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Da "dichiarazioni rese da collaboratori di giustizia sentiti" durante le indagini sul duplice omicidio "è emerso il coinvolgimento nella vicenda di Aldo Ercolano, nipote di Nitto Santapaola nonché boss di primissimo piano da anni relegato al 41 bis, e Orazio Privitera", boss degli Sciuto-Tigna, clan che potrebbe avere avuto un ruolo nella vicenda, sulla morte degli imprenditori Alessandro Rovetta, 37 anni, e Francesco Vecchio, 52, uccisi da un commando armato la sera del 31 ottobre 1990 nella sede della loro impresa, le 'Acciaierie Megara', nella zona industriale di Catania. Lo scrive il gip Marina Rizza che, sciogliendo la riserva, "ordina la loro iscrizione nel registro degli indagati" per il duplice omicidio e disposto 60 giorni per svolgere delle indagini. Tra queste anche "l'ulteriore escursione a sommarie informazioni di Federico Rovetta sui lavori appaltati dalla Megara ai fratelli Rapisarda e le eventuali problematiche insorte tra loro e il fratello Alessandro Rovetta".
La Magara era la più grande acciaieria della Sicilia ed era nella morsa di Cosa nostra, non solo di quella catanese, poiché da essa provenivano ingenti entrate illecite, contabilizzate in milioni delle vecchie lire.
A fare riferimento all'acciaieria fu anche il capomafia Bernardo Provenzano in alcuni pizzini destinati a Giovanni Brusca e a Luigi Ilardo, l’esponente della mafia nissena ucciso il 10 maggio 1996 poco prima di diventare ufficialmente un collaboratore di giustizia.
Il giudice per le indagini preliminari, accogliendo la richiesta della Procura distrettuale, ha invece disposto l'archiviazione nell'inchiesta sul duplice omicidio dei boss Benedetto Santapaola, Natale Di Raimondo, Umberto Di Fazio, Filippo Branciforte e Francesco Di Grazia. Secondo il gip "appaiono convincenti le argomentazioni esposte dal pm" perché "non sono emersi elementi indiziari a sostegno della loro compartecipazione" al duplice omicidio. Alla richiesta di archiviazione si era opposta la persona offesa.

Foto © Imagoeconomica

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