerra sarà finita”.
Per molti questo viaggio avverrà ben prima: James Heappey, ministro delle forze armate, ha affermato che le truppe ucraine dovrebbero arrivare in Gran Bretagna questa settimana per l'addestramento sui veicoli corazzati.
Con l’amministrazione Johnson anche il riarmo nucleare per il “bene” ed il “futuro” del paese procede a gonfie vele: nella richiesta di bilancio militare 2023 dell'amministrazione Biden, il Regno Unito è stato aggiunto alla lista dei paesi in cui sono in corso investimenti infrastrutturali in siti di stoccaggio di "armi speciali", insieme a Turchia, Belgio, Germania, Italia e Paesi Bassi. Tutti paesi in cui gli Stati Uniti conservano circa 100 bombe atomiche B61, ha riferito il quotidiano britannico The Guardian, che ha citato un rapporto di Hans Kristensen,  direttore del progetto di informazione nucleare presso la Federazione degli Scienziati Americani (FAS).
"La B61 ha ricevuto una nuova vita con un sistema di guida, la variante B61-12, che entrerà in piena produzione a maggio" sostiene la FAS, mentre la Gran Bretagna ha annunciato l'anno scorso che avrebbe aumentato il proprio stock di testate nucleari Trident del 40 percento, a 260 unità, il primo aumento del genere dalla fine della guerra fredda.
Insomma promesse di prosperità e sicurezza dirette alla massima velocità verso la guerra nucleare; una prospettiva coerente con la retorica di Boris Johnson.

Foto © Imagoeconomica

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