Definire Berlusconi statista è un delitto. Il cavaliere non è stato un leader liberale, ma un brillante leader di un partito e di un impero personale che si è impadronito della vita pubblica e delle istituzioni plasmate a suo uso e consumo
La compassione e il rispetto umano nei confronti di chiunque muoia è il primo sentimento che un essere umano deve provare. Quando la morte colpisce un uomo pubblico è anche il momento della valutazione del suo operato. Berlusconi ha scritto un pezzo importante di storia d’Italia: nell’imprenditoria, nella comunicazione, nella politica, nelle istituzioni. Una storia fatta più di ombre che di luci.
Si pensi all’origine della sua potenza di costruttore dove sono emersi collegamenti diretti o indiretti con organizzazioni che non sono filantropiche. È stato un grande innovatore della comunicazione, ma il suo impero comunicativo – giornali, radio e tv – si consolida grazie al rapporto con la politica dominante che gli ha consentito di creare un oligopolio della comunicazione determinante per la sua fortuna politica.
Berlusconi perseguitato dalla magistratura? Accusa infondata, il Berlusconi politico nasce proprio sulle macerie di una classe dirigente travolta dalla magistratura e lo stesso fondatore di Forza Italia, Dell’Utri, è stato condannato per mafia. E vi è una storia ancora da scrivere sulle stragi di mafia del 1992/93. Il Berlusconi politico è emblema della commistione tra impresa, affari ed istituzioni piegate agli interessi di parte.
L’io che prevale sul noi, l’avere che domina sull’essere, l’apparenza edonistica sino al mercimonio del corpo femminile, il consumismo universale senza scrupoli come modello di sviluppo che osanna il mercato senza regole sino alla mortificazione dello Stato. Per Berlusconi tutto ha un prezzo, quindi non sarà mai un modello per chi non ha prezzo e non è in vendita e non si fa comprare.
Definire Berlusconi statista è un delitto. Il cavaliere non è stato un leader liberale, ma un brillante leader di un partito e di un impero personale che si è impadronito della vita pubblica e delle istituzioni plasmate a suo uso e consumo. Potremmo anche ritenerlo l’antitesi del liberalismo, l’apoteosi invece del neoliberismo. A suo modo è stato un genio dei nostri tempi, capace di trasformare la sua storia di uomo che non è esempio di virtù costituzionali ed evangeliche nell’inizio di un nuovo processo di beatificazione all’italiana.
Tratto da: lanotiziagiornale.it
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