Lettera critica degli studenti al professor Visconti che, intervistato da Il Foglio, chiedeva la messa al bando di Di Matteo e Lodato
Oltre cinquanta studenti di diverse Università, licei e istituti scolastici di Palermo e di varie parti d'Italia hanno preso carta e penna per scrivere una lettera aperta all'indirizzo del docente palermitano Costantino Visconti dopo una intervista rilasciata dal giurista al quotidiano “Il Foglio” in cui, di fatto, chiedeva la “messa al bando” del magistrato Nino Di Matteo e del giornalista Saverio Lodato dall'elenco degli invitati nelle scuole per parlare di mafia, in un articolo in cui si parla anche di “antimafia della fuffa”.
Nella lettera aperta, che continua a girare nei vari istituti per ulteriori sottoscrizioni, gli studenti si dicono “molto sconcertati” dalle dichiarazioni del giurista. “Pensiamo sia veramente inopportuno da parte sua, come professore di Diritto Penale, pretendere di dirci cosa possiamo e non possiamo fare, chi possiamo o non possiamo invitare all'interno dei nostri spazi e soprattutto quale storia della mafia è giusto che noi conosciamo” proseguono ancora gli studenti.
E poi ancora in un altro passaggio, dopo aver ricordato l'esistenza della trattativa Stato-mafia, aggiungono: “Questa lettera è per farle sapere professore che i giovani e gli studenti conoscono la storia, ma quella vera, scomoda e fastidiosa: non la storia che ci viene propinata con concetti retorici e astratti di 'legalità', o con passerelle istituzionali all'interno delle nostre scuole e università”. “Per questo – proseguono - motivo vogliamo ascoltare e confrontarci con magistrati come Nino Di Matteo, il quale si è occupato di decine e decine di processi, e giornalisti come Saverio Lodato, al quale Giovanni Falcone in persona parlò di quelle 'menti raffinatissime' subito dopo il fallito attentato all'Addaura nel 1989. La sua volontà di squalificarli agli occhi degli studenti ci sembra un tentativo di grande bassezza morale. In ogni caso stia certo, professore, che nei nostri spazi continueremo a mobilitare le nostre coscienze e il nostro pensiero critico, indipendentemente dal pensiero di altri professori, dirigenti scolastici, rettori o capi di dipartimento che possano pensarla come lei: difendendo il nostro diritto a sviluppare le nostre idee e invitando le persone che per noi rappresentano veramente quello 'Stato' a cui vogliamo affidarci. Come giovani continueremo a parlare di questi temi e a creare occasioni di confronto. Se per lei professore Visconti questa si chiama ''antimafia della fuffa'', allora noi la rivendichiamo in pieno".
Le parole di Sebastiano Ardita
La lettera dei tanti giovani studenti che rivendicano il loro diritto ad essere formati ascoltando gli insegnamenti di Nino Di Matteo e di Saverio Lodato non è soltanto un inno alla democrazia, al pluralismo ed alla libertà, ma rappresenta molto di più. Alla base della loro protesta vi è certamente la personalità ed il valore delle persone ascoltando le quali intendono imparare e formarsi: il magistrato italiano vivente da anni più esposto al rischio della vita; ed il giornalista che con pochi altri ha fatto la storia della saggistica antimafia.
Ma dietro quella protesta vi è altro. Vi è la rivendicazione di poter perseguire sempre la verità e la giustizia fino in fondo, senza censure e conformismi, facendosi guidare solo dal desiderio di sapere e dalla consapevolezza delle difficoltà che si incontrano per conoscere tutte le verità, anche le più scomode. Lungi dal rappresentare una pratica di complottismo, il bisogno di conoscere affonda le sue basi nelle personalità libere, in coloro i quali desiderano confrontarsi senza schermi con la realtà, in quanti non credono che la storia debba essere scritta sempre dai più forti o dai vincenti. Il bisogno di conoscere è di quanti vogliono conoscere, comprendere e decidere solo con la propria testa.
Questo grido di libertà rappresenta l’ennesimo atto di coraggio e di determinazione di questi giovani che si unisce ai valori che hanno già dimostrato di sapere comunicare senza paura nelle università, sui mezzi di comunicazione, nelle piazze. È la riprova di un impegno sociale lontano dalle convenzioni e dalle interessate accondiscendenze di chi pensa soltanto ai propri interessi ed a far carriera senza disturbare i potenti. Rappresenta la proiezione di un impegno autentico e disinteressato -, sempre meno ricorrente ai giorni nostri - ed è quindi un monito per tutti noi, specie per chi ha responsabilità pubbliche, a fare fino in fondo il nostro dovere senza mai piegare la schiena. È una speranza vera - molto più di una goccia nel deserto - in una società in cui sempre meno sono le persone disposte a rischiare qualcosa per le proprie idee. Dobbiamo dire grazie a questi ragazzi per la lezione di Libertà e di Coraggio, e per la speranza che il loro impegno infonde in tutti noi. Formano gli adulti, mentre pretendono di essere formati.
Foto © Dep Photo
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