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Johan Rockström: "Siamo ancora in tempo per cambiare"

Proponiamo ai nostri lettori questo articolo dello scienziato svedese Johan Rockström, direttore congiunto dell'Istituto Potsdam per la ricerca dell'impatto climatico e docente all'università di Stoccolma. Si tratta di una delle figura di riferimento a livello mondiale sui temi della sostenibilità globale. Ha guidato la fase progettuale di Future Earth e presiede l'Earth League. Tra gli autori di un rapporto redatto per il Club di Roma Earth4All a Survival Guide for Humanity. Rockström è consulente per diversi governi e rete di imprese.
Quanto affermato nell'articolo, pubblicato su La Repubblica in occasione della Giornata mondiale della Terra, lo condividiamo totalmente. La situazione a livello ambientale è drammatica, ma l'Umanità intera se vuole, può aggrapparsi a questa ultima possibilità di cambiamento. Prima che sia davvero troppo tardi.


 

"Vicini alla catastrofe ma ci possiamo ancora salvare"

di Johan Rockström - 22 Aprile 2023

Questo Giorno della Terra è diverso.

Rispetto ai primi anni del Novecento, oggi il nostro pianeta è più caldo di 1,2 gradi C. La scienza ha dimostrato e documentato che la Terra ha superato sei dei nove limiti che mantengono stabile il pianeta. Dalle testimonianze scientifiche risulta anche che molti irreversibili punti di svolta sono pericolosamente vicini a essere raggiunti. Nell'ambito degli Accordi di Parigi sul clima che prevedono che le temperature restino in una fascia di 1,5-2 gradi C in più, ci troviamo in una zona a rischio per l'irreversibile cedimento della Groenlandia e di importanti regioni antartiche e ciò condannerà le future generazioni a subire un aumento del livello degli oceani anche di dieci metri.

Il bilancio di carbonio totale per stabilizzare il clima intorno a un aumento di 1,5° C ormai si calcola in mesi: ne restano appena 75. Stiamo assottigliando il nostro budget di carbonio con il ritmo di oltre l'uno per cento al mese. La Terra, così come la conosciamo fin dall'alba della civiltà, sta scomparendo nello specchietto retrovisore dei nostri Suv alimentati con combustibili fossili. A marzo l'autorità più illustre del mondo a questo riguardo, l'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), ha ammonito che la finestra per garantire alla Terra un futuro vivibile sta per chiudersi.


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L'impatto su Paesi come l'Italia, una penisola soggetta sempre più spesso a siccità ed eventi meteorologici estremi, potrebbe essere devastante. Le spese in termini umani ed economici potrebbero essere difficili da sostenere.

C'è speranza, tuttavia. L'Ipcc è giunto anche alla conclusione che tagliare del 50 per cento le emissioni entro la fine del decennio sia non soltanto tecnicamente fattibile, ma anche un investimento che ci possiamo permettere di fare, garantendo così a tutti un futuro stabile e maggiore benessere e salute.
Andare avanti come stiamo facendo, invece, porterà a sbarrare la strada alla prosperità, all'uguaglianza e alla stabilità. È nostro dovere responsabilizzare i cittadini, le aziende e i governi perché si faccia tutto il possibile per ridurre le emissioni e per mettere in sicurezza quanto prima i pozzi di assorbimento del carbonio. Per il bene di questa generazione e di tutte quelle che verranno dopo la nostra.
Da sole, le soluzioni tecnologiche non saranno sufficienti. Si impone quindi un cambiamento comportamentale, e le soluzioni dovranno essere eque o saranno inutili. Dobbiamo accompagnare i cittadini in questo percorso.

Abbiamo scritto il libro Earth4All per indagare quali sono i requisiti minimi per una trasformazione equa e giusta del sistema economico. Siamo giunti alla conclusione che sono indispensabili, a partire da adesso, cinque straordinarie inversioni di tendenza.

È fondamentale trasformare il sistema energetico e incrementare rapidamente l'energia eolica e solare, elettrificando tutto ciò che può essere elettrificato in tutte le società. Nel nostro mondo turbolento, abbandonare i combustibili fossili significa anche aumentare l'autonomia di un Paese per fornire energia sicura e a basso prezzo per tutti i suoi cittadini.

In ogni caso, una transizione energetica non sarà sufficiente. Le temperature continueranno a salire a meno di affrontare e risolvere contemporaneamente il nostro rapporto insostenibile con la natura, specialmente quello provocato dal nostro sistema alimentare. Più o meno l'80 per cento delle riduzioni delle emissioni tradizionali è subordinato alla trasformazione del sistema alimentare globale, a cui si deve gran parte della deforestazione e la maggior parte delle emissioni. Ritornare a una dieta mediterranea più tradizionale, ricca di frutta e verdura, non avrà un impatto positivo enorme soltanto sul clima, ma anche sulla nostra salute. E così pure ai fini della riduzione degli sprechi alimentari e dell'agricoltura rigenerativa.


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In Earth4All, proponiamo tre ulteriori strategiche inversioni di tendenza: prima di tutto l'empowerment femminile ovunque, visto che l'uguaglianza di genere è un ingrediente indispensabile per avere società resilienti e sane, in equilibrio demografico.
In secondo luogo, è fondamentale risolvere le ingiustizie sanitarie e di reddito. Circa la metà delle emissioni globali di anidride carbonica sono provocate dal 10 per cento più ricco della popolazione. I livelli di disuguaglianza nella società oggi possono avere un effetto destabilizzante, ridurre la fiducia nei governi e contribuire all'aumento delle tensioni sociali. Nei nostri scenari per questo secolo, le tensioni sociali continueranno ad aumentare, a meno di risolvere la disuguaglianza.

Infine, è indispensabile un drastico cambiamento di rotta per ciò che concerne la povertà. Dobbiamo accelerare lo sviluppo economico nei Paesi a basso reddito. Questo significa riformare la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale per ridurre i rischi di investimento in quei Paesi, con un'attenzione particolare alle rivoluzioni dei sistemi energetici e alimentari, e trovando una soluzione per il debito (nel 2020 salito, secondo la Banca mondiale, a 8,7mila miliardi di dollari per i Paesi a basso e medio reddito).

La proposta di Earth4All è semplicemente una piccola parte delle trasformazioni a dir poco indispensabili, non è un programma preciso. Non è utopia. È possibile. Ogni Paese deve trovare la propria strada sulla base di queste inversioni di tendenza. Se intendiamo garantire un pianeta sicuro e giusto nei confini planetari, dobbiamo tenere presente che niente meno di questo avrà effetto.

(Traduzione di Anna Bissanti)

Tratto da: repubblica.it

Foto © republica GmbH - Stefanie Loos/re:publica

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