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La procura del Paraguay ha aperto un'indagine sul caso di Marcelo Pecci, il magistrato antimafia ucciso oltre un anno fa in luna di miele in Colombia, sulla base delle denunce di un possibile coinvolgimento dell'ex presidente, Horacio Cartes. L'indagine - che il procuratore Emiliano Rolon ha affidato a una squadra di varie agenzie coordinata dalla magistrato Matilde Moreno -, nasce infatti dalle dichiarazioni rese in Colombia da Francisco Luis Correa Galeano, principale imputato del crimine. Correa Galeano ha detto che l'omicidio di Pecci, consumato su un'isola caraibica colombiana, sarebbe stato ordinato da Cartes e dal leader del narcotraffico, Miguel Angel Insfran Galeano, noto con il soprannome di "Tio Rico". L'inchiesta, fa sapere la procura paraguaiana, sarà condotta in cooperazione con la magistratura colombiana e punterà a verificare la fondatezza delle parole di Correa Galeano. Il procuratore, ricordiamo, è stato assassinato il 10 maggio 2022 su una spiaggia dell'isola di Baru, non lontana dalla rinomata località turistica di Cartagena de las Indias, nel nord della Colombia. I sicari hanno raggiunto il luogo dove il magistrato si trovava in viaggio di nozze, a bordo di una moto d'acqua. Pecci, 45 anni, è morto durante il trasferimento in ospedale. Poche ore prima, la moglie - uscita illesa dall'agguato - aveva annunciato sui propri canali sociali la prima gravidanza della coppia. Pecci era tra i magistrati che avevano condotto la più grande operazione mai diretta dalla magistratura e dalla polizia contro il traffico di droga in Paraguay. Si tratta dell'operazione "A oltranza" avviata a febbraio 2022, con oltre 100 perquisizioni simultanee, e ordini di cattura nei confronti di 30 esponenti di una estesa rete dedita al traffico e al riciclaggio. Solo nei primi giorni dell'operazione sono stati sequestrati beni per oltre 100 milioni di dollari. Secondo la magistratura, l'organizzazione smantellata era tra le altre cose legata ai sequestri di due ingenti carichi di cocaina effettuati in Belgio, per un totale di oltre dodici tonnellate, e un terzo in Olanda per oltre quattro tonnellate.


pecci marcelo da ilmessaggero

Marcelo Pecci


Le condanne dei fratelli Perez Hoyos
A maggio, la giustizia colombiana ha condannato in prima istanza i fratelli Perez Hoyos (Andres Felipe e Ramon Emilio) a 25 anni e sei mesi di carcere per il ruolo svolto nell'omicidio. Membri di gruppi dediti al traffico internazionale di stupefacenti, i due che avevano confessato il pagamento dell'equivalente di oltre trecentomila euro a Francisco Luis Correa, per "progettare e portare a termine" l'omicidio. Nell'interrogatorio di garanzia reso a gennaio, i fratelli Perez Hoyos avevano ammesso le accuse - potendo così aspirare a una riduzione del 50 per cento della pena per i reati di omicidio e porto illegale d'armi - e chiesto scusa ai familiari delle vittime. "Voglio chiedere perdono, per il grande errore che ho commesso e chiedo di tutto cuore a tutti i presenti e al signore e alla signora Pecci di essere perdonato", aveva detto Ramon Emilio. Una confessione seguita poco dopo dalle parole del fratello, Andres: "So che è stato un errore molto grande e non ho parole adatte ad esprimere le scuse per la famiglia Pecci, e ancora di più per la moglie, incinta. Sono pentito e voglio esprimere le scuse di tutto cuore", ha detto. A inizio ottobre, la giustizia colombiana ha ascoltato a fondo Correa Galeano. Questi ha non solo riconosciuto il suo ruolo nella vicenda, ma anche fornito ulteriori dettagli. In particolare, secondo quanto hanno riportato i media colombiani, Correa Galeano avrebbe detto che la decisione di eliminare Pecci seguiva il "fastidio" che le sue indagini avrebbero provocato su "Tio Rico" e sull'ex presidente. "L'omicidio di Pecci è la risposta al fatto che un po' di tempo fa (il magistrato) aveva causato l'arresto del signor Insfran Galeano", ha detto Correa Galeano rimandando proprio all'esito dell'inchiesta "A oltranza". "E c'erano anche fastidi da parte dell'ex presidente del Paraguay, Horacio Cartes", ha aggiunto.

Foto di copertina © Imagoeconomica

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