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Giordania, Cile e Colombia richiamano in patria gli ambasciatori in Israele

Ancora bombardamenti contro il campo profughi di Jabaliya. Numerose sono le vittime del nuovo raid aereo condotto dalle forze militari israeliane nella Striscia di Gaza. A renderlo noto è ancora una volta al Jazeera, descrivendo il bombardamento come "intenso e indiscriminato". Sarebbero centinaia le persone intrappolate sotto le macerie degli edifici rasi al suolo. Prima del raid, erano stati lanciati volantini in cui si sollecitavano i civili a lasciare il sito. Sale così a 8.796 il bilancio delle vittime dei bombardamenti israeliani, tra cui 3.648 bambini e 2.290 donne. Secondo il ministero della Sanità palestinese, almeno 22.219 persone sono rimaste ferite. Inoltre, sono state registrate 2.030 segnalazioni di persone disperse, tra cui 1.120 bambini sepolti sotto le macerie. Infine, 130 paramedici e membri del personale medico sono stati uccisi, 28 ambulanze sono state distrutte e si calcolano più di 270 attacchi al sistema sanitario di Gaza. Secondo quanto riferito dal funzionario, 16 ospedali su 35 sono fuori uso e 51 cliniche di assistenza sanitaria primaria su 72 hanno chiuso i battenti. In Cisgiordania, infine, 128 palestinesi sono stati uccisi e oltre 1.980 feriti.

L'offensiva israeliana non ha risparmiato nessuno, nemmeno i giornalisti. Reporter Senza Frontiere (RSF) ha presentato una denuncia per crimini di guerra commessi contro giornalisti palestinesi a Gaza - la terza denuncia di questo tipo dal 2018 - e contro un giornalista israeliano in Israele. Questi reporter, afferma l'organizzazione, sono stati vittime di attacchi equivalenti - come minimo - a crimini di guerra che giustificano un'indagine da parte del procuratore della Corte penale internazionale (Cpi). Lo scrive l'organizzazione sul suo sito. Depositata presso l'ufficio del procuratore della Cpi il 31 ottobre, la denuncia di RSF descrive dettagliatamente i casi di nove giornalisti uccisi nel corso del loro lavoro dal 7 ottobre e altri due feriti, anche loro nel corso del loro lavoro. Si cita anche la distruzione deliberata, totale o parziale, delle sedi di più di 50 organi di informazione a Gaza. Secondo il conteggio di RSF, dall'inizio della guerra tra Israele e Hamas sono stati uccisi 34 giornalisti, di cui almeno 12 sono stati uccisi nel corso del loro lavoro - 10 a Gaza, uno in Israele e uno in Libano. "La portata, la gravità e la natura ricorrente dei crimini internazionali contro i giornalisti, in particolare a Gaza, richiedono un'indagine prioritaria da parte del procuratore della Cpi. Lo chiediamo dal 2018. Gli attuali tragici eventi dimostrano l'estrema urgenza della necessità di un'azione della Corte penale internazionale".


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Nel clima di tensione si è fatto sentire anche Hamas. “Noi diciamo al nemico che i vostri sforzi per coprire le sconfitte non vi salveranno da una clamorosa disfatta - ha detto Haniyeh parlando dal Qatar dove si trova -. Non ci sarà sicurezza né stabilità nella regione e fuori se i diritti del nostro popolo alla libertà, all'indipendenza e al ritorno non si realizzeranno". Nel frattempo l’esercito israeliano è al lavoro per scoprire "la rete sotterranea di tunnel di Hamas e far uscire i terroristi”, ha detto il ministro della difesa Yoav Gallant secondo cui "sono stati raggiunti importanti risultati" e che si sta "colpendo i terroristi ad ogni livello, dagli operativi ai comandanti". Sul versante est, il ministero degli Esteri della Giordania oggi ha richiamato il proprio ambasciatore in Israele a causa del conflitto in corso nella striscia di Gaza. L’ambasciatore d'Israele ad Amman aveva già lasciato il Regno in precedenza. Il ritorno dei rispettivi ambasciatori ci sarà solo quando le operazioni israeliane a Gaza termineranno.

Anche altri Stati hanno adottato una decisione analoga. Cile e Colombia, per esempio,  hanno richiamato i loro ambasciatori in Israele in segno di critica dell'offensiva militare di Israele nella Striscia di Gaza. La mossa giunge dopo che il governo della Bolivia ha tagliato martedì le relazioni diplomatiche con Israele, accusando lo Stato ebraico di compiere "crimini contro l'umanità" a Gaza, senza fare riferimento all'attacco di Hamas. Il Cile - ha riferito il ministero degli Esteri cileno - ha deciso di richiamare il suo ambasciatore di fronte a quelle che ha definito "inaccettabili violazioni del diritto umanitario internazionale commesse da Israele nella Striscia di Gaza". Il Cile ha anche chiesto "una fine immediata dell'ostilità" e ha condannato le operazioni di Israele dicendo che "costituiscono una punizione collettiva contro la popolazione civile palestinese a Gaza". Come la Bolivia, anche il Cile non ha fatto riferimento all'attacco di Hamas. Anche il presidente della Colombia, Gustavo Petro, ha annunciato il richiamo dell'ambasciatore del suo Paese in Israele: "Se Israele non ferma il massacro del popolo palestinese, non possiamo rimanere lì", ha scritto Petro su X. Bolivia, Cile e Colombia hanno tutti e tre dei governi di sinistra.

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