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Si è svolta stamane a Palermo una cerimonia per commemorare l'agente di polizia Calogero Zucchetto. Presenti il sindaco Roberto Lagalla, i parenti di Zucchetto e il questore Leopoldo Laricchia.
Il 14 novembre 1982, in via Notarbartolo a Palermo, all'uscita di un elegante bar del centro, due uomini a bordo di una moto spararono cinque colpi di pistola contro Calogero Zucchetto, 'Lillo' per gli amici, agente della squadra mobile. Grazie alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia emerse che in quell’agguato parteciparono in tre: Giuseppe Lucchese, Mario Prestifilippo e Pino Greco "scarpuzzedda".
Quei tre volti Zucchetto li conosceva. Erano cresciuti nello stesso quartiere di Ciaculli.
Inoltre si erano incontrati con l’agente pochi giorni prima, in maniera del tutto casuale.
Il giovane poliziotto era in Vespa con Ninni Cassarà, il capo della Mobile che sarà ucciso tre anni dopo. Giravano per le borgate palermitane a cercare latitanti e a raccogliere informazioni. Un incontro che aveva molto preoccupato quel servitore dello Stato. «Mi hanno riconosciuto», aveva detto ai colleghi.
Nonostante ciò Lillo non rinunciò al suo lavoro. Dopo settimane di appostamenti a Ciaculli riconobbe il latitante Salvatore Montaldo, essendo da solo e senza mezzi dovette rinunciare alla cattura che avvenne poi il 7 novembre 1982 con un blitz di Cassarà.
Zucchetto era un vero fuoriclasse nonostante i sui 27 anni. Aveva collaborato con il commissario Ninni Cassarà al "rapporto Greco Michele + 161" che descriveva il nuovo assetto di Cosa Nostra dopo l’inizio della guerra di mafia del 1981.
Riuscì a entrare in contatto anche con il pentito Totuccio Contorno che con le sue preziose confessioni diede un impulso importante sul piano investigativo, spiegando anche quelli che erano i contatti tra il potere mafioso e pezzi della politica e dell’imprenditoria.
Spunti che portarono al MaxiProcesso del 1986.
Si può dire che aveva preso con entusiasmo e tenacia la sua missione al comando del commissario Cassarà, con cui girava spesso in moto tra i vicoli di Ciaculli, la borgata feudo del boss Michele Greco detto “Il Papa”. Si muoveva sul loro terreno, e questo non poteva che disturbare gli affari dei mafiosi.
Per questo Cosa Nostra decretò la sua morte.
Anni dopo furono condannati come mandanti i componenti della cupola mafiosa di Cosa Nostra, tra cui Totò Riina, Bernardo Provenzano e Raffaele Ganci.
Calogero Zucchetto, come Ninni Cassarà e molti altri ragazzi in prima linea furono protagonisti di una stagione straordinaria che non si ripeté più. Quella in cui la mafia, quella cosa fino ad allora sconosciuta, stava venendo scoperta e contrastata. Erano ragazzi che amavano il loro mestiere e lo Stato che avevano scelto di servire.

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