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Andrea Cozzolino in cella per una notte e Kaili minaccia una causa per violazione dell'immunità parlamentare

Il giudice istruttore belga Michel Claise ha deciso di rinunciare all'inchiesta relativa ai presunti episodi di corruzione internazionale in seno all’Europarlamento, la maxi-inchiesta nota all’opinione pubblica con il nome di Qatargate. La decisione sarebbe legata alla necessità di dover allontanare possibili conflitti d'interesse sul caso, dal momento che - ha reso noto Ansa - uno dei figli del giudice avrebbe lavorato in passato per una delle persone indagate. Per questo motivo, il giudice Claise avrebbe infatti deciso di lasciare la guida dell'indagine a un suo collega. “In via cautelare e per consentire alla giustizia di continuare serenamente il suo lavoro e di mantenere una necessaria separazione tra vita privata e responsabilità professionali, il giudice istruttore Michel Claise - ha reso noto la procura - informa di aver deciso di ritirarsi dal fascicolo. Recentemente sono comparsi elementi che potrebbero sollevare domande sul funzionamento oggettivo dell'indagine”. Intanto, il portavoce della procura federale belga ha fatto sapere che l'eurodeputato campano Andrea Cozzolino, anche lui coinvolto nelle indagini, si trova in stato di fermo a Bruxelles. Il provvedimento sarebbe arrivato dopo un interrogatorio durato quasi quattro ore tra Cozzolino e il giudice Claise, il quale ne ha stabilito il fermo per una notte prima di lasciare definitivamente le indagini. “Il giudice dovrà ora verificare la testimonianza offerta da Cozzolino e domani - ha spiegato il portavoce - deciderà se convalidare il fermo o disporre il suo rilascio sotto condizioni o con il regime di braccialetto elettronico”. Ma le novità sul caso riguardano anche l'ex vicepresidente del Parlamento europeo, Eva Kaili, anche lei indagata per le presunte tangenti che sarebbero state pagate per favorire il Qatar all’interno dell’Europarlamento. Dopo una detenzione preventiva durata oltre quattro mesi, Kaili è stata rilasciata il 25 maggio scorso ma sotto condizioni. Ieri i legali dell'europarlamentare greca hanno fatto sapere che Kaili ha deciso di intentare una causa contro lo stesso Parlamento “per violazione della sua immunità parlamentare, essendo stata monitorata dai servizi segreti durante il periodo in cui ha partecipato alla commissione Pega, che stava indagando istituzionalmente sull'esistenza di software illegali che monitoravano le attività degli eurodeputati e dei cittadini Ue”. Inoltre, evidenziando che le attività di monitoraggio da parte dei servizi segreti sulle attività degli eurodeputati hanno suscitato “notevole interesse”, i legali di Kaili hanno anche spiegato che a Bruxelles potrebbero esserci dei “conflitti geopolitici del Golfo Persico, del Nord Africa e della Penisola Arabica, di cui oggi è vittima la signora Kaili”, ma domani potrebbe essere il turno di “giudici e pubblici ministeri”.

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