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Società, ti credi davvero “umana”?
Con quale incomprensibile e squilibrata follia hai riempito le menti dei nostri giovani coetanei?
Siamo spaventati di fronte a quanto accaduto solo qualche mese fa alle porte di Milano, quando un centinaio di ragazzi (la maggioranza minorenni) provenienti da diverse province si sono dati appuntamento per sfidarsi in una maxi rissa a Gallarate. Animati da un inquietante sentimento di odio e di vendetta, si sono presentati nel luogo con tanto di bottiglie di vetro, mazze da baseball e catene di ferro. La polizia ha anche sequestrato due borsoni lasciati per strada contenenti mazze, catene, pietre ed un coltello e un ragazzo di soli quattordici anni è rimasto ferito ed è stato portato all’ospedale. Alcuni passanti per la paura si sono barricati dentro i negozi e hanno raccontato che i giovani si inseguivano, si insultavano, si picchiavano, dandosi botte, spinte, calci.
Nazioni, governi, che ne avete fatto del vostro popolo e dei vostri giovani?
Divisi, assenti, soli: con i tuoi schemi e le tue strutture perverse ci hai fatto conoscere solo insicurezza, rancore e violenza. Non ci riconosciamo nei vostri valori né nella degenerazione dei vostri principi.
Ci avete tolto tutto. La spontaneità e la naturalezza della nostra giovinezza, la possibilità di sentire il vero odore della primavera e di ammirare il vero colore del mare e del cielo. Ci avete strappato via le amicizie, gli amori, gli affetti, derubandoci e privandoci di vivere secondo la nostra vera natura.
Ci avete offerto la superficialità della materia indottrinandoci con un unico modello di successo: quello dei soldi e della fama. Così, nel tempo e con pazienza, avete generato rivalità e antagonismo tra noi, che chiedevamo solo di poter essere amici.
Non vi bastava.
Avete sostituito l’acqua con l’alcol, autorizzandolo e convincendoci che fosse l’unica regola per stare insieme.
Avete legalizzato ciò che è nemico al nostro corpo e alla nostra salute, riempiendo i nostri punti di ritrovo e le nostre scuole di sigarette e pasticche, nell’intento di confonderci, isolarci e annientare la nostra capacità di pensare. Avete sotterrato la nostra coscienza nel cemento e non c’è miglior soggetto ammaestrabile di un individuo spogliato della propria attitudine al ragionamento e all’espressione.
Ci avete dato “giocattoli” con cui distrarci, piattaforme social e schermi su cui sentirci meno soli e accettati, perché perdessimo la nostra socialità e la nostra identità; soprattutto il coraggio di manifestarla. Un’unica idea di bellezza e di successo. Un gioco perverso in cui c’è chi aspira a diventare un modello di vita da imitare e chi invece rimane indietro, intrappolato negli ingranaggi di questa macchina. Peccato, per i giovani che non trovano il loro posto e decidono di togliersi la vita, buttandosi dal proprio balcone o impiccandosi con i lacci delle proprie scarpe.
Abituandoci alla violenza e all’odio, avete normalizzato la rabbia e la prepotenza attraverso cartoni animati, film, programmi televisivi. La guerra diventa giusta, le bombe si trasformano in fiori e se può esserci la pace, questa ha sempre un prezzo, in vite umane sacrificabili.
Società umana, ti rendi conto di cosa hai fatto?
Ci hai fatto nascere in un mondo insanguinato dalle guerre, distrutto dalle bombe e corrotto dal potere e dal denaro. Ceneri in cielo e urla in terra. Ecco, in quale inferno hai fatto crescere e maturare i tuoi figli, che oggi organizzano risse, normalizzando atti di violenza e di odio. Quello che tu chiami “percorso rieducativo” o “percorso di recupero” per quei giovani che nei fatti sono ancora bambini, è ciò di cui avrebbe estremamente bisogno questa collettività.
Rivolgendoci ora ai nostri coetanei, non è vero che non esistono alternative. Ci hanno derubato di ogni cosa sì, ma non della nostra voce. Oggi, sempre più giovani in vari paesi del mondo stanno riprendendo in mano i vecchi stendardi della resistenza. Sono attivisti, artisti, cantanti, giornalisti di qualunque età che, con la loro arte e i loro talenti, pretendono verità e giustizia. C’è chi è nato sotto le bombe di Israele in Palestina e affronta i militari ogni giorno. Poi, risuonano nelle piazze e nei viali delle città sud-americane i canti delle migliaia di giovani donne che ogni anno si stringono l’una all’altra per denunciare ogni forma di violenza e di disuguaglianza. Sempre più numerosi sono gli attivisti che protestano nelle piazze del mondo contro il cambiamento climatico, l’inquinamento, la deforestazione, il dominio e lo sfruttamento intensivo di ogni forma di vita, animale o vegetale. In ogni angolo della terra movimenti antirazzisti si riuniscono in collettivi nazionali e internazionali, per dire che colore, origine e cultura ci caratterizzano ma non ci differenziano come esseri umani. C’è chi denuncia i traffici di droga, di armi e di rifiuti tossici. C’è anche chi, nel nostro Paese, è tornato a gridare in strada pochi giorni fa “Fuori la mafia dallo Stato”.
Perché non è vero che possono reprimerci tutti quanti. Ci sono stati uomini e donne che, passo dopo passo, sacrificando la loro vita e la loro giovinezza, hanno lasciato un segno consapevoli che le loro idee di uguaglianza, pace e libertà, sarebbero sopravvissute al passare del tempo, intatte e reali come piccoli miracoli.
Noi crediamo ancora in quest’umanità. Ma soprattutto crediamo ancora nei nostri giovani compagni, in qualsiasi parte d’Italia e del mondo si trovino; persi, arrabbiati, delusi. Chiediamo a loro che trasformino quel rancore in forza, quello sconforto in coraggio e quell’odio in amore. Chiediamo a loro, di colmare quel vuoto esigendo da chi governa alternative, soluzioni, possibilità diverse. Chiediamo a loro di tornare a ridere e ad avere speranza.
Perché solo uniti potremo riportare in ogni Paese quel fresco profumo di libertà e di energia nuova in grado di affascinare e trascinare intere nazioni verso il cambiamento.

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