di AMDuemila
Condanne per oltre 160 anni di carcere
“Il clan Fasciani è la mafia di Ostia”. E’ questo il verdetto della terza Corte d’Appello di Roma che, dopo tre ore di camera di consiglio, ha decretato il clan Fasciani di Ostia colpevole di associazione mafiosa e di altri reati aggravanti dall’uso del metodo mafioso. Le pene sono stati inflitte nei confronti di tredici persone che superano complessivamente 160 anni di carcere. Il capo clan, Carmine Fasciani detto il “patriarca”, è stato condannato a 27 anni e mezzo di reclusione mentre alla figlia Sabrina 11 anni e 4 mesi, 10 mesi alla figlia Azzurra e 12 anni e 5 mesi alla moglie Silvia Franca Bartoli. Per i giudici le figlie Azzurra e Sabrina non hanno avuto un ruolo di comando, ma solo di essere state partecipi.
Le altre condanne: ad Alessandro Fasciani sono stati inflitti 10 anni e mezzo, a Terenzio Fasciani 8 anni e mezzo, a Riccardo Sibio 25 anni e mezzo, a Luciano Bitti 13 anni e tre mesi, a John Gilberto Colabella 13 anni, a Gilberto Inno 7 anni e 1 mese, a Mirko Mazzoni 10 anni, a Danilo Anselmi 7 anni e ad Eugenio Ferramo 10 anni.
Si è arrivati a questo risultato dopo una complicata vicenda che ha visto alla sbarra il potente clan del litorale romano. Il tortuoso iter processuale ha visto in primo grado pesanti condanne (complessivamente oltre 200 anni di carcere). In appello, però, cadde sia l'accusa di associazione mafiosa sia l'aggravante della modalità mafiosa. L'effetto fu un contenimento significativo delle condanne. Le imputazioni, a vario titolo e a seconda delle specifiche posizioni, andavano dai reati di droga (anche narcotraffico) all'interposizione fittizia, dall'usura alle estorsioni; e, soprattutto, associazione mafiosa e per alcuni casi specifici anche l'aggravante del metodo mafioso.
Quello di ieri era il secondo dibattimento d’Appello. Davanti ai giudici si è arrivati dopo un rinvio da parte della Cassazione che ha ordinato il nuovo processo per valutare l'esistenza dell'accusa di mafia.
I giudici ermellini avevano ritenuto che è “processualmente acquisito che la famiglia Fasciani ha costituito un'associazione per delinquere di tipo mafioso con a capo Carmine Fasciani”. Per questo motivo la Cassazione ha rinviato alla Corte d’Appello di rifare il processo al fine di riprendere in considerazione l’accusa di mafia, con le relative aggravanti, anche per il narcotraffico.
Adesso sulla questione giudiziaria non è scritta ancora la parola fine. Infatti, i difensori hanno fatto intendere che è certo il nuovo ricorso in Cassazione.
A commentare subito la notizia è stata l’associazione Libera contro le mafie di don Luigi Ciotti che si era costituita parte civile nel processo. “La sentenza conferma - ha affermato Libera - le solide ragioni che, anche nelle aule di giustizia, ispirano da anni l'impegno dell'associazione Libera che si è sempre battuta, con la massima determinazione, per respingere ogni strumentale minimizzazione delle presenze mafiose nelle realtà del centro-nord”.
Per Libera non c’è ombra di dubbio: l’associazione mafiosa nei confronti del clan Fasciani non va più messa in discussione. “La pronuncia della Corte d’Appello di Roma con cui gli esponenti del clan Fasciani di Ostia sono stati condannati per associazione mafiosa recepisce in maniera ineccepibile l'orientamento della Cassazione che ha delineato i connotati essenziali delle nuove mafie autoctone. - ha continuato Libera - Ora nessuno potrà più mettere in discussione la natura mafiosa dei clan che si sono spartiti i traffici illeciti nella Capitale e che per anni hanno condizionato la vita economica e democratica del litorale romano, arrivando sin dentro il cuore della città”.
Fonte: ANSA
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