L’abolizione dell’abuso d’ufficio? La ritengo una norma bandiera. Si vuole cancellare il reato per dare un segnale molto forte di contrapposizione nei confronti della magistratura. Ovvero, la pubblica amministrazione non si tocca”. A parlare è l’ex magistrato di Palermo, oggi avvocato, Antonio Ingroia durante una diretta Facebook sul canale “Crescere Informandosi”.
Abolire l’abuso d’ufficio è “un segnale di incoraggiamento e sostengo nei confronti di una classe dirigente che purtroppo è piuttosto incline a delinquere”, ha aggiunto.
Dai recenti attacchi alla magistratura da parte della politica alle proposte di Premierato, dall’impunità della classe dirigente all’imbarazzo di alcuni volti del governo inguaiati con la giustizia. Sono stati tanti i temi trattati durante la live.
Stiamo attraversando una fase molto delicata - ha commentato Ingroia -. Alcuni pilastri costituzionali della nostra democrazia sono sotto attacco. Il progetto di riforma costituzionale che tende ancora una volta a concentrare tutti i poteri nelle mani dell’esecutivo e del capo del governo, a dispetto dei poteri del Parlamento, del Capo dello Stato e della Corte Costituzionale, mi preoccupano. Sembra che ci sia una sorta di regolamento di conti nei confronti della magistratura. Una ricetta sbagliata per riformare la giustizia”.
Non nascondo alcune disfunzioni nel sistema giustizia, né tanto meno che alcune cose andrebbero corrette nel modo di amministrare la giustizia - ha aggiunto Ingroia, volto storico della magistratura inquirente -. Però la ricetta non è quella di approfittare di questo effettuando un regolamento di conti per la salvaguardia della classe dirigente”.
Per lui gli attacchi alla magistratura e l’introduzione del “Premierato” sono correlati. “Si tratta di un disegno che ha una sua lucida ma preoccupante coerenza - ha detto -. C’è una concentrazione di poteri nell’esecutivo. Si parla anche di potenziali riforme elettorali (con premi di maggioranza smisurati). Quindi una concentrazione di potere sulla base del famoso mito della stabilità di governo con il quale in realtà si tende ad assegnare ad una minoranza del Paese - dato che si tratta di una ‘maggioranza’ fra coloro che sono andati alle urne - alla quale si vorrebbe assegnare la ‘maggioranza assoluta’ nei luoghi decisionali (a partire dal Parlamento) con un forte accentramento dei poteri sul premier. Ecco perché la magistratura, il cui compito è di effettuare un controllo di legalità, è un ostacolo. E va attaccata”.
Quanto alla proposta di accorciare i tempi dei processi, a differenza degli slogan, secondo Ingroia “non c’è la volontà politica di risolvere realmente il problema”. Anzi, “si cerca proprio di mantenere l’attuale status quo. Innanzitutto, perché è il modo migliore per assicurare maggiori chance di impunità ai potenti e alla classe dirigente – ha spiegato -. Si allungano i processi e si accorciano i tempi di prescrizione. In secondo luogo, tutto viene intenzionalmente scaricato sulle spalle del pubblico ministero così da arrivare ad un conflitto aperto, alla tensione massima. Solo così anche l’opinione pubblica si rispecchia su posizioni anti-magistratura”. “Ed è quello che stiamo vivendo oggi”, ha concluso Ingroia.

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