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Molti i minorenni colpiti dal provvedimento di fermo

Lo scorso 1° aprile la polizia di Stato di Varese ha eseguito 17 provvedimenti cautelari emessi dal gip di Busto Arsizio e dal gip per i minorenni di Milano a carico di soggetti per la maggior parte minorenni. Le indagini dei poliziotti della squadra mobile e del commissariato di Gallarate, intervenuti nell'immediatezza dei fatti, hanno accertato che gli stessi sono accusati di aver preso parte alla maxi-rissa avvenuta nel pomeriggio dell'8 gennaio scorso a Gallarate.
Per quanto riguarda i minorenni colpiti dal provvedimento, per 7 di loro è stata disposta la misura della permanenza a casa (da eseguirsi presso la propria abitazione) con divieto di comunicare con qualsiasi mezzo, anche telefonico o telematico, con soggetti diversi da coloro che con gli stessi coabitano, mentre per 8 minorenni è stata disposta la misura cautelare delle prescrizioni (tra cui obbligo di rientrare al domicilio entro le 19, divieto di frequentazione di soggetti pregiudicati e/o dediti all'uso di sostanze stupefacenti). I reati contestati consistono in rissa aggravata, lesioni personali pluriaggravate, porto ingiustificato di strumenti atti ad offendere. La vicenda processuale trae origine dallo scontro tra opposte bande giovanili culminato nel pomeriggio dell'8 gennaio scorso in una rissa per le vie del centro di Gallarate, a seguito del quale un quattordicenne colpito con catene e manganelli ha riportato ferite al capo e al dorso. L'attività investigativa avviata immediatamente dopo i fatti dalla Questura di Varese e dal commissariato di Gallarate, e coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale per minorenni di Milano e dalla Procura della Repubblica di Busto Arsizio (essendo coinvolti anche soggetti maggiorenni), ha consentito di individuare gli autori della rissa e di comprenderne i motivi scatenanti. La rissa ha visto in campo due gruppi opposti e territorialmente identificabili, mentre la causa scatenante va individuata in una precedente rissa verificatasi alcuni giorni prima in Cassano Magnago, nella quale erano stati coinvolti alcuni ragazzi appartenenti ai due diversi gruppi. All'esito dello scontro, la contrapposizione è continuata sui social, dove gli appartenenti a ciascuna fazione hanno iniziato a organizzare la 'vendetta', anche reclutando persone più grandi e chiamando a raccolta amici e conoscenti, fino a organizzare l'appuntamento dell'8 gennaio per il 'chiarimento' trasformatosi ben presto, come peraltro nelle intenzioni degli organizzatori (arrivati armati di svariati oggetti atti ad offendere quali mazze, catene e coltelli), in una vera e propria rissa che ha rasentato la guerriglia urbana.





"I fatti addebitati ai giovani indagati appaiono molto gravi - si legge in una nota del procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Milano, Ciro Cascone - per una serie di ragioni: sono stati posti in essere in pieno giorno e in luoghi frequentati da una moltitudine di persone, adottando una escalation di agiti violenti, tali da generare paura e smarrimento. Vi è stato, inoltre, il coinvolgimento, a vario titolo, di molte decine di persone. Emblematica anche la disinvoltura manifestata dai giovani nel porre in essere le condotte violente contestate, nonché la circostanza che gli stessi abbiano agito come un vero e proprio branco, servendosi anche di armi improvvisate, tutti elementi sintomatici di personalità prive di freni inibitori e facilmente inclini all'uso della violenza". "Colpisce inoltre - rimarca la nota - la banalità e futilità dei motivi scatenanti, rinvenibili in un precedente battibecco tra alcuni appartenenti alle due fazioni, ma che è stato evidentemente interpretato come un affronto che esigeva una vendetta corale. Come pure la facilità con cui gli indagati si siano serviti dei social network per organizzare la rissa e reclutare in pochissimo tempo un elevato numero di persone". Alcuni degli indagati, seppur giovanissimi, risultano già coinvolti in altri fatti di reato contro la persona. Inoltre viene evidenziato che a seguito della 'chiamata alle armi' via social hanno risposto, trasversalmente, in molti: alcuni sicuramente animati da intenti aggressivi e vendicativi, ma altri evidentemente senza neanche sapere il motivo della contesa, e però spinti dalla sola curiosità di esserci, sia pure come spettatori. "Se è quanto meno preoccupante la posizione degli 'spettatori' (per quanto non penalmente rilevante), appare sicuramente allarmante il ruolo dei 'supporters' violenti, concretandosi sostanzialmente in una degenerazione degli schemi di aggregazione tipici dell'età adolescenziale, caratterizzata da un codice di appartenenza che consiste nell'assumere comportamenti antisociali in nome di un malinteso senso di solidarietà amicale e territoriale".
La gravità dei fatti e la preoccupazione di una deriva verso scelte di vita devianti hanno indotto la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Milano a richiedere prontamente l'applicazione di misure cautelari, nell'ottica di dare un segnale forte di risposta a comportamenti giovanili di questo tipo. L'adozione di una misura limitativa della libertà personale (con le opportune graduazioni individualizzate), viene spiegato, è stata valutata come momento estremo e necessario in un'ottica di prevenzione della commissione di ulteriori reati, nonché come necessario avvio di un percorso di responsabilizzazione, fornendo a questi giovani l'esperienza delle conseguenze della violazione della legge, in una prospettiva - che è quella specifica della giustizia minorile - di rieducazione e di recupero sociale per ciascuno di loro.

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