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Intervista all’avvocato Giangualberto Pepi

di Giorgio Bongiovanni
“Non si vuole conoscere la verità sulle stragi. La mia anima non la vendo a nessuno”. Era il 10 marzo del 2004 quando Giuseppe Graviano, ex capo mandamento di Brancaccio, rendeva dichiarazioni spontanee durante un’udienza del processo per il fallito attentato allo Stadio Olimpico. In quell’occasione “Madre Natura” aveva raccontato di essere stato interrogato nel carcere di Terni da Pier Luigi Vigna e Piero Grasso in merito alla questione di essere stato in contatto con il Milan per aiutare Giuseppe D’Agostino ad assicurare al figlio un futuro da calciatore. “Tutti la stessa musica – aveva ribadito Graviano – perché volevo fare giocare questo ragazzo nel Milan...”.

Con l’ostinazione di sempre l’irriducibile boss di Brancaccio negava ogni suo coinvolgimento nelle stragi del ’93. Ma per i giudici che lo hanno condannato all’ergastolo Giuseppe Graviano è invece tra gli ideatori di quegli eccidi che sono costati 10 morti e 95 feriti, alcuni dei quali gravissimi, che ancora vivono sulla propria pelle l’orrore di quelle bombe. Sui mandanti esterni di quelle stragi a tutt’oggi non si è ancora riusciti a fare luce. Una cortina fumogena continua ad avvolgere queste entità esterne a Cosa Nostra rimaste impunite. Nel tentativo di dipanare queste ombre che impediscono di raggiungere una verità completa abbiamo incontrato lo storico avvocato dei fratelli Graviano Giangualberto Pepi. Insieme a lui abbiamo ripercorso un pezzo di storia del nostro Paese. Anni di trattative tra Stato e mafia. Uno Stato-mafia capace di disseminare di bombe un intero Paese mietendo innumerevoli vittime innocenti. Che ancora attendono giustizia.
“I poteri forti – ha ricordato l’avv. Pepi – sono la massoneria, i servizi segreti, le forze deviate e politiche. Le stragi hanno come fondamento il discorso del Gattopardo: cambiare tutto per non cambiare nulla”. Tra questi poteri forti l’avvocato dei Graviano ha intravisto anche il Vaticano. “L’attentato alla struttura di San Giovanni in Laterano si verifica nella parte dove era ubicato lo Ior – spiega l’avvocato –. Così come l’attentato al Velabro era un noto luogo dove si riuniva la congrega di San Giustiniano formata tra l’altro da ufficiali in congedo”. “Penso che la mafia abbia sempre avuto contatti con personalità di potere – ha ribadito Giangualberto Pepi – . La storia dei ‘rapporti’ di uomini come Dell’Utri è significativa. Così come è alquanto singolare che lo stesso Berlusconi assuma in qualità di stalliere un personaggio del calibro di Vittorio Mangano come se in Brianza non ci fossero stallieri adeguati”. L’avvocato dei Graviano analizza poi l’insediamento del governo Monti, un governo dei poteri forti probabilmente scelto per evitare nuove bombe. L’analisi sul ruolo degli Stati Uniti così come quello del Mossad nelle stragi d’Italia chiude una riflessione che non può ancora avere una conclusione  e che lascia intravedere scenari prossimi venturi del tutto inquietanti.

Segue sul n. 68 di ANTIMAFIADuemila

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