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Guasto all’applicativo che avrebbe dovuto velocizzare i processi, ora in Procura si teme la paralisi

Partenza in salita per il nuovo sistema telematico che avrebbe dovuto velocizzare i processi. Dopo la stoccata del procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, che durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario ha precisato: “Il tanto annunciato processo penale telematico non è una realtà. L’applicativo App non funziona o funziona molto lentamente”, ieri il sistema è andato in crash, determinando un malfunzionamento durato diverse ore e la necessità di una manutenzione straordinaria per farlo ripartire. Infatti, già nelle prime ore di ieri, diversi pm hanno segnalato un'anomalia del sistema reso obbligatorio a partire dal 14 gennaio scorso per il deposito telematico delle richieste di archiviazioni. Solo in tarda mattinata è stato comunicato che l’App non sarebbe stata disponibile per manutenzione dalle 12 alle 14 e dalle 16 alle 18. Dal momento che si temono ulteriori rallentamenti, le toghe sono in stato di allerta da diversi giorni. Si teme che il malfunzionamento possa paralizzare l’attività della Procura e impattare significativamente sulla vita dei cittadini. In contrapposizione alle parole pronunciate dal capo dipartimento della transizione digitale del ministero della Giustizia, Ettore Sala, che ha assicurato ulteriori investimenti nella tecnologizzazione dei processi, Gratteri, citando alcuni problemi dell’applicativo, ha spiegato: “Prima riuscivo ad archiviare un fascicolo in meno di 10 minuti, mentre oggi ci vogliono almeno 2 ore”. Dubbi e perplessità sono arrivate anche da Area (il gruppo di sinistra delle toghe): “Questa innovazione avrebbe dovuto comportare una seria riflessione sulla funzione dell’informatizzazione nel processo penale che il ministero avrebbe dovuto rendere conoscibili a tutti i magistrati. Si assiste invece impotenti a una serie di interventi nel tentativo di porre rimedio alle tante criticità”. Intanto, resta aperto il confronto tra i magistrati e il Ministero della Giustizia. Ida Teresi, presidente della Giunta distrettuale di Napoli dell’Associazione nazionale magistrati, nel suo intervento per l'inaugurazione del nuovo anno giudiziario, si è detta preoccupata per le riforme proposte dal Guardasigilli Carlo Nordio, soprattutto per quanto riguarda le intercettazioni e l’abuso d’ufficio. Posizione analoga anche per la pm Cristina Curatoli, che, rispondendo alle parole del ministro Nordio sui costi troppo elevati delle intercettazioni, ha ribadito: “È una visione parziale, perché le intercettazioni consentono di indagare, ad esempio, sulle condotte criminali che condizionano e danneggiano, quelle sì, l’economia del Paese”.

Fonte: La Repubblica

Foto © Imagoeconomica

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