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1072014 toga processo27 anni a 'patriarca' Carmine, condanne anche per moglie e figlie
Roma. Condanne per complessivi 177 anni di reclusione sono state chieste dal Pg Giancarlo Amato nel secondo processo d'appello che vede sul banco degli imputati presunti appartenenti al clan Fasciani di Ostia. Al nuovo dibattimento d'appello si è arrivati dopo un rinvio da parte della Cassazione che ha ordinato il nuovo processo per valutare l'esistenza dell'accusa di mafia a carico degli accusati; imputazione che è decaduta in secondo grado. Gli imputati sono accusati, a vario titolo, di reati di droga, interposizione fittizia, usura ed estorsioni, le altre contestazioni mosse a vario titolo e a seconda le specifiche posizioni processuali.
La pena più alta, 27 anni e 10 mesi di reclusione, è stata chiesta per il "patriarca" Carmine Fasciani; 12 anni e 9 mesi sono stati chiesti per la moglie Silvia Franca Bartoli, 25 e 4 mesi per la figlia Sabrina e 9 anni e 8 mesi per la figlia Azzurra. Per quanto riguarda le altre richieste pesanti, 25 anni e 3 mesi sono stati chiesti per Riccardo Sibio, 10 anni e mezzo per Alessandro Fasciani, 12 anni e 9 mesi per Luciano Bitti, 13 anni per John Gilberto Colabella e 10 anni per Mirko Mazzoni. Le richieste prevedono, tra l'altro, alcune assoluzione per singoli capi d'imputazione nonché la continuazione con le condanne relative a un precedente processo.
Complicata la vicenda processuale che ha visto alla sbarra il potente clan del litorale romano. In primo grado ci furono pesanti condanne, oltre 200 anni di carcere, ma in appello, però, cadde l'accusa di associazione e l'aggravante della modalità mafiosa. Per dieci imputati le condanne furono più lievi. Poi si è arrivati alla decisione della Cassazione, che il 26 ottobre dello scorso anno, ritenendo "processualmente acquisito che la famiglia Fasciani ha costituito un'associazione per delinquere di tipo mafioso con a capo Carmine Fasciani", ha ordinato di rifare il processo d'appello al fine di riprendere in considerazione l'accusa di mafia, con le relative aggravanti, anche per il narcotraffico. Nel corso della sua requisitoria - durata tre udienze - il Pg Amato, dopo aver spiegato il "genere" di mafia "presente in questo processo" indicandone le caratteristiche e calandole nel caso concreto, ha concluso evidenziando l'esistenza "di plurimi indicatori di mafiosità". Da ciò le pesanti richieste di condanna. La sentenza a fine anno.

ANSA

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